Una vittoria faticosa per Renzi e Padoan

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-19

La Commissione europea ha confermato all’Italia l’attesa flessibilità di spesa dello 0,85% del Pil per il 2016 e rinviato al 2017 la richiesta di tagli. Ma la Germania continua a chiedere decisioni tecniche e non politiche. E l’elemosina non risolve

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Comunque la pensiate, questa per Renzi è una vittoria. La Commissione europea ha confermato all’Italia l’attesa flessibilità di spesa dello 0,85% del Pil per il 2016 e ha rinviato all’autunno la valutazione dei rischi del maxi debito eccessivo. In cambio ha chiesto di dimostrare il rispetto delle regole Ue su deficit e debito nel 2017 presentando in ottobre un progetto di legge di bilancio in linea con il patto di Stabilità e di crescita. Ovvero ha detto sì alla flessibilità e ha rinviato sul debito: oggi i soldi, domani parliamo dei problemi. Ovvio che sia una piccola cosa rispetto a quanto sarebbe necessario; ovvio pure che i premier che lo hanno preceduto spesso non hanno ottenuto nemmeno questo. 

Una vittoria faticosa per Renzi e Padoan

Bruxelles, scrive oggi Ivo Caizzi sul Corriere della Sera, «ha fatto prevalere le esigenze politiche e le trattative con i governi, invece di applicare i parametri tecnici degli euroburocrati. Di fatto il premier Matteo Renzi evita condizionamenti dell’Ue prima del referendum previsto in ottobre, a cui ha legato il suo futuro a Palazzo Chigi. Simili concessioni hanno ottenuto altri Paesi. Il premier spagnolo Mariano Rajoy ha incassato il rinvio a luglio, dopo le elezioni di giugno, delle decisioni sui deficit eccessivi. Uguale dilazione è andata al Portogallo. La Francia, che ha le elezioni nel 2017, può accumulare due anni di deviazioni».

La Commissione vorrebbe per il 2017 un aggiustamento strutturale dello 0,6% del Pil (circa 10 miliardi). Teme uno scarto dello 0,15-0,20% rispetto a quanto previsto da Roma. Il maxi debito, stimato nel 2016 al picco del 132,7 % del Pil (come nel 2015), resta il problema più serio. Le previsioni della Commissione «non prevedono che l’Italia rispetti la regola del debito nemmeno nel 2016». Ma la linea morbida di Bruxelles consente di giustificarsi in novembre con l’incidenza di «fattori rilevanti», nonostante i soliti rischi del ciclo politico della spesa pubblica in arrivo in vista delle elezioni previste nel 2018.

italia ue flessibilità
Le raccomandazioni dell’UE all’Italia (Il Messaggero, 19 maggio 2016)

L’UE quindi “concede” 14 miliardi e ne chiede 10 in un futuro prossimo, mentre si rende conto dell’impossibilità di rispetto dei parametri nei paesi che ancora sono molto lontani dal vedere la luce dalla crisi. E infatti i tedeschi hanno contemporaneamente ribadito che a decidere sulla flessibilità non dovrebbe essere la Commissione Ue, ma un’Autorità tecnica, indipendente dalla politica, così come chiesto pubblicamente dal ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble e dai vertici Bundesbank. Una posizione quantomeno curiosa: un’unione politica che decide soltanto in base a parametri tecnici non ha senso, anche se conviene ai tedeschi. Intanto però, sintetizza oggi Repubblica, «Il premier socialista portoghese risponde con un secco “no” alla richiesta di “misure addizionali” avanzata dalla Commissione Ue perché Lisbona possa rientrare, entro fine dicembre, nei limiti dell’obiettivo di deficit fissato nel 2,2 per cento. Le cose si potrebbero complicare quando, ai primi di luglio, Bruxelles deciderà (come nel caso della Spagna) se avviare contro il Portogallo una procedura d’infrazione con relativa condanna a una pesante multa. Intanto, la richiesta è quella di realizzare, “al più presto”, tagli per circa 750 milioni di euro». E la risposta è l’unica immaginabile politicamente in un momento come questo: no.
Angela Merkel like a boss
Angela Merkel “like a Boss” in una curiosa foto scattata al centro astronauti dell’Agenzia spaziale europea a Colonia e pubblicata da Repubblica

Ma l’elemosina non risolve

L’UE intanto rinuncia a comminare per ora alla Spagna una pesante sanzione (2 miliardi) per non aver rispettato l’obiettivo deficit. In cambio però chiede tagli per otto miliardi in un paese che andrà di nuovo alle elezioni dove i politici di solito qualcosa la promettono. Una richiesta incomprensibile. E Parigi? «C’è il rischio che la Francia non rispetti i suoi impegni», scrive Bruxelles, secondo cui saranno necessari nuovi «tagli strutturali» con la prossima legge di stabilità. Per la Grecia si deciderà per il taglio del debito o per il blocco del pagamento degli interessi alla fine di maggio. La verità è quindi che l’Italia vince faticosamente una battaglia perché l’UE ha deciso un atteggiamento diverso per ragioni evidentemente politiche. Ma va tenuto anche in mente che le elemosine non risolvono nulla.

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Parametri UE: il confronto tra Italia, Francia, Spagna, Portogallo (Corriere della Sera, 19 maggio 2016)

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