Fase 2: le nuove misure per uffici e fabbriche dal 27 aprile

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-04-21

Un nuovo DPCM per regolare le riaperture, nel quale potrebbero trovare posto anche banche, attività finanziarie e assicurazioni mentre i treni potrebbero ripartire il 9 maggio a causa dei limiti imposti alla circolazione dei passeggeri. Ma Conte non sembra entusiasta della data del 27 aprile

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Il 27 aprile potrebbe essere il giorno della riapertura delle industrie manifatturiere (tessile, abbigliamento, automotive) e dei cantieri e dell’edilizia nell’anticipo della Fase 2 dell’emergenza Coronavirus che invece dovrebbe scattare il 4 maggio. In base al codice Ateco e fra le tre classificazioni di rischio contagio queste imprese hanno un rischio basso o medio basso.

27 aprile: la riapertura delle industrie manifatturiere prima della Fase 2

Il Messaggero scrive oggi che è allo studio del governo un nuovo DPCM per regolare le riaperture, nel quale potrebbero trovare posto anche banche, attività finanziarie e assicurazioni mentre i treni potrebbero ripartire il 9 maggio a causa dei limiti imposti alla circolazione dei passeggeri.

Sul tavolo della task force guidata da Vittorio Colao che domani dovrebbe stilare la relazione da presentare al governo, c’è la relazione tecnica predisposta dall’Inail con un set di indicazioni perla fase 2. Ieri e oggi Colao e i membri del gruppo di lavoro stanno facendo i compiti a casa e domani, sempre da remoto, è prevista la riunione che dovrebbe approvare la relazione con le proposte operative.

Colao si sta interfacciando con il ministro della Salute Roberto Speranza, molto prudente a rimettere in azione le attività produttive, e con il ministro dello Sviluppo Stefano Patuanelli, che invece propende per una riapertura graduale. Poi il governo si confronterà con il Comitato tecnico scientifico, che nelle ultime ore, sta mostrando più flessibilità rispetto alle chiusure precedenti e sarebbe disponibile a condividere l’indicazione di una fase 2 uguale per tutti, a condizione che non si traduca in un “liberi tutti” immediato.

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I settori produttivi per classe di rischio (Il Messaggero, 18 aprile 2020)

Il documento di 22 pagine di Inail viene anticipato dal quotidiano:

«In una analisi di priorità della modulazione di misure contenitive, va considerato l’impatto che la riattivazione dei settori comporta nell’aumento di occasioni di aggregazioni», si legge. «Dovrà essere misurata la febbre a tutti i dipendenti con il termo-scanner, chi ha più di 37,5 va rimandato a casa, come quelli che hanno tosse monitorando chi è entrato in contatto col lo- ro». Negli uffici delle regioni rosse «dovrebbero essere fatti i tamponi a tutti i lavoratori prima di farli accedere al posto di lavoro».

Agire sulla prevenzione della diffusione del virus, tramite «rimodulazione degli spazi e postazioni di lavoro, orario di lavoro e dell’articolazione in turni». Gli spazi di lavoro devono essere «rimodulati nell’ottica del distanziamento sociale utilizzando anche uffici inutilizzati, sale riunioni». Per gli ambienti dove operano più lavoratori contemporaneamente vanno trovate «soluzioni innovative con il riposizionamento delle postazioni di lavoro adeguatamente distanziate tra loro e l’introduzione di pannelli in plexiglass».

Gli spazi comuni dovranno essere igienizzati e l’accesso ai lavoratori sarà consentito a scaglioni, mentre non sono consentite le riunioni.

«Dal 4 maggio solo industrie al lavoro sette giorni su sette»

Secondo Repubblica invece l’anticipo di una settimana nella riapertura è stato bocciato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha in mente un’altra tabella di marcia: toccherà al premier garantire dal 4 maggio la ripartenza, con criteri di massima da far calzare sui casi delle singole regioni, che potranno a loro volta limitare le riaperture per arginare il contagio di ritorno.

Il piano è questo, in estrema sintesi: dal 4 maggio riapertura del manufatturiero e del commercio collegato, oltre ai cantieri edili: tre milioni di lavoratori sugli otto totali censiti dal Mise. Seguiranno due settimane in cui resterà in vigore il blocco della circolazione interregionale.

L’11 maggio, o più probabilmente il 18, via libera ai negozi (i cui dipendenti influiscono molto nel pendolarismo cittadino). E dopo, soltanto dopo, sarà possibile garantire piena libertà di movimento ad anziani e bambini. Non sarà facile spiegare al Paese questa ulteriore richiesta di sacrificio, ma è allo studio per tutelare le fasce più deboli.

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Coronavirus: il comitato per la ricostruzione presieduto da Vittorio Colao (Il Messaggero, 21 aprile 2020)

Il Messaggero fa sapere che il protocollo per la sicurezza sul lavoro impone alle aziende alcune regole fondamentali: dovrà essere misurata la febbre a tutti i dipendenti, con il termoscanner che verrà posto all’ingresso degli uffici e delle fabbriche. Nel caso in cui qualcuno abbia la febbre a più di 37,5, verrà mandato subito a casa, così come quelli che manifestano sintomi tipici del virus: la tosse insistente, la congiuntivite e il malessere generale. A quel punto scatterà il monitoraggio per chiunque sia entrato in contatto con questa persona, tutti quei colleghi che potrebbero essere stati contagiati e che verranno, quindi, anche loro messi a casa in quarantena. Sono poi previste le mascherine obbligatorie e i guanti in tutti i posti di lavoro, negli uffici, nei negozi e nelle fabbriche. Giuseppe Conte continua a nutrire forti dubbi sulla possibilità di riaprire qualcosa da lunedì 27 aprile e preferisce tararsi già sul 4 maggio. Non solo. Il premier è talmente irritato per le fughe in avanti della Lombardia – e per il pressing di alcune aziende per ottenere il via libera dai prefetti con l’autocertificazione – che per un giorno intero studia un intervento pubblico con cui richiamare Fontana. Poi dal governatore arriva un segnale distensivo, «ascolteremo l’Iss – assicura – e riapriremo gradualmente», e il caso sembra rientrare.  Ieri Francesco Boccia ha spiegato alle Regioni che è possibile lanciare qualche segnale fin da lunedì prossimo, ma soltanto se le amministrazioni sono in grado di assicurare la rete di protezione studiata per la fase 2. Si parla anche dei pannelli in plexiglass per isolare in qualche modo le postazioni, anche in presenza degli open space. Così come verranno disposti accessi di entrata e porte di uscita diversificati. Vietata la circolazione nei corridoi e nei settori diversi, nella parte interna degli uffici.

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