ACEA e il geniale piano della Raggi per far tornare pubblica l'acqua a Roma

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-12-05

L’ambiente è la prima stella del MoVimento. Ed è per questo che il Comune di Roma si accinge a far tornare pubblica l’acqua della Capitale. Il costo dell’operazione potrebbe essere di 400 milioni di euro. Ma nessuna paura: per ora è stato solo aperto un “tavolo tecnico”

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«Il percorso per l’Acqua Pubblica inizia e sono certa che avvereremo il sogno» così su Facebook la deputata del MoVimento 5 Stelel Federica Daga parlando della “rivoluzione gentile” della sindaca di Roma Virginia Raggi. A Roma infatti l’Amministrazione comunale ha intenzione di avviare le procedure per far tornare l’acqua della Capitale nuovamente pubblica. Una decisione storica della quale viene data notizia sul Blog di Grillo. Il tutto mentre il Comune continua ad avere un problema con il forum per l’Acqua pubblica della Capitale, da mesi sotto sfratto.

Il Comune indebitato pronto a spendere 400 milioni per comprare una cosa che è già sua

L’acqua è un bene prezioso, e l’ambiente è la prima delle cinque stelle del MoVimento. Ed è per questo che «a distanza di 17 anni dalla privatizzazione del gestore idrico della Capitale, su proposta di Roma Capitale, col voto unanime della Conferenza dei Sindaci, è stata approvata l’apertura di un tavolo tecnico di studio per la ripubblicizzazione, luogo fondamentale per verificare tempi e costi per la trasformazione del gestore idrico locale in azienda speciale di diritto pubblico». Al momento quindi nessuna decisione è stata presa. Il clamoroso risultato per ora è l’apertura di un tavolo (l’ennesimo..) per valutare i tempi e soprattutto i costi di un ritorno dell’acqua pubblica a Roma.virginia raggi roma acqua pubblica - 1
Perché oggi il gestore idrico è Acea una multiutility quotata in borsa che è controllata al 51% da Roma Capitale. Questo significa che la maggioranza di Acea è già pubblica. Le altre quote sono così suddivise: 23,3% di Suez, , 5% è del gruppo Caltagirone, l’1,6% di Norges Bank e il 19,1% è suddiviso tra i piccoli azionisti. Di fatto quindi la maggioranza di Acea (che non si occupa solo di forniture idriche) è già di proprietà del Comune di Roma. La distribuzione dell’acqua è in capo alla società Acea Ato 2 che a sua volta è per il 96% di proprietà di Acea.
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Il MoVimento 5 Stelle non vuole acquisire completamente Acea ma solo Acea Ato 2 creando un’azienda pubblica e acquistando le quote in mano dei privati. Questo significa una spesa da parte del Comune che secondo alcuni oscilla tra i 275 e i 400 milioni di euro. Il che per un comune indebitato fino al collo come quello di Roma è una spesa significativa.

Non è chiaro in che modo il Comune otterrà il controllo di Acea Ato 2

C’è poi un ulteriore problema, dovuto proprio agli assetti societari di Acea. Perché per deliberare lo scorporo di Acea Ato 2 dovrà essere il consiglio di amministrazione della multiutility con voto a maggioranza qualificata. Questo significa che il 51% di azioni detenuto da Roma Capitale non sarà sufficiente ma che servirà il voto – determinante – degli altri azionisti.  La volontà politica c’è, ed è dichiarata, ma in queste situazioni non basta. Senza contare che la questione del tradimento del referendum del 2011 è falsa.
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Anche perché il comparto idrico rappresenta una buona fetta dei ricavi del gruppo (ricavi dei quali il Comune riceve una parte importante). Infine non è chiaro in che modo le intenzioni della Raggi possano essere ricomprese nel piano dell’Ad Stefano Donnarumma che pochi giorni fa ha parlato di 3 miliardi di investimenti in cinque anni per il potenziamento delle infrastrutture. Investimenti che dovrebbero far crescere il valore societario.
 
 

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