Walter Ricciardi richiude la Lombardia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-04-18

Fontana aveva annunciato una riapertura per il 4 maggio e poi fatto marcia indietro. Walter Ricciardi dell’OMS spiega in un’intervista a Repubblica che c’è troppa fretta, senza mai nominarlo

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Come sapete, proprio nel giorno in cui la Guardia di Finanza si presentava in Regione per acquisire documenti sulla strage di anziani nelle RSA lombarde, ad Attilio Fontana è venuto in mente di riaprire la Lombardia – proprio mentre il suo assessore Gallera si lamentava della troppa gente in giro – e, in serata, di fare retromarcia rispetto all’annuncio iniziale (tanto da far sospettare che dietro l’iniziativa ci fosse Salvini): ” Noi non ci permettiamo di parlare di attività produttive, che sono una questione di esclusiva competenza del governo centrale. Parliamo di una graduale ripresa delle attività ordinarie”. Oggi però Walter Ricciardi dell’OMS spiega in un’intervista a Repubblica che c’è troppa fretta, senza mai nominare Fontana:

«La fretta non si concilia con la saggezza. Dobbiamo avere un’attenzione massima per non far ripartire la malattia. Invito tutti a non correre».

Quindi no alle riaperture?
«Le riaperture vanno fatte rispettando tre parametri. Il primo è la circolazione del virus. Non si possono far ripartire a cuor leggero le attività in aree geografiche dove è ancora molto presente. Penso a certe zone della Lombardia dove non ci sono elementi obiettivi per riaprire a maggio. Dobbiamo ricordare che questo coronavirus, nel giro di 15 giorni, da due casi arriva a 2mila contagiati. Ha avuto lo stesso andamento esponenziale in tutto il mondo».

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Ha senso evitare gli spostamenti da una regione all’altra?
«L’idea giusta è fare una sorta di passaporto digitale. Le persone devono potersi muovere a seconda del loro stato infettivologico. Se dalla app sul telefonino risulta che sei immune, perché hai avuto la malattia o comunque hai gli anticorpi, puoi girare. Le persone suscettibili, cioè quelle che sono ancora esposte devono avere una mobilità condizionata, dalle aree ancora a rischio non devono entrare o uscire. Poi su questi soggetti vanno fatti controlli come la rilevazione della febbre quando entrano in certi spazi pubblici, tipo le stazioni».

Quindi si può pensare a riaperture solo in certe regioni?
«Sì perché non ha senso tenere chiuse le fabbriche dove ci sono zero casi, o comunque pochi, e vengono rispettate le misure di distanziamento e le altre regole di sicurezza per i lavoratori. Non può invece succedere in regioni, province o aree dove ci sono ancora centinaia di nuovi casi ogni giorno. Si torna sempre lì, non si può prendere una misura in tutto territorio nazionale indipendentemente dalla circolazione del virus».

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