L’assegno unico per le famiglie nelle buste paga

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-27

L’assegno unico e universale per 11 milioni di famiglie con figli a carico, dal settimo mese di gravidanza ai 18 anni, con décalage fino a 21 anni, sarà maggiorato per ogni figlio successivo al secondo, più alto (tra il 30 e il 50%) per ogni figlio disabile

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L’assegno unico e universale per 11 milioni di famiglie con figli a carico, dal settimo mese di gravidanza ai 18 anni, con décalage fino a 21 anni, sarà maggiorato per ogni figlio successivo al secondo, più alto (tra il 30 e il 50%) per ogni figlio disabile. Valentina Conte su Repubblica oggi spiega che l’assegno unico sostituisce 8 tra bonus e detrazioni esistenti e sarà universale perché andrà a tutti, anche ad autonomi e disoccupati, seppur calibrato in base all’Isee. Unico requisito: avere figli.

L’esecutivo ha intenzione di far arrivare i soldi nelle buste paga, con assegni o crediti di imposta – a seconda della tipologia di contribuente – già da gennaio. Per farlo deve però trovare in legge di Bilancio, la prima senza nuovo deficit – entro il 15 ottobre – almeno 6-7 miliardi. Una sfida, visto che il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri sostiene il principio di «autofinanziamento» e «debonusizzazione» per ogni intervento su Irpef e dintorni: coprire con i soldi che ci sono.

Ecco che un riordino all’interno del pianeta famiglia porta a circa 15 miliardi. L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) stima in 22 miliardi almeno la spesa per l’assegno unico. Rimangono fuori due voci però, nota l’Upb: il peso della clausola di salvaguardia (nessuno deve prendere meno di prima: si sfiorano i 2 miliardi) e la cancellazione della quota di assegni familiari pagata dai datori di lavoro (sarebbe un taglio del cuneo fiscale, lato imprese, da 1,9 miliardi). Alla fine potrebbero servire altri 4 miliardi oltre i 7 miliardi (differenza tra 22 e 15): totale 11 miliardi. Una cifra impegnativa.

assegno unico famiglie
Come funziona l’assegno unico per le famiglie (La Repubblica, 27 agosto 2020)

C’è però ancora un ostacolo da superare:

Manca l’approvazione del Senato. E soprattutto lo stanziamento dei soldi aggiuntivi in finanziaria. I tecnici sono al lavoro con i calcoli. Se nessuno deve perderci e molti devono avere risorse in più, occorre trovare coperture importanti. L’Upb in questo è chiaro: un assegno da 240 euro mensili che cala fino ad azzerarsi ai 55 mila euro di Isee causerebbe una perdita sull’oggi di oltre 600 euro all’anno a quasi un terzo delle famiglie (le più “ricche”, sopra 40 mila euro di Isee).

Un assegno per fasce di Isee – calante da 200 euro mensili a 100 euro per i redditi fino a 55 mila euro Isee – penalizzerebbe un quarto di famiglie del ceto medio, tra 33 mila e 55 mila euro Isee. Rimodulando il décalage senza mettere un tetto di Isee – da 200 euro a 100 euro per tutti i redditi sopra i 33 mila euro di Isee – le famiglie penalizzate scenderebbero al 22%.

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