Assiya Nasri: la candidata M5S con il velo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-04-28

L’annuncio della sua candidatura, nel profilo della aspirante sindaco, è cento volte più commentato degli altri. Il più spiritoso e apprezzato ce l’ha col partito, più che con lei. «Così intelligente e poi si mostra in foto col simbolo dell’arretratezza culturale e dell’intolleranza. E non mi riferisco al velo»

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Assiya Nasri, 20 anni. studia Matematica all’Università di Napoli ed è candidata al Consiglio comunale di Montoro (Avellino) per il M5S e porta sempre l’hijab, il velo in uso in molti Paesi islamici.  «Laureanda in Matematica. Iscritta all’Università a soli 17 anni, conosce perfettamente quattro lingue straniere. Nonostante la giovane età, vuole abbracciare la politica attiva», dice di lei la capolista Silvia Romano. Racconta Il Giornale:

L’annuncio della sua candidatura, nel profilo della aspirante sindaco, è cento volte più commentato degli altri. Alcuni insulti, molti commenti apertamente ostili, altri favorevoli. Il più spiritoso e apprezzato ce l’ha col partito, più che con lei. «Così intelligente e poi si mostra in foto col simbolo dell’arretratezza culturale e dell’intolleranza. E non mi riferisco al velo».

Si riferisce ovviamente al simbolo dei 5 Stelle, la battuta è un piccolo capolavoro ma Assiya non capisce e replica, in un italiano un po’ incerto o forse solo frettoloso: «Prima cosa parlo quattro lingue più un diploma di superiore di fisicae sono laureata», «tutto quello  – aggiunge-  vole dire che il velo è un simbolo dell’arretratezza culturale e dell’intolleranza. Ricordati che tutti i foto di Maria con il velo…».

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La questione è piuttosto seria, comunque. Qualcuno ha da ridire anche dal punto di vista dei migranti, o del mondo islamico, che aveva fatto parecchio affidamento sui grillini, prima di restarne deluso. «Da musulmano – scrive – ci sono rimasto di stucco a vederla candidata per i 5 stelle. Il partito che ha votato il decreto sicurezza e ha escluso gli stranieri dal reddito di cittadinanza, anche se noi stranieri non ne abbiamo bisogno, siamo dei seri lavoratori».

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