Attualità
L’indagine del Garante della Privacy su VinciSalvini!
Giovanni Drogo 28/03/2018
In seguito ad un esposto de deputato PD Michele Anzaldi il Garante della Privacy ha aperto un’istruttoria per verificare se il concorso ideato dalla Lega per fidelizzare i fan di Salvini abbia violato o meno la privacy degli elettori
La settimana scorsa Repubblica aveva rivelato che nel 2016 c’erano stati dei contatti tra la Lega Nord di Matteo Salvini e Cambridge Analytica. Quest’ultima è la società di consulenza accusata di aver profilato milioni di utenti raccogliendo informazioni personali tramite una App di Facebook per poi utilizzare i dati durante la campagna USA per le presidenziali del 2016. La Lega però ha smentito di aver avuto qualsiasi contatto con Cambridge Analytica. Nel frattempo a finire nel mirino è stato il concorso da campagna elettorale ideato dalla Lega.
L’istruttoria del Garante della Privacy su Vinci Salvini!
Successivamente un’inchiesta di Giuliano Foschini e Fabio Tonacci aveva puntato il dito contro una celebre iniziativa della Lega: il concorso Vinci Salvini! che metteva in palio un caffè (o una telefonata) con Matteo Salvini. Un concorso su base volontaria destinato ai follower del Capitano più fedeli ed efficaci nel condividere il suo messaggio. In quel modo però la Lega – sostiene Repubblica – ha anche raccolto i dati dei profili Facebook dei suoi militanti e simpatizzanti, prendendosi anche la lista degli amici e l’indirizzo email. In seguito all’articolo di Repubblica il deputato PD Michele Anzaldi aveva presentato un esposto al Garante della Privacy Antonello Soro che ora ha aperto un’istruttoria sul caso.
Scriveva Anzaldi venerdì scorso: «Abbiamo avuto un caso analogo a Cambridge Analytica anche in casa nostra?» chiedendo una verifica urgente «anche alla luce del fatto che la società inglese ha affermato di aver lavorato anche per un partito italiano». Anzaldi sottolineava come l’eventualità che migliaia e migliaia di ignari elettori potessero essere stati «profilati per fargli arrivare messaggi propagandistici ad hoc» costituisse «un grave abuso contrario alle norme». L’apertura del fascicolo di indagine da parte dell’Authority che si occupa della tutela dei dati personali è un atto dovuto come conseguenza dell’esposto presentato da Anzaldi.
Quali informazioni hanno fornito gli utenti a Vinci Salvini?
Come nel caso della profilazione effettuata da Cambridge Analytica c’è però da fare una precisazione: lo strumento che sarebbe stato utilizzato dalla Lega era perfettamente legale. Vale a dire che è Facebook stesso a consentire di sfruttare il meccanismo che consente alle App connesse al nostro account Facebook di accedere alle informazioni personali quali ad esempio la lista degli amici. Accettando di registrarsi a Vinci Salvini! è possibile che gli utenti abbiano acconsentito alla App di accedere a quelle informazioni.
Quando si effettua l’accesso a Vinci Salvini! tramite Facebook (cosa che era caldamente consigliata dai gestori del concorso) compare la finestra che informa l’utente che “Salvini Premier riceverà le seguenti informazioni:
profilo pubblico, lista di amici e indirizzo e-mail”. Era in ogni caso possibile modificare le informazioni trasmesse alla App togliendo la spunta a “lista amici” o “indirizzo email”. Ma quanti utenti lo hanno fatto? L’informativa sulla privacy del concorso rammentava che «l’iscrizione alla iniziativa ‘Vinci Salvini’ comporta l’accesso tramite l’autorizzazione dell’applicazione Salvini Premier sul proprio account Facebook personale e che tale iscrizione comporta l’automatico inserimento nella classifica dell’iniziativa stessa. Nell’area riservata di questo sito dedicata all’iniziativa sono presenti tutte le istruzioni e i comandi necessari per disiscriversi».
Il concorso veniva presentato come una «”gara social” su Facebook tra migliaia di utenti che sostengono Matteo Salvini in vista delle elezioni politiche del 4 marzo 2018». Per accumulare punti gli utenti dovevano semplicemente mettere “Mi piace” ai post della pagina ufficiale di Matteo Salvini (che non siano stati pubblicati da più di tre giorni). Inoltre gli utenti che mettevano per primi il “Mi piace” avrebbero ottenuto un punteggio maggiore. L’obiettivo principale della gara era quello di aumentare la reach dei post di Salvini e quindi consentire ai messaggi del Segretario del Carroccio di essere diffusi rapidamente e in modo massiccio. Non è però detto che questa fidelizzazione abbia avuto ricadute positive sia sulla visibilità dei post su Facebook (che di recente ha dato una stretta a questa forma di like begging) sia nel risultato elettorale. Sarà ora compito del Garante stabilire se la Lega ha violato la normativa sulla Privacy. A prima vista, non sembra. Ed in ogni caso sono Facebook (e i suoi utenti) che consentono questa forma di profilazione.