Alberto Zoli: il delegato che conosceva lo studio del CTS era membro dell’Unità di crisi di Fontana

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-07

Alberto Zoli era il portavoce del gruppo di lavoro e presentò il dossier a Speranza il giorno prima della scoperta del contagio del paziente 1 di Codogno. Come potevano le Regioni essere all’oscuro dello studio?

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Alberto Zoli è il delegato per la Regione Lombardia che ha presentato al ministro Roberto Speranza lo studio del CTS che, secondo le accuse di Salvini, sarebbe stato nascosto alle regioni dal governo. Ieri il ministro della Salute aveva spiegato alla Festa del Fatto Quotidiano: “Lo studio del Cts, a me, alla metà di febbraio, è stato presentato dal delegato delle Regioni. Questo studio è stato fatto dal Cts e dentro il Cts c’è una rappresentanza delle Regioni e la persona che me lo ha presentato è un esponente della principale Regione del nostro paese in termini di abitanti…della Lombardia, che, come è noto, non appartiene alle forze che sostengono il nostro governo”. Zoli era il portavoce del gruppo di lavoro e presentò il dossier a Speranza il giorno prima della scoperta del contagio del paziente 1 di Codogno. Oggi Matteo Pucciarelli su Repubblica aggiunge che Zoli era anche membro dell’Unità di crisi di Attilio Fontana:

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La Regione Lombardia conosceva i dettagli del piano? Il governatore Attilio Fontana si è sempre detto “tenuto all’oscuro”. I fatti intanto dicono che Zoli ricevette la lettera di incarico per far parte del Comitato tecnico scientifico il 4 febbraio, su indicazione della Conferenza delle Regioni, presieduta da Stefano Bonaccini. Era insomma, a tutti gli effetti, un rappresentante regionale. Non solo, perché Zoli faceva anche parte dell’unità di crisi della Regione Lombardia, che a propria volta si muoveva coordinandosi con il governo. Insomma, grazie proprio alla presenza di Zoli le informazioni sul piano d’azione, i provvedimenti da prendere e i possibili scenari transitavano da un tavolo all’altro in maniera bidirezionale.

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