Il video dei militari dell’operazione “Strade Sicure” che fermano un uomo ferito

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-16

La ministra della Difesa Elisabetta Trenta è intervenuta per spiegare che il video del fermo in cui un militare schiaccia a terra il collo di un cittadino extracomunitario nel tentativo di immobilizzarlo si è svolto nel pieno rispetto del protocollo dell’operazione Strade Sicure e nel rispetto della salute del fermato perché dopo i militari hanno anche chiamato un’ambulanza

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Fanpage ha pubblicato un video che mostra due soldati che fanno parte dell’operazione “Strade Sicure” dell’Esercito mentre eseguono il fermo di un cittadino di origine straniera. Il fatto è avvenuto sabato 14 luglio nei pressi della stazione di Rebibbia intorno alle due del pomeriggio. Nel filmato si vede un uomo a terra, sopra di lui un vigilante privato e un militare dell’Esercito. Un altro soldato assiste alla scena mentre telefona ai rinforzi e chiama un’ambulanza.

Il video del fermo violento a Rebibbia

L’uomo a terra urla di dolore e si dimena mentre il vigilante (probabilmente in servizio in stazione) tenta ad ammanettarlo. Uno dei due soldati lo trattiene al suolo schiacciandogli a terra prima il petto poi il collo con l’anfibio. Una mossa pericolosa perché – soprattutto quando si tratta di soggetti agitati – rischia di causare seri danni (che vanno dal soffocamento al rischio di lesioni alla colonna vertebrale). A terra una chiazza di sangue lascia intuire che il migrante, che poi si è saputo essere stato fermato perché in possesso di marijuana, sia stato ferito o si sia ferito durante la colluttazione o la fuga.

Sulla vicenda è intervenuta oggi pomeriggio la ministra della Difesa Elisabetta Trenta, che ha diffuso sulla sua pagina Facebook un lungo comunicato dove fa “chiarezza” sull’accaduto. La ministra spiega che il cittadino extracomunitario protagonista del video era in compagnia di un’altra persona «di fronte a un comportamento sospetto dei due gli è stato intimato l’alt per un controllo». Come è noto nell’ambito dell’operazione Strade Sicure i militari hanno gli stessi poteri degli ufficiali di pubblica sicurezza. A differenza delle Forze dell’Ordine però – e questo è sempre stato il limite dell’operazione – i militari pur seguendo uno specifico “iter addestrativo” non hanno per forza di cose le stesse competenze e capacità di Polizia di Stato e Carabinieri nello svolgimento delle funzioni di ordine pubblico.

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La ministra spiega che durante la fuga una delle due persone «è caduta provocandosi una ferita alla testa. Ferita, dunque, che non è scaturita da alcuna colluttazione». Una volta fermato uno dei due cittadini extracomunitari (non si sa se in possesso di regolare permesso di soggiorno o meno) è stato trovato in possesso «di un importante quantitativo di sostanze stupefacenti» che però non viene quantificato.

Per la ministra Elisabetta Trenta è tutto regolare

Secondo la Trenta i due militari hanno tutelato la salute del soggetto, chiamando un’ambulanza. C’è stato invece sì un momento “concitato” durante il quale il militare «ha dovuto agire con fermezza per immobilizzare l’individuo». Non avendo addosso i guanti, per evitare di venire a contatto con il sangue del soggetto, il soldato ha quindi – ma la ministra non lo descrive esplicitamente – dovuto schiacciare a terra il collo del fermato con il piede.elisabetta trenta video fermo migrante Rebibbia - 4
Ed è questo il problema del fermo: l’eccessivo uso della forza da parte di uno dei due militari. Non serve qui richiamare episodi simili, avvenuti negli USA dove in situazioni analoghe la persona fermata è deceduta perché non riusciva respirare. Secondo la ministra però i due granatieri non hanno agito in violazione del protocollo. Dal video, al di là del linguaggio un po’ duro però sembra di capire – dai lamenti della persona fermata – che forse un uso eccessivo della forza ci sia stato, a maggior ragione se la persona fermata si era già ferita da sola nella fuga. Secondo la ministra Trenta e lo Stato Maggiore dell’esercito invece è stato tutto regolare.

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