Virginia Raggi e il debito di Roma da non pagare

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-03

La candidata sindaca del MoVimento 5 Stelle a Micromega: ristrutturare il debito della Capitale nei confronti delle banche. E cercare i colpevoli

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Virginia Raggi come Jovanotti. La candidata sindaca del MoVimento 5 Stelle a Roma in un’intervista a Micromega i cui stralci sono riportati oggi dalla Stampa tira fuori una proposta interessante per il debito di Roma: ristrutturarlo e rinegoziarlo con gli istituti di credito.

«Vogliamo ristrutturare il debito di Roma, un debito che è principalmente finanziario e nei confronti delle banche», attacca senza giri di parole. E spiega in questo modo i passi e le modalità tecniche di questo annuncio di non-pagamento: «Il debito è nato per l’indebitamento di Roma Capitale verso fornitori e soggetti vari, pensi che un miliardo riguarda le indennità da esproprio per i mondiali di calcio di Italia ‘90… C’è poca chiarezza. A nostro avviso bisognerebbe capire perché sono stati contratti quei debiti. Quindi interrogarsi sulle responsabilità e sui tassi di mutuo – se sono regolari o meno – e infine trovare il modo per rinegoziare il debito con gli istituti di credito».
La «rinegoziazione» era stata finora una parola tabù, ma Raggi lo rompe: «Da sindaco avanzerei l’ipotesi di un audit sul debito e pretenderei di entrare nella gestione commissariale, ormai priva di qualsiasi possibilità di controllo malgrado tutti i cittadini italiani paghino per ripianare questo debito. È possibile che nessuno possa entrare? Non è un tema soggetto a segreto di Stato».

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Il debito complessivo in carico alla Gestione commissariale, pur considerando le problematiche riscontrate nelle quantificazione delle passività nei piani di rientro del 2008 e del 2010, risulta essere pari a 3 miliardi e 224 milioni di euro per quanto riguarda il debito non finanziario, e a 8 miliardi e 768 milioni di euro per quanto riguarda il debito finanziario, considerato a valori attuali. Per un totale di circa di 12 miliardi di euro, ha spiegato qualche giorno fa Silvia Scozzese, commissaria al debito di Roma Capitale. Di chi sono le responsabilità? Nel 2015 Gianni Dragoni, cercò, sulle pagine del Sole 24 ore, di sbrogliare questa intricata matassa. Andando a ritroso nel tempo tirò fuori i seguenti numeri. Durante il regno di Francesco Rutelli il debito era aumentato di 892.937 euro al giorno, a partire dal 1993. Con Walter Veltroni questa dinamica era rallentata: 416.476 euro al giorno. Per poi riprendere con Gianni Alemanno: 450.160 euro giornalieri. Solo Ignazio Marino, ormai allo stremo da un punto di vista finanziario, era riuscito a contenerlo, con una riduzione di 12.987 euro al giorno.

Le banche naturalmente si opporranno? «Hanno paura – e hanno ragione – che scopriamo la verità e rovesciamo il tavolo», sostiene Raggi. Tronca e i subcommissari «non hanno ritenuto importante analizzare e approfondire la composizione di tale debito pur essendo una spada di Damocle per l’amministrazione della città: un mutuo che finiremo di pagare tra il 2040 e il 2048 a tranche di 500 milioni l’anno».
Raggi lancia un messaggio molto duro, a parole, anche ai palazzinari romani: «Roma non può essere ulteriormente devastata dal cemento. Consumo di suolo zero, basta. L’Istat ci dice che ci sono oltre 100mila appartamenti tra sfitti e invenduti quindi non c’è fame di nuove case. Caso mai ci sarà fame di occupare quelle già esistenti. L’industria e il settore edilizio che è uno dei più operosi nella Capitale non va bloccato ma riconvertito in maniera sostenibile e compatibile con l’ambiente».

All’epoca, ricorda Gianfranco Polillo, ex sottosegretario di Monti che oggi dovrebbe diventare assessore al bilancio in caso di vittoria di Marchini, le responsabilità furono rimpallate:

Immediate le proteste dei diretti interessati. Francesco Rutelli, con una lettera allo stesso giornale, contestò in radice il metodo seguito, ricordando i successi del suo doppio mandato. Al posto di Veltroni, rispose Marco Causi, assessore al bilancio di quella Giunta. La lievitazione del debito durante quegli anni non era stato il riflesso di una gestione finanziaria allegra, ma delle inadempienze della Regione, guidata da Francesco Storace. Si era trattenuto illegalmente quasi 1 miliardo di euro: 738 milioni per il trasporto locale, 268 per la scuola e l’assistenza. Per il resto, silenzio assoluto.
Difficile dire chi avesse ragione. Del resto gli stessi Ispettori della Ragioneria generale, chiamati al capezzale del malato, non sono riusciti a venirne a capo. Nella relazioni finale si sono limitati a certificare l’esistenza di un debito ingente, quantificato in 9,571 miliardi. Cifra ancora indicativa. Dal 2008 al 2011 quel dato ballerà come un flipper impazzito: 12,239 miliardi nel 2010; 10,064 solo quattro mesi dopo. Per giungere alla fine all’importo di 9,618 miliardi, grazie anche ai finanziamenti del Ministero dell’economia. A dimostrazione di quanto sia cocente il disordine sotto il cielo di Roma.

Insomma, la proposta della Raggi (ridiscutere e rinegoziare) pare buona, anche se ancora, come spesso càpita con i grillini, non si conoscono i dettagli del progetto ma soltanto la volontà politica. Arrivare a trovare invece i “colpevoli” sembra piuttosto difficile. Se non impossibile.

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