Economia
Alitalia, la nazionalizzazione e Lufthansa
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-04-27
Il governo esclude le ipotesi di pompare soldi pubblici nella compagnia. Intanto spunta l’idea di un partner forte. E la telenovela è solo all’inizio. Perché finirà nella campagna elettorale
La telenovela Alitalia è ufficialmente cominciata. Ieri il presidente del consiglio Paolo Gentiloni ha ufficialmente negato ogni ipotesi di nuova nazionalizzazione del vettore italiano per l’ennesima volta sull’orlo del fallimento. Ma nonostante la vittoria del no al referendum tra i lavoratori e la conseguente amministrazione straordinaria con vendita a pezzi oggi si comincia a parlare di un’offerta che arriva da Lufthansa
Alitalia, la nazionalizzazione e Lufthansa
Insomma anche in questa occasione, come nelle precedenti, la fine dei giochi fischiata dopo il risultato del referendum ha scatenato l’inizio dei tempi supplementari. Scrive il Corriere della Sera che la compagnia tedesca sarebbe disposta a rilevare Alitalia a costo zero dopo il fallimento, facendosi carico di 3mila sugli oltre 12mila dipendenti. E soltanto di un pezzo di compagnia che comprenderebbe 40 dei 120 aerei al momento in dotazione, ovvero quelli di proprietà.
La compagnia tedesca non commenta le indiscrezioni. Nemmeno il governo italiano, però sull’ipotesi tedesca il ministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda si lascia sfuggire su Radio 24 un «lo spero», salvo poi precisare che «sarebbe interessante da esplorare». L’avvicinamento tra i due gruppi è avvenuto lo scorso autunno, quando Etihad ha dato in affitto a Lufthansa 38 aerei (più il personale) di Air Berlin, seconda compagnia tedesca in crisi di cui gli arabi controllano il 29,2%. All’inizio di febbraio Etihad e Lufthansa hanno annunciato una corposa partnership commerciale.
Ma sarebbe stato aperto anche il dossier Alitalia. E la drastica riduzione dei costi prevista dal nuovo piano industriale sarebbe dovuta servire a rendere più alettante un potenziale accordo. Ora superato. Sulle spoglie di Alitalia intanto si è già fatta avanti Malaysia Airlines, che si è candidata a prendere 6-8 Airbus A330.
Anche per Repubblica la via da percorrere è quella di Lufthansa. Ma Fabio Bogo disegna un’altra strada, che prevede il cambio delle linee di comando del vettore e l’accettazione dell’entrata di un rappresentante sindacale nella stanza delle strategie commerciali e industriali. Una soluzione alla tedesca che potrebbe procedere insieme alle procedure di commissariamento, con l’obiettivo di arrivare a ottobre grazie al prestito ponte che l’Italia si sta apprestando a realizzare.
Alitalia e campagne elettorali
D’altro canto il bubbone di Alitalia scoppierà, esattamente come nel 2007-2008, proprio mentre si va verso la campagna elettorale per le elezioni politiche. Alitalia potrebbe sstringere alleanze con Ryanair e proprio Lufthansa: «Lufthansa si era fatta avanti – spiega chi ha vissuto le fasi cruciali della trattativa – perché fortemente interessata al mercato italiano; aveva però posto come condizione quella di una pace sindacale capace di avviare una seria progettazione di rotte e sinergie. Il fallimento del piano ha congelato l’interesse, che aveva una forte logica: sviluppare una rete di collegamenti point to point capaci di contrastare la politica delle compagnie low cost. Oggi un residente a Bologna che vuole andare in Germania con Alitalia deve necessariamente raggiungere Milano o Roma. Questo dà a Ryanair un vantaggio enorme, che una rete low cost Alitalia-Lufthansa avrebbe potuto contrastare».
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Al di là delle smentite ufficiali, tra i renziani c’è anche l’idea di rinviare il capitolo finale dell’operazione a dopo le prossime elezioni politiche, che si dovrebbero tenere a febbraio. Perché la chiusura della ex compagnia di bandiera, al di là dei soldi necessari per tenerla in vita, potrebbe avere un effetto nelle urne.