Zone rosse: l’ipotesi dopo il picco di casi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-19

Crescono i contagi di Coronavirus in Italia; ieri hanno sfiorato i 2mila casi: potrebbero tornare le zone rosse o dei lockdown circoscritti? Se il trend della crescita dei positivi non dovesse arrestarsi potrebbero essere previste anche altre misure: un limite alle persone che è possibile incontrare

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Crescono i contagi di Coronavirus in Italia: ieri hanno sfiorato i 2mila casi: potrebbero tornare le zone rosse o dei lockdown circoscritti? Se il trend della crescita dei positivi non dovesse arrestarsi potrebbero essere previste anche altre misure, simili a quelle già in adozione in Francia o nel Regno Unito: un limite alle persone che è possibile incontrare.

Zone rosse: l’ipotesi dopo il picco di casi

Per ora la soluzione zone rosse è soltanto teorica. Il monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità che spiega come l’Rt ora sia di poco al di sopra di 1, si sottolinea che nonostante l’aumento dei casi «Al momento i dati confermano l’opportunità di mantenere le misure di prevenzione e controllo già adottate ed essere pronti alla attivazione di ulteriori interventi in caso di evoluzione in ulteriore peggioramento». Ovvero, per ora non si fa nulla, ma se ci fosse un’ulteriore impennata di contagi potrebbe cambiare tutto. Il Messaggero cita anche fonti interne a palazzo Chigi: «Abbiamo un sistema di monitoraggio che comunque ci permette di tenere la situazione sotto controllo e di intervenire tempestivamente se e laddove serva».

In pratica, qualora le lancette dell’orologio del contagio dovessero continuare,a riavvolgersi in senso antiorario portando l’Italia ai numeri di aprile o marzo e se qualche area del Paese dovesse essere considerata in pericolo, l’opzione di rigidi lockdown locali finirebbe sul tavolo. Tuttavia, come tengono a precisare ulteriormente fonti dell’esecutivo, in nessun caso però si tratterebbe di misure adottate su base nazionale ma di azioni sui singoli focolai. Nel Paese infatti ci sono 2397 focolai attivi, di cui 698 nuovi. Catene di contagio intergenerazionali che il più delle volte passano dai figli e nipoti a genitori e nonni. Tant’è che gli scienziati hanno osservato negli ultimi 14 giorni un «aumento significativo dell’età mediana alla diagnosi. Questo – si legge – è probabilmente dovuto ad una trasmissione dalla popolazione più giovane a quella più fragile o anziana, soprattutto all’interno della famiglia: questo si riflette in un maggiore impegno dei servizi ospedalieri». L’intero mutato scenario infatti carica il suo peso sugli ospedali e in quasi tutte le regioni vengono occupati sempre più posti letto per il Covid, sia in area medica, con aumenti dal 2 al 4% rispetto a un mese fa, che in terapia intensiva, dal 1% al 2%, con valori superiori al 5% per alcuni territori, ma «sebbene non siano ancora stati identificati segnali di sovraccarico dei servizi sanitari assistenziali – si legge nel report – la tendenza osservata potrebbe riflettersi in un maggiore impegno».

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A escludere nuove zone rosse in questo momento è anche il ministro per gli Affari regionali Boccia che, intervistato dal Corriere, spiega:

Sono possibili nuovi lockdown?
«Un lockdown nazionale è da escludere, mentre interventi mirati sui territori sono sempre possibili, in base alla situazione epidemiologica. Ma al momento non vedo situazioni a rischio».

Nemmeno per la scuola?
«I contagi ci sono e ci saranno. Ma non utilizziamo la scuola come ring di lotta politica. Lo voglio dire alla destra, che ha presentato una mozione di sfiducia contro la ministra Azzolina. Non esiste il manuale di come si aprono e si gestiscono le scuole al tempo della pandemia. È una vicenda inedita e difficile, dovremmo tutti lavorare per proteggere gli studenti».

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