ATAC, con il concordato arriva il taglio delle fermate

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-06

Il progetto dell’azienda per il concordato prevede quindi stop ridotti su 50 linee per velocizzare i percorsi e meno vetture da acquistare negli anni

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Per ATAC con il concordato arriva anche il taglio delle fermate degli autobus. Ne parla oggi Il Messaggero in un articolo a firma di Valentina Errante e Sara Menafra, che spiega quale progetto ha presentato ATAC ai giudici del tribunale per

«Ottimizzare», ovvero ridurre le fermate delle corse in modo da limitare i tempi di percorrenza. È uno degli aggiustamenti al Concordato preventivo che Atac ha presentato al tribunale Fallimentare la scorsa settimana ed è ora al vaglio della Procura di Roma. Ad essere interessate all’ “efficientamento” saranno in tutto 50 linee, circa il 33% del totale. A spiegarlo è la «Nota di deposito documenti e memoria di chiarimenti», redatta dall’avvocato Carlo Giampaolino e allegata alla «Nota esplicativa dei chiarimenti richiesti dal Tribunale in relazione al Piano concordatario»

L’elenco di 50 linee con taglio di fermate, include il 64, che va da Termini alla stazione San Pietro, l’85 da Arco d Travertino al centro, il 492 da Tiburtina a Cipro, il 556 da Gardenie a Torre Maura. Parallelamente, verranno anche potenziate le corsie preferenziali: con otto milioni di euro già stanziati, il Comune intende realizzarne o migliorarne quattordici. Nell’insieme, la relazione e i 37 allegati, ripercorrono i punti del primo piano, rafforzandone e specificandone alcuni «pilastri».

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Il progetto dell’azienda per il concordato prevede quindi stop ridotti su 50 linee per velocizzare i percorsi e meno vetture da acquistare negli anni:

Alle «osservazioni» del Tribunale l’azienda replica come i risparmi verranno dal nuovo contratto di lavoro, che ha aumentato l’orario settimanale da 37 a 39 ore, riducendo la quota di straordinari; dal maggiore uso delle officine di manutenzione, che dovranno funzionare di pomeriggio in modo da mettere su strada più autobus; la trasformazione delle strisce bianche in strisce blu, specie nel centro storico.

La riduzione della spesa, passerà anche dalla valutazione di alcune scelte industriali. In prospettiva, si legge in un allegato, Atac ha già stabilito che in futuro acquisterà un «minor numero complessivo di bus rispetto al piano industriale, dovuto all’acquisto delle più costose vetture ibride» rispetto a quelle a gasolio.

Intanto Lorenzo D’Albergo su Repubblica fa sapere che sia il collegio dei revisori interno che Kpgm, la controparte esterna, hanno preferito non esprimersi sull’ultimo rendiconto dell’azienda di via Prenestina. Hanno sottolineato la presenza di «molteplici significative incertezze» e poi hanno dichiarato «l’impossibilità di esprimere un giudizio» sui conti della controllata del Campidoglio e sulla sua possibile continuità aziendale. Un virus che pare essersi diffuso fino alla ragioneria del Comune. Il documento approvato dal cda di Atac si è arenato lì, è sospeso. Paolo Simioni, presidente della partecipata, avrebbe voluto allegarlo al piano di salvataggio presentato il 30 maggio al tribunale fallimentare. Da palazzo Senatorio, socio unico, nessuna replica. Ci sono dubbi sui numeri, tutti legati al concordato. Come si legge nei report dei revisori, «gli amministratori si sono dimostrati evidentemente confidenti in un esito positivo» della procedura. Ma la loro fiducia evidentemente non basta.

Leggi sull’argomento: Concordato ATAC, il colpo di scena della Giunta Raggi

 

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