Un malato dimenticato dietro il focolaio del San Raffaele?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-06-16

Gli inquirenti sono alla ricerca del paziente uno, ovvero l’origine del focolaio, e sono convinti che a portare il virus all’interno del San Raffaele sia stato un paziente e non i due dipendenti della clinica – il fisioterapista trovato positivo il 3 maggio e l’impiegata amministrativa – su cui si erano concentrati i principali sospetti

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Un paziente positivo al Coronavirus SARS-COV-2 e a COVID-19 che non è passato attraverso gli esami sarebbe all’origine del focolaio del San Raffaele alla Pisana, che intanto è arrivato a contare 111 infetti e 5 morti. La procura di Roma lavora attorno a questa ipotesi mentre ieri i carabinieri del NAS hanno ispezionato la clinica degli Angelucci su mandato del pubblico ministro Nunzia D’Elia.

Un malato dimenticato dietro il focolaio del San Raffaele?

Il Messaggero scrive oggi in un articolo a firma di Lorenzo De Cicco che gli inquirenti sono alla ricerca del paziente uno, ovvero l’origine del focolaio, e sono convinti che a portare il virus all’interno del San Raffaele sia stato un paziente e non i due dipendenti della clinica – il fisioterapista trovato positivo il 3 maggio e l’impiegata amministrativa – su cui si erano concentrati i principali sospetti:

Nell’ultima informativa dei carabinieri sono annotati i nomi di 3 pazienti assistiti nei reparti di riabilitazione cardiologica e riabilitazione respiratoria. La scoperta della positività al Covid-19 risale al 2 giugno, a quel punto l’istituto si è immediatamente attivato, contattando la Asl. Ma il sospetto di chi indaga è che il contagio possa risalire a diverse settimane prima e che sia rimasto sottotraccia. Anche il Servizio sanitario regionale, difatti, sta richiamando tutti i degenti dimessi dal 1 maggio in poi. L’inchiesta punta alle possibili falle nelle diagnosi dei ricoverati,prima o dopo l’accettazione al San Raffaele. L’obiettivo è capire se gli ospedali da cui i pazienti provenivano abbiano realizzato tutti gli esami necessari e se lo stesso abbia fatto la clinica privata di via della Pisana.

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Coronavirus: i numeri del Lazio (Il Messaggero, 16 giugno 2020)

Secondo fonti investigative, alcuni ricoverati avrebbero presentato patologie compatibili con una sindrome respiratoria fin dall’inizio. Il quadro clinico quindi, prima o dopo l’approdo all’istituto di riabilitazione, avrebbe potuto essere considerato diversamente. Aspetti a cui solo gli accertamenti dei prossimi giorni potranno dare risposta. Dal San Raffaele assicurano di avere rispettato tutte le procedure.

Il fascicolo appena aperto in Procura è senza ipotesi di reato e indagati, al momento. La Regione intanto prova a mettere argine al focolaio, che dalla clinica ha raggiunto le altre province del Lazio, da Rieti a Latina (ieri altri due casi a Guidonia), al quartier generale della Rai a Saxa Rubra, dove però il contagio sembra essersi arrestato: dopo i 5 operatori tv infettati, gli ultimi 50 test negli studi tv hanno dato esito negativo.

In totale, per provare a rintracciare i casiri conducibili al cluster sono stati eseguiti quasi 5 mila esami in pochi giorni. «Il doppio di Vo’ Euganeo», ha sottolineato ieri l’assessore regionale alla Sanità, Alessio D’Amato.

Il cluster della Garbatella

Intanto a Roma e nel Lazio il numero di tamponi positivi è al minimo dall’inizio dell’epidemia: ieri è stata registrata solo una nuova infezione nella Capitale, a cui se ne aggiungono due in provincia (dovute proprio al focolaio della Pisana) e nessuna nel resto del Lazio. Dopo una decina di giorni passati sulle montagne russe – tra San Raffaele, palazzo occupato alla Garbatella e situazioni collegate – la curva epidemiologica torna decisamente a puntare verso il basso, riprendendo il trend che aveva caratterizzato le settimane precedenti. È invece chiuso, secondo la Regione, il cluster dello stabile in piazza Pecile, alla Garbatella: all’interno non ci sono casi positivi.

Nel palazzo le persone non infette rimangono comunque sotto la sorveglianza dalla Asl Roma 2: nei prossimi giorni verrà ripetuto il tampone. Proseguono intanto le attività per i test sierologici sugli operatori sanitari e le forze dell’ordine. In alcuni ospedali – come Sant’Andrea, San Camillo e San Giovanni-sono attivi anche quelli per i privati cittadini.

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Anche se c’è chi contesta via della Pisana: “Non è vero” che il focolaio nel palazzo occupato alla Garbatella “è tutto sotto controllo, non sappiamo con chi siano venute a contatto quelle persone nei giorni del contagio. Dobbiamo risalire agli spostamenti di queste persone e giù che ci siamo dovremmo chiedere alla sindaca Raggi di fare attenzione anche ad altre strutture occupate nel VIII Municipio, come quella di via Caravaggio, dove ci sono oltre 200 persone ammassate in questi ex uffici, che cucinano anche con bombole a gas mettendo a repentaglio anche la vita degli abitanti nelle vicinanze. Abbiamo presentato vari atti, ma sembra che né al presidente di municipio ne’ alla Raggi interessino queste situazioni. Sono tutti stabili messi in lista per lo sgombero, ma nessuno provvede e ci chiediamo il perche’. L’atteggiamento del municipio nei nostri riguardi e’ abbastanza ostile, hanno anche sostenuto la manifestazione degli abitanti del palazzo occupato di via Caravaggio. Non capisco per quale motivo la Raggi pensi solo ad alcuni tipi di struttura nel centro storico, quando in tutta Roma e’ pieno di edifici occupati. Non voglio difendere Casapound, ma la giunta 5 Stelle si occupa solo di quelli che li contrasta politicamente”, dice Raffaella Rosati, capogruppo della Lega in VIII Municipio a Roma, intervenendo ai microfoni della trasmissione “Cosa succede in città”, condotta da Emanuela Valente su Radio Cusano Campus. “Circoscrivere i focolai è fondamentale”, ha detto all’ANSA il fisico Enzo Marinari, dell’Università Sapienza di Roma. Adesso, ha aggiunto, diventa possibile evitare che si ripetano situazioni come quella della Lombardia “perché all’inizio della pandemia non sapevamo di avere focolai, non potevamo immaginarlo; adesso abbiamo dei vantaggi e possiamo mettere a frutto i sacrifici fatti con il lockdown. Per esempio, sappiamo che è molto importante usare le mascherine e che non farlo significherebbe abbassare la guardia”. Mai come in questo periodo, ha osservato, “vale il richiamo a una grande prudenza”. La storia dell’epidemia ci ha insegnato inoltre che “se lo lasciamo rafforzare, il virus avrà la meglio”: perciò, ha aggiunto Marinari, è importante tenerlo sotto controllo con tutti i mezzi, dal distanziamento sociale alle protezioni, dall’app Immuni ai tamponi.

Leggi anche: Il focolaio di Roma e i nuovi contagi al San Raffaele

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