Antonio Ciontoli da Franca Leosini racconta la morte di Marco Vannini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-07-01

Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto?”, contro Leosini. «A noi Ciontoli l’intervista non ce l’ha mai concessa. Come si dice, fatevi una domanda e datevi una risposta…»

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A Storie Maledette ha fatto ieri il suo debutto Antonio Ciontoli, condannato in secondo grado a cinque anni di carcere per omicidio colposo in relazione alla morte di Marco Vannini.

Antonio Ciontoli, a tratti in lacrime nello studio in tv con la mediazione del consulente legale di “Storie Maledette” Marco Macchia, ha ripercorso i momenti di quella sera ribadendo quanto emerso in primo e secondo grado in tribunale. «Sono stato io a sparare, non Federico che era in camera con Viola. Quel giorno volevo dare una spolverata alle pistole e dopo averle prese le ho riposte nella scarpiera del bagno. Di sera mentre andavo a letto mi ero dimenticato delle armi. Ho bussato alla porta e in bagno c’erano Martina e Marco. Poi lei è uscita subito. Lo sparo è avvenuto dopo, Marco mi aveva chiesto di vedere una pistola ed è partito il proiettile. All’inizio non mi ero accorto della gravità, c’era poco sangue e un piccolo buchino. Nei primi secondi sono rimasto scioccato, pensavo avesse solo un colpo nel braccio. Ho pagato la mia sicurezza», ha confermato la sua versione Ciontoli, rilanciando: «Marco era come un figlio, con lui avevo rapporti intimi. Voleva abbracciare la carriera militare e Martina era gelosa come tutte le ragazze. Era una gelosia genuina».

Da segnalare la polemica tra Federica Sciarelli e Franca Leosini:

Molte critiche alla pagina Fb della trasmissione. Un caso esploso anche internamente alla Rai. Federica Sciarelli, conduttrice di “Chi l’ha visto?”, contro Leosini. «A noi Ciontoli l’intervista nonce l’ha mai concessa. Come si dice, fatevi una domanda e datevi una risposta…». Secca replica: «Non commento Sciarelli. Io sono favorevole ad un solo elemento: la verità», ha ribattuto Leosini a “Dagospia”. Intanto è stata fissata per il 7 febbraio 2020 l’udienza in Cassazione. Non è da escludere che finisca in Corte d’assise d’appello.

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