Le 2600 aziende che chiedevano la Cassa Integrazione senza averne diritto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-12

Su quasi 2600 società irregolari, il record spetta all’area metropolitana di Napoli (348), seguita dalla Sicilia (333) e dal Lazio (264), ma i numeri sono alti anche in Emilia Romagna (196) e Lombardia (163)

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In due mesi e mezzo l’Inps ha trovato 2.549 aziende che hanno fatto richiesta della Cassa integrazione illegalmente. Il dato è quasi equivalente a quello dell ’intero 2019 (2400). Peraltro, solo rispetto all ’inizio settimana, i casi del 2020 sono aumentati di 300 unità. Racconta oggi Il Fatto Quotidiano in un articolo a firma di Carlo Di Foggia:

QUESTI NUMERI sono contenuti in un report dell ’Inps inviato al ministero del Lavoro che lo ha richiesto dopo la polemica innescata dalle parole del presidente dell ’istituto Pasquale Tridico, che in un’intervista aveva spiegato come, dopo lo scoppio dell’emergenza Covid, alcune aziende grazie alla Cig non abbiano riaperto “per pigrizia o per opportunismo”. L’uscita ha provocato una sollevazione di Confindustria. Il Sole 24 Ore ha fulminato Tridico con tanto di editoriale sull’eterno “spirito anti-industriale” che sarebbe “il male oscuro del Paese”.

Il presidente dell’Inps ha poi corretto il tiro, ma resta il fatto che i numeri restituiscono un’immagine non edificantedicerta classe imprenditoriale. Solo per la Cig in ogni sua forma (ordinaria, straordinaria, in deroga) il governo ha stanziato nel solo decreto “Cura Italia”di marzo 2,3 miliardi. L’assalto dei furbetti era prevedibile: di norma tutti gli ammortizzatori sociali hanno dei requisiti minimi per essere fruiti, stavolta invece l’unico requisito era che il lavoratore fosse in servizio prima del 17 marzo, data del decreto. Il servizio anti-frodi dell’In ps ha scovato di tutto: hanno fatto richiesta di Cig aziende inesistenti in settori incompatibili con il lockdown e/o presentato migliaia di assunzioni retroattive per far risultare in servizio prima del 17 marzo parenti, amici o soggetti che non lavoravano realmente nell’azienda.

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Su quasi 2600 società irregolari, il record spetta all’area metropolitana di Napoli (348), seguita dalla Sicilia (333) e dal Lazio (264), ma i numeri sono alti anche in Emilia Romagna (196) e Lombardia (163). “L’assalto è stato impressionante, è come se i furbetti di un anno si fossero concentrati in due m e si ”, raccontano dall ’istituto. Anche perché la crisi ha fatto esplodere le ore di Cig richiesta: 860 milioni solo ad aprile contro le 260 milioni di tutto il 2019.

Dentro c’è di tutto: un’agenzia di pompe funebri calabrese che subito dopo il lockdown (il 9 marzo, ndr) aveva assunto 30 persone subito messe in Cig; un’altrra che è stata costituita due giorni dopo la “chiusura ”e in poche ore ha assunto una trentina di cittadini del Bangladesh; diversi stabilimenti balneari che hanno assunto come bagnini, i parenti del proprietario e persino il consulente del lavoro. Formalmente i dipendenti oggetto di richiesta di CIG sono circa 10mila, ma il numero vero è più alto perché in molti casi l’INPS non ha neanche accettato la domanda. Tutto considerato, il danno evitato è stato di un centinaio di milioni.

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