L’anagrafe di Roma non registra i figli delle coppie omosessuali

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-05-31

A differenza di quello che è accaduto a Torino la sindaca Virginia Raggi si è rifiutata di incontrare i rappresentanti delle famiglie Arcobaleno che hanno preparato un parere legale che spiega come consentire di registrare all’anagrafe i figli delle coppie omosessuali. E così una bambina nata a Roma da due mamme italiane per il Comune avrà una mamma sola, quella biologica

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Un mese fa a Torino la consigliera comunale PD Chiara Foglietta e la sua compagna Micaela Ghisleni festeggiavano la registrazione all’anagrafe di Niccolò Pietro. Un traguardo importante non solo per la coppia ma per tutta la comunità LGBT torinese perché per la prima volta il Comune aveva registrato un bambino nato da due madri. Dopo trenta giorni e a qualche centinaio di chilometri più a Sud un’altra coppia di madri ha chiesto di registrare la propria bimba come figlia di due mamme. A differenza degli uffici di Torino l’ufficio anagrafe del Comune di Roma però si è rifiutato di farlo costringendo i genitori a registrare la bambina come figlia di una sola mamma.

Perché Virginia Raggi non si vuole occupare delle famiglie omogenitoriali?

A denunciare il fatto – accaduto il 28 maggio – sono state l’associazione Famiglie Arcobaleno e Rete Lenford (Avvocatura per i diritti LGBTI) che hanno seguito la vicenda fornendo il supporto legale alle due donne. «Le due madri – spiegano le avvocate Francesca Quarato, del gruppo legale di Famiglie Arcobaleno, e Federica Tempori, del gruppo legale di Famiglie Arcobaleno e di Rete Lenford che seguono la coppia – si sono trovate davanti all’imbarazzo dei dirigenti del Comune, a cui la sindaca, diversamente da quanto avviene in altri Comuni, ha delegato la pratica, dimostrando di non voler prendere posizione». La Presidente dell’associazione Famiglie Arcobaleno Marilena Grassadonia addossa le responsabilità della situazione alla sindaca Virginia Raggi.

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Fonte: Rete Lenford

A differenza dei primi cittadini di molte città italiane (non solo Torino ma anche Palermo, Milano e Bologna) non ha mai voluto incontrare i rappresentanti delle famiglie arcobaleno per affrontare la situazione e trovare una soluzione al problema della registrazione all’anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali nati in Italia. Perché è vero che qualche tempo fa il Comune di Roma ha effettuato la trascrizione di una bambina figlia di due padri nata in Canada, ma lo ha fatto – non senza difficoltà – anche perché c’era già un documento ufficiale (quello canadese) che sanciva lo stato di famiglia. Diverso invece è il caso dei bambini nati in Italia da coppie omosessuali. Una questione sulla quale Rete Lenford ha formulato un parere legale dove alla luce dell’attuale giurisprudenza si spiega come sia legittima sia la trascrizione degli atti stranieri con due genitori dello stesso sesso sia l’iscrizione di atti di nascita con due madri alla nascita. La bambina – concepita all’estero tramite la fecondazione eterologa (una pratica che in Italia è consentita unicamente alle coppie eterosessuali) – è nata in Italia ma per il Comune di Roma è figlia solo di una delle due mamme e di un padre (il donatore) ignoto. La madre biologica figura così come se fosse una “ragazza madre”.

Il Comune di Roma dà il patrocinio al Pride ma non riceve le associazioni delle famiglie Arcobaleno

In Italia è già ora possibile effettuare la registrazione all’anagrafe del figlio di due madri. Lo ha dimostrato Chiara Appendino che dopo un’iniziale diniego da parte degli uffici ha incontrato le associazioni delle famiglie Arcobaleno per trovare una soluzione Maria Grazia Sangalli (Rete Lenford) e Marilena Grassadonia (Famiglie Arcobaleno) dichiarano: «Stupisce il fatto che Chiara Appendino, sindaca di Torino e collega di partito della Raggi, si sia resa protagonista di una nuova stagione dei diritti Lgbt, mentre la sindaca di Roma sia rimasta sorda alle istanze delle numerose famiglie omogenitoriali della capitale. A Roma si è creata una situazione paradossale, poiché mentre si trascrivono – correttamente – i certificati di bimbi con due padri perché nati all’estero, i figli e le figlie di due madri nati in Italia rimangono totalmente privi di tutele»

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Le due mamme hanno dichiarato di essere deluse dalla loro città, rammaricandosi di non essere torinesi: «Non è giusto essere obbligate a dichiarare fatti non rispondenti a realtà. Nostra figlia ora risulta avere un solo genitore mentre è nata dall’amore di due persone. All’anagrafe abbiamo trovato funzionari cortesi ma impreparati ad affrontare la realtà. La disparità di trattamento con altre coppie nella nostra situazione è avvilente». Vale la pena di ricordare che il Comune di Roma ha concesso il patrocinio al Pride di Roma e che nel documento politico della Brigata Arcobaleno c’è una richiesta esplicita: il riconoscimento della genitorialità all’interno delle coppie omosessuali. «È la strada del riconoscimento alla nascita, già intrapresa da molti comuni, quella che garantisce diritti pieni ai nostri figli e alle nostre figlie – si legge nel documento – Tale riconoscimento dovrà essere attuato in tutto il Paese attraverso una legislazione chiara che sia un’assunzione di responsabilità da parte della politica nazionale». Ma forse questa parte Virginia Raggi non l’ha letta.

 

Foto copertina via Facebook.com

 

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