Opinioni
ATAC in fiamme: tutti gli errori che costano caro al contribuente onesto
di Andrea Giuricin
Pubblicato il 2018-09-05
ATAC è in fiamme, non solo in senso figurato, ma anche nel vero e proprio senso della parola. Da inizio anno il numero di “Flambus”, autobus andati a fuoco e non recuperabili è aumentato del 71 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. Un dato che indica come la situazione stia peggiorando. Tuttavia non era difficile […]
ATAC è in fiamme, non solo in senso figurato, ma anche nel vero e proprio senso della parola. Da inizio anno il numero di “Flambus”, autobus andati a fuoco e non recuperabili è aumentato del 71 per cento rispetto allo stesso periodo del 2017. Un dato che indica come la situazione stia peggiorando. Tuttavia non era difficile aspettarsi qualcosa del genere, dato che la Giunta Raggi ha fatto il concordato, ma non ha pensato di fare dei cambi operativi.
Anzi, l’azienda ha deciso di aumentare i costi, assumendo nuovo personale(secondo il piano del concordato), e la Giunta Raggi ha fatto un bando per gli autobus nuovi andato tristemente deserto.
Quel concordato che di fatto ha accollato ai contribuenti romani la ristrutturazione di un’azienda fallita, che spende il doppio per il suo personale rispetto a quanto guadagna da tutti gli introiti da biglietti e abbonamenti. E la soluzione populistica per aumentare gli introiti da biglietti? Aumentare il costo del personale. La soluzione, adottata su un singolo autobus, era stata infatti quella di mettere dei tornelli sull’autobus e altre due persone che controllavano il tornello. Come se la gestione dei costi fosse sconosciuta. Un dato interessante è quello che ATAC avrebbe fatto un utile nel primo semestre dell’anno. Molto semplice da spiegare: basta diminuire il numero di corse in maniera continua e mantenere sostanzialmente stabili i sussidi da parte degli Enti Pubblici.
E le corse degli autobus, dopo un 2017 tragico, sono diminuite ancora di più nel 2018. Nei primi quattro mesi (mancano dati aggiornati), la caduta rispetto al contratto di servizio con il Comune di Roma è stata di oltre il 16 per cento, contro il 13 per cento del 2017.
Mentre i sussidi che nel complesso valgono circa 700 milioni di euro l’anno. ATAC potrà anche riuscire ad avere un grande utile in futuro: basterà non fare circolare più del tutto gli autobus.
Oltretutto, grazie al concordato, gran parte dei costi sono stati messi nella gestione fallimentare e quindi a carico dei cittadini romani onesti che pagano le tasse. Cosa sarebbe da fare invece per ATAC? In primo luogo è necessario ridurre i costi operativi. Qualunque famiglia sa che se le proprie spese sono doppie rispetto alle entrate, prima di tutto deve cercare di ridurre le spese e non sperare di vincere alla lotteria per aumentare le entrate. E quali sono le spese principali di ATAC? Il Carburante? No, quello vale il 3 per cento dei costi totali. Quale è allora il costo principale? Manco a dirsi, il costo del personale che vale quasi il 50 per cento dei costi totali.
ATAC ormai opera molte meno vetture chilometri di ATM a Milano, ma con oltre 2000 dipendenti in più. È chiaro che ci vorrebbe la volontà politica per fare questo (tagliare il personale inutile), ma la Giunta ha detto chiaramente tramite il concordato che vuole assumere nuovo personale. Il costo per vettura chilometro (indicatore principe nel settore del trasporto pubblico locale) è in continua crescita per ATAC e ormai quasi 3 volte i migliori casi europei e del 50 per cento superiore a Milano. Il secondo punto per i romani è quello di avere un servizio decente a dei costi che siano inferiori. E questo è fattibile tramite una gara di assegnazione del servizio seria e trasparente, con un’authority in grado di controllare, in modo da ridurre gli sprechi che i cittadini onesti pagano ogni anno con le loro tasse. Una gara trasparente che, grazie alla democrazia diretta, sarà raggiungibile tramite il referendum che la Giunta Raggi è stata obbligata a fare a novembre, dopo un rinvio che è costato molti altri soldi al contribuente onesto romano.
***Andrea Giuricin, (1982), ha conseguito la laurea specialistica in Economia presso l’Università di Milano Bicocca con una tesi sull’evoluzione del mercato del trasporto aereo europeo dopo la liberalizzazione. Nel medesimo Ateneo svolge attività di ricerca presso il RTBicocca, Ricerche Turismo e Trasporti Bicocca, seguendo principalmente le tematiche dei trasporti; collabora inoltre con i corsi di Economia Pubblica della Facoltà di Economia.