Fatti
Chi è Valerio Mogini, il medico della Croce Rossa fotografato in mezzo a Draghi e Merkel al G20
di Massimiliano Cassano
Pubblicato il 2021-10-31
Nello scatto in cui i grandi del Mondo si mescolano con gli operatori sanitari in occasione del G20, accanto a Mario Draghi c’è Valerio Mogini, 33enne volontario della Croce Rossa che ha soccorso i migranti al confine tra Macedonia e Turchia
Non doveva essere lì, in mezzo ai grandi della Terra. Non perché non lo meritasse, ma perché è sempre stato abituato a fare il suo lavoro – il medico – stando in disparte, lavorando “dietro le quinte”, badando alla sostanza e non all’apparenza. Valerio Mogini, 33 anni, medico specializzato in “Disaster Medicine” e coordinatore dei quattro hub vaccinali della Croce rossa italiana a Roma, quando al G20 era stata organizzata la foto di rito tra gli esponenti di governo e gli operatori sanitari, si era messo da parte. È stato proprio il presidente del Consiglio Mario Draghi, che in prima persona lo aveva invitato all’evento, a fargli cenno di mettersi accanto a lui. Lo ha riconosciuto tra tanti, forse si è ricordato di lui perché è stato proprio Mogini ad accoglierlo all’hub di Termini quando si è vaccinato. Così un uomo, un medico, con la sua dignità, il suo onore, si è trovato in messo in mezzo tra Draghi, l’indonesiano Joko Widodo, e Angela Merkel. Lo spostamento è stato talmente improvvisato che i suoi capelli coprono quasi mezzo volto della cancelliera tedesca.
“È stata una grandissima emozione”, ha dichiarato in un’intervista a Repubblica. “Sono solo una figura operativa – ha aggiunto – lontano dalla politica e dai dibattiti. Invitare persone come noi vuol dire riconoscere il ruolo centrale che gli operatori sanitari, ma anche i volontari, hanno in questa battaglia”.
Oltre ad aver lavorato in prima linea per sconfiggere il virus, da volontario della Croce Rossa è stato al confine tra Grecia e Macedonia quando nel 2016 il governo di Skopje decise di costruire una barriera di filo spinato per frenare l’ondata di migranti siriani e iracheni provenienti dalla Turchia. Crede in un’Europa aperta e non militarizzata, che apre le porte a persone che scappano dalla guerra in cerca di pace. Perché i segni di quella guerra, e di quei viaggi, lui li ha visti. E ha dovuto curarli, spesso con mezzi di fortuna, in un campo di oltre 9mila persone. Crede anche in “un’equa distribuzione dei vaccini e delle risorse sanitarie a livello globale”, come sostenuto dal presidente dell’Onu Antonio Guterres. Un medico, un uomo, il suo spirito di sacrificio e il suo senso di solidarietà. Con merito, tra i grandi del mondo.