Avigan: il video del tizio che dice che il Giappone ha il farmaco che cura il Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-21

Un video su Facebook già condiviso quasi duemila volte mostra un serie di immagini da Tokyo in cui la gente passeggia in strada con tranquillità e il “cronista” racconta che “vi stanno nascondendo la verità” (un classico). Poi il protagonista del video parla di “Avigan” e spiega che “è un farmaco che viene dato per l’influenza e in Giappone si sono resi conto che cura il 90% dei casi di Coronavirus”. Ma…

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Nel giorni scorsi vi abbiamo parlato di  Avigan (Favipiravir), un farmaco contro l’influenza sviluppato e commercializzato dai giapponesi di Fujifilm Holdongs, è efficace nel trattamento del Coronavirus SARS-COV-2 e di COVID-19 secondo quanto ha dichiarato il governo della Cina il 17 marzo scorso. Pechino ha già deciso di raccomandare ufficialmente l’impiego del farmaco nel trattamento dei pazienti affetti da Covid-19. Il farmaco è stato sviluppato da una consociata di Fujifilm, Fujifilm Toyama Chemical. Toshimitsu Motegi, ministro degli Esteri del Giappone, ha dichiarato che il suo paese donerà il farmaco Avigan (Fapiravir) all’Iran per aiutare a curare i pazienti del Coronavirus SARS-CoV-2 e COVID-19.

Avigan (Fapiravir): il video di Cristiano Aresu che dice che il Giappone ha il farmaco che cura il Coronavirus

Un video su Facebook già condiviso quasi duemila volte mostra un serie di immagini da Tokyo in cui la gente passeggia in strada con tranquillità e il “cronista”, che si chiama Cristiano Aresu (si veda edit alla fine dell’articolo), racconta che “vi stanno nascondendo la verità” (un classico). Poi il protagonista del video parla di “Avigan” e spiega che “è un farmaco che viene dato per l’influenza e in Giappone si sono resi conto che cura il 90% dei casi di Coronavirus. Quando sono arrivato qua le strade erano vuote, adesso si sono resi conto che il farmaco funziona alla grande e si sono tolti le mascherine, prima le avevano tutti…”. E ancora: “Io vi sto mostrando un sabato pomeriggio normalissimo in un quartiere di Tokyo molto importante. La domanda è perché in Italia non è stato preso: secondo me l’AIFA sta palleggiando con questa situazione perché stiamo facendo il solito gioco di marchette, mazzette e cose varie, in più la burocrazia italiana non aiuta perché le autorizzazioni stanno tardando ad arrivare ed ecco perché non l’avete. Anche perché l’AIFA lo ha già preso in considerazione”.

avigan fapiravir coronavirus

Il racconto è molto simile a quello di Abidol/Arbidol, ovvero del tizio che diceva che la Russia aveva la cura contro il Coronavirus, ma c’è una differenza fondamentale: nel caso di Avigan/Fapiravir va segnalato che è vero – lo abbiamo raccontato – che secondo Zhang Xinmin, direttore del Centro nazionale cinese per lo sviluppo della biotecnologia, parte del ministero delle Scienze cinese, il farmaco “ha un livello elevato di sicurezza ed è chiaramente efficace nel trattamento” dell’infezione causata dal nuovo Coronavirus. Toyama Chemical ha sviluppato il farmaco nel 2014, e il Giappone lo sta utilizzando per il trattamento dei pazienti affetti da COVID-19 sin dallo scorso febbraio. Secondo il racconto di Zhang Xinmin chi ha preso il medicinale ha negativizzato il virus in quattro giorni mentre il gruppo di controllo ce ne ha messi undici. Lo studio ha anche scoperto che le radiografie hanno confermato miglioramenti nelle condizioni polmonari in circa il 91 percento dei pazienti a cui è stato somministrato il medicinale, mentre quelli che non l’hanno preso hanno una percentuale del 62%. Ora il farmaco verrà prodotto in serie in Cina con la licenza giapponese. Si parla anche di una medicina orale che utilizza favipiravir, sviluppata dalla Sihuan Pharmaceutical di Hong Kong, che potrebbe essere efficace per trattare i pazienti COVID-19.

Il Giappone, Avigan e il Coronavirus

Meno vero è invece che in Giappone la situazione sia così tranquilla. L’agenzia di stampa ANSA raccontava un paio di giorni fa che il paese non ha ancora raggiunto il picco dei contagi di coronavirus, con diverse regioni dell’arcipelago che mostrano tutt’ora segnali contrastanti sulla diffusione della pandemia, come evidenziava una indagine dell’agenzia Kyodo, che citava le dinamiche in corso in Hokkaido, la prefettura a nord del Paese, dove è stato decretato lo stato di emergenza a fine febbraio a seguito dei 128 casi di infezioni registrate, e la situazione nella prefettura di Aichi, nel Giappone centrale, con il secondo numero di contagi creati in maggior misura da un ‘cluster’, un raggruppamento di persone infette, in un centro di assistenza per anziani. L’incremento giornaliero dei contagi si è assestato ad una media di 20-30 persone al giorno tra fine febbraio e inizio marzo, lasciando presumere che il picco dell’epidemia debba ancora manifestarsi. Detto ciò, è innegabile che la situazione dei deceduti sia molto migliore rispetto all’Italia.

Mentre il numero delle infezioni mostra una tendenza in ribasso dal 10 marzo, spiega l’indagine della Kyodo, è probabile che si presenti un aumento nella seconda parte di marzo perché molti casi non sono stati ancora identificati dalle autorità sanitarie. Condizioni simili anche a Tokyo, con il verificarsi di nuovi 12 casi ieri, il maggior progresso giornaliero, portando il totale dei casi nella capitale a 102. Lo studio rivela inoltre che nel corso delle ultime settimane più di 20 persone provenienti dall’estero sono risultate positive al coronavirus. Nello specifico, un uomo di 50 ha contratto la malattia di ritorno da un viaggio in Francia, e un’altra persona è risultata positiva al termine di una vacanza sul Nilo, in Egitto. A questo riguardo il governo di Tokyo ha allo studio misure che prevedono l’imposizione di un periodo di quarantena volontario per i viaggiatori che arrivano dall’Europa, i paesi del Sud Est Asiatico e lo stesso Egitto. Riguardo le Olimpiadi, oggi a Tokyo si levano le prime voci per il rinvio, ma nulla è stato ancora deciso. Va però anche ricordato che Fujifilm, proprietaria di Fapiravir, sta soltanto adesso  fornendo Avigan agli ospedali giapponesi per la ricerca clinica e si sta anche preparando a condurre i propri test clinici in Giappone. La ricerca in Giappone è iniziata a marzo, con risultati non previsti per diversi mesi. Ma in Giappone si sta anche sviluppando un farmaco usando parti del sistema immunitario prelevate dal plasma delle persone contagiate dal nuovo coronavirus e poi guarite, per trasferire gli anticorpi. La società che la sta studiando, Takeda, chiamerà il trattamento TAK-888 e ha precisato che potrebbe essere utilizzato solo da un numero esiguo di malati, quelli più gravi. Non sappiamo quindi se il presunto “miracolo” giapponese dipenda da Avigan/Favipiravir, che l’AIFA odia talmente tanto che nel suo sito viene ricordato che è stato utilizzato per Ebola. L’AIFA ha in realtà promesso, come l’EMA, un ok veloce a tutti i farmaci che sembrano promettenti come il Favipiravir una volta che ci saranno studi critici in grado di dimostrarlo. Quello della Cina è un test importante che se fosse replicato in Giappone porterebbe sicuramente Avigan/Favipiravir a venire usato in tutto il mondo. Senza alcun complotto, anche stavolta.

EDIT ore 18,28: L’autore del video ci fa sapere di chiamarsi Cristiano Aresu, farmacista laureato a La Sapienza di Roma. Ci scusiamo per averlo chiamato “tizio” nel testo ma purtroppo senza il nome sul profilo era inevitabile. Aresu ci segnala anche quest’altra live sul Giappone:

EDIT 22 MARZO ORE 11,03: Anche Roberto Burioni spiega che non ci sono farmaci miracolosi contro il Coronavirus:

avigan roberto burioni

strong>EDIT ORE 16,13: L’AIFA chiarisce in una nota: “Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli Usa. Ad oggi, non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da Covid-19. Sono unicamente noti dati preliminari, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con Covid-19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all’antivirale lopinavir/ritonavir (anch’esso non autorizzato per il trattamento della malattia Covid-19), in aggiunta, in entrambi i casi, a interferone alfa-1b per via aerosol. Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia. Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti”. “La Commissione Tecnico-Scientifica di Aifa – prosegue la nota – riunita in seduta permanente, rivaluta quotidianamente tutte le evidenze che si rendono disponibili al fine di poter intraprendere ogni azione (inclusa l’autorizzazione rapida alla conduzione di studi clinici) per poter assicurare tempestivamente le migliori opzioni terapeutiche per il Covid-19 sulla base di solidi dati scientifici. In particolare, nella seduta di domani, lunedi’ 23 marzo, la commissione si esprimera’ in modo piu’ approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir”. Si ribadisce, conclude il comunicato, che “Aifa e’ costantemente impegnata a tutelare la salute pubblica, a maggior ragione in un momento di emergenza come quello attuale, dando informazioni puntuali e aggiornate sulle evidenze scientifiche e, nell’esortare a non dare credito a notizie false e a pericolose illazioni, si riserva il diritto di adire a vie legali ove opportuno”.

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