85 euro: gli aumenti dei contratti degli statali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-04-30

In media si tratta di 85 euro al mese per i dipendenti dei ministeri, con picchi fino a 117 euro, 80 euro per la sanità e 96 per l’istruzione

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Gli aumenti in busta paga per il triennio 2016-2018 dei contratti dei lavoratori statali sono in arrivo per tutte le categorie: in media si tratta di 85 euro al mese per i dipendenti dei ministeri, con picchi fino a 117 euro, 80 euro per la sanità e 96 per l’istruzione, mentre gli enti locali sono ancora a 86 euro e le forze armate arrivano a 125 euro. Finora i soldi sono arrivati ai dipendenti delle amministrazioni centrali a partire da marzo , mentre per la scuola arriveranno a maggio; i lavoratori degli enti locali dovranno ancora attendere.

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I contratti degli statali (Il Messaggero, 30 aprile 2018)

Spiega il Messaggero che toccherà al nuovo governo avviare la trattativa con i sindacati ma intanto quello uscente ha tenuto conto di questa scadenza nel Documento di economia e finanza. Non però prevedendo formalmente la necessaria spesa, perché il documento è a legislazione vigente ovvero fotografa gli impegni finanziari già assunti; ma ipotizzando comunque in una specifica sezione, quella delle “politiche invariate”, un’ipotesi tecnica di rinnovo. Questo esercizio è richiesto dalle regole contabili italiane ed europee, in modo che il quadro delle previsioni risulti più realistico: vanno messe in conto quelle uscite che pur non ancora definite da una leggesono altamente prevedibili in quanto rispondono ad una prassi consolidata. Ed in effetti dopo la fine del blocco “eccezionale” deciso nel 2010, sottoscrivere i contratti pubblici dovrebbe tornare a far parte della normalità. In ogni caso la firma dei contratti con gli aumenti per i lavoratori statali nasconde una sorpresa. Ha spiegato qualche tempo fa il Sole 24 Ore che gli aumenti sono “con l’elastico”.

Le buste paga di oltre due dei tre milioni di dipendenti pubblici entrano infatti in una sorta di altalena che vede aumentare gli stipendi in questi mesi, per poi perdere un pezzo a partire dal 1° gennaio prossimo. A muovere l’altalena è il cosiddetto «elemento perequativo», cioè un tassello aggiuntivo pensato per sostenere un po’ i redditi più bassi. Aggiuntivo ma temporaneo, con il risultato che i dipendenti di regioni e sanità (un milione di persone in tutto) perderanno da gennaio una ventina di euro al mese, cioè circa il 24% dell’aumento.

E una sorte simile toccherà a chi occupa gli scalini più bassi nella gerarchia statale e agli insegnanti con meno anzianità. Un dato chiave emerge chiaro proprio dai numeri qui a fianco: per la natura «perequativa» dell’aumento ballerino, a perdere di più sarà chi guadagna meno.

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Gli aumenti con l’elastico dei dipendenti statali: il caso di scuola e sanità (Il Sole 24 Ore, 19 marzo 2018)

E lo stesso principio vale per dipendenti di enti statali come le Regioni o per i ministeriali: l’aumento medio che verrà percepito nel 2018 è di 84,5 euro, mentre quello stabile sarà di 64 euro per i dipendenti di regioni ed enti locali. I dipendenti dei ministeri partiranno invece da un aumento medio di 94 euro e si stabilizzeranno sugli 85 euro nel 2019.

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