9 euro all’ora: il problema del salario minimo M5S

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-24

Vuole estendere per legge la copertura dei contratti collettivi nazionali, con le loro rigide griglie salariali differenziate per settore e qualifica. Queste tutelano solo i lavoratori maggiormente rappresentati e si dimenticano di chi è sfruttato nelle campagne e nelle piccole imprese.

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Tito Boeri su Repubblica oggi dice la sua sul salario minimo, segnalando le molte perplessità che si affastellano dietro la proposta del MoVimento 5 Stelle:

Il fatto è che se stabilito a livelli bassi (nei Paesi europei è tra il 40 e il 50% delle retribuzioni medie), il salario minimo può aumentare sia le retribuzioni effettive che l’occupazione perché stimola l’offerta di lavoro e impedisce ai datori di lavoro di pagare i lavoratori meno della loro produttività. Se, invece, viene stabilito a livelli più alti distrugge molti posti di lavoro.

Quanti? Stime sull’Italia ci dicono che l’elasticità della domanda di lavoro al salario fissato dalla contrattazione è molto elevata: attorno a – 1. Questo significa che per un 10% di aumento del salario, l’occupazione si riduce del 10 per cento. E chi perde il lavoro in questi casi sono i giovani, le donne e i lavoratori precari, le fasce meno protette. Bene quindi che la politica smetta di sparare numeri a caso.

Il problema della proposta M5S è che vuole estendere per legge la copertura dei contratti collettivi nazionali, con le loro rigide griglie salariali differenziate per settore e qualifica. Queste tutelano solo i lavoratori maggiormente rappresentati e si dimenticano di chi è sfruttato nelle campagne e nelle piccole imprese.

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Il professor Boeri spiega che dato che povertà fra chi lavora, lavoro nero e disoccupazione sono problemi soprattutto nel Mezzogiorno, bisognerebbe fissare il livello del salario minimo con riferimento alla realtà meridionale, lasciando poi alle Regioni che volessero istituire livelli più alti del salario minimo la possibilità di farlo:

Infine sarebbe utile accompagnare l’introduzione del salario minimo con misure che riducano il prelievo fiscale e contributivo sui lavori pagati ai salari minimi e al di sopra di questi (ad esempio, in Francia gli sgravi si estendono fino ai lavori pagati 3,5 volte il salario minimo). È un modo per ridurre il costo del lavoro e aumentare i salari netti al tempo stesso, incentivando l’emersione del sommerso.

Rimedierebbe almeno in parte alla follia di avere introdotto un reddito di cittadinanza che al Sud vale di più dei redditi di quasi la metà di coloro che lavorano. Nell’introdurre il salario minimo bisognerebbe anche rivedere il reddito di cittadinanza in modo tale da incoraggiare maggiormente la ricerca di lavoro, con o senza navigator.

Leggi anche: Cesare Damiano, il salario minimo e i 9 euro all’ora che sono troppi

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