Attualità

La figuraccia del senatore di Fratelli d’Italia che dà del coglionazzo al giovane militante del Pd

Armando Michel Patacchiola 31/07/2019

In queste ore in Umbria, storica roccaforte della sinistra italiana, il senatore di Fratelli d’Italia Franco Zaffini, 64 anni di Spoleto, ha attaccato duramente l’ex consigliere del Comune di Perugia, capoluogo di regione dell’Umbria, Tommaso Bori, 33 anni, definendolo un «coglionazzo» e una «zecca», accusandolo inoltre di «non avere ben chiara la differenza tra vittima e carnefice»

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Il dibattito sulla morte di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso con undici coltellate la notte del 25 luglio, a Roma, uno dei più divisi e controversi di quest’estate, sta infervorando non solo il dibattito nazionale, ma anche quello locale. In queste ore in Umbria, storica roccaforte della sinistra italiana, il senatore di Fratelli d’Italia Franco Zaffini, 64 anni di Spoleto, ha attaccato duramente l’ex consigliere del Comune di Perugia, capoluogo di regione dell’Umbria, Tommaso Bori, 33 anni, definendolo un «coglionazzo» e una «zecca», accusandolo inoltre di «non avere ben chiara la differenza tra vittima e carnefice» nella diatriba tra chi il crimine lo combatte e chi, presumibilmente fino al terzo grado di giudizio, lo commette. Zaffini ha poi cancellato il post, non prima però che fosse stato letto e salvato dal diretto interessato e dai suoi amici e alleati. Bori, assieme a Sarah Bistocchi è una delle figure di spicco della sinistra umbra e negli anni precedenti della sinistra universitaria aveva attaccato bruscamente un post di Zaffini, senza però eccedere nei toni, ma accusandolo di fare una propaganda «fondata non sui contenuti, ma sull’odio e sulla manipolazione della realtà» ed etichettandolo come uno dei tanti «odiatori di professione».

La figuraccia del senatore di Fratelli d’Italia che dà del coglionazzo al giovane militante del Pd

A fare una sintesi più o meno bilanciata del caso ci ha pensato Marco Regni, che su Facebook si è definito un amico di entrambi. Regni ha chiarito come Bori sia un politico equilibrato e rispettoso e che molto probabilmente abbia partecipato alla discussione reagendo alla strumentalizzazione razzista del caso, nata sulla fake news della nazionalità magrebina del presunto assassino del carabiniere. Una supposizione poi però risultata errata nel prosieguo delle indagini, visto che a tutt’oggi i maggiori indiziati sono di carnagione chiara e di origine americana. Perugia, è noto, è tra le città storicamente più multiculturali d’Italia e da quelle parti il sentimento di fratellanza e di pacifica convivenza tra le diverse etnie è storicamente un perno fondamentale della vita cittadina, nonostante non sempre le cose ultimamente siano filate lisce. Infatti, il tema della vivibilità di alcuni quartieri, diventati vere e proprie zone off-limits per via dell’assenza di forze dell’ordine e della presenza di spacciatori, ricalca quella di alcune grandi città italiane. Ed è normale che le politica locale e non si divida su come migliorare la vita cittadina. Pur redarguendo Bosi dal definire Zaffini un «odiatore seriale» Regni, che non ha fatto riferimento alle succitate dinamiche, ha invitato il suo amico a placare i toni contro Bori, vista la durezza delle parole. Poco dopo, su Facebook, Sarah Bistocchi, recentemente confermata consigliera comunale di minoranza a Perugia, ha attaccato l’esuberanza di Zaffini chiedendosi perché l’attuale senatore umbro abbia cancellato quel «post da vomito», attribuendolo forse «a un reale senso di vergogna, o al perché, forse, qualcuno gli abbia fatto notare che si sia «spinto davvero, davvero troppo oltre». In città Bori, nonostante la giovane età, è considerato un dottore molto stimato, oltre che uno dei politici più rispettati per la sua determinazione a superare gli ostacoli, e non sorprende che in tanti abbiano preso le sue difese.

mario cerciello rega andrea varriale

Mario Rega Cerciello con Andrea Varriale (La Repubblica, 31 luglio 2019)

Il dramma sulla morte di Cerciello Rega può essere considerato uno dei casi in cui il ministro dell’interno Matteo Salvini abbia forzato il pathos per raggiungere, forse, maggior consenso politico. Il caso è stato cavalcato da tutto il blocco di centro destra, storicamente ancorato ai temi della difesa delle forze dell’ordine. E anche l’Umbria non è sfuggita a questa dinamica. Il caso dei due giovani è stato però anche accostato a quello di Amanda Knox, la giovane studentessa erasmus assolta dopo esser stata ritenuta a lungo una delle persone coinvolte nell’omicidio di Meredith Kercher, sua coinquilina a Perugia. Un accostamento, quello avvenuto sui media americani, non felice, visto che in questo caso ci sarebbe la confessione di uno dei due giovani, e visto che anche la famiglia del giovane ha chiesto scusa. Il caso Meredith può essere definito un cold case, visto che non è stato ancora veramente risolto e visto che non c’è un vero colpevole nonostante in carcere ci sia ancora Rudy Guede, perugino di adozione ma di origine ivoriana, che è stato incriminato in concorso in omicidio senza sapere, paradossalmente, con chi abbia commesso il crimine. In tanti considerano il caso Meredith tra quelli che hanno contribuito maggiormente a dipingere il capoluogo come meno sicuro, (da lì in dodici anni solo un amministratore su tre è stato di sinistra), e a cambiare l’umore cittadino.

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