Tutti i reati che Salvini non ha visto quando era ministro

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-10-25

Oggi Matteo Salvini accusa il Governo di inesistenti tagli al comparto della sicurezza per addossare a Conte la responsabilità dell’omicidio di Luca Sacchi. Ma quando queste cose succedevano durante il suo mandato al Viminale la musica della Lega era tutt’altra

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Matteo Salvini non ha perso tempo ad avventarsi sul cadavere di Luca Sacchi, il 24enne romano morto ieri dopo essere stato colpito alla testa da un colpo di pistola durante un tentativo di rapina che gli stessi inquirenti ritengono “anomala” per le modalità e la reazione sproporzionata dei malviventi. Ma il leader della Lega, senza nemmeno sapere la dinamica degli eventi, ha pensato bene di sciacallare sulla morte di un ragazzo di 24 anni per fare campagna elettorale.

Salvini e lo sciacallaggio politico sulla morte di Luca Sacchi

La prima dichiarazione del Segretario della Lega è stata contro il Governo: «da ex ministro dell’Interno fa ancora più male vedere tutta l’insicurezza della capitale governata dai 5 Stelle e i tagli disastrosi che Renzi, Conte e Zingaretti fanno al fondo per le forze dell’ordine». Ieri sera a Diritto e Rovescio ha ribadito il concetto dicendo che «se settimana prossima un sindacato di polizia convoca tutti i poliziotti fuori dal Parlamento per protestare perché l’attuale governo non sta mantenendo gli impegni presi con le forze dell’ordine e non mette tutti i soldi necessari io dico che risparmiare sulla sicurezza degli italiani non è possibile».

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Ed è interessante che Salvini oggi si interessi delle opinioni dei sindacati, perché quando era al Viminale e un sindacato di Polizia aveva detto che «il decreto Salvini è propaganda che criminalizza il dissenso e l’immigrazione» non sembra che sia stato preso in considerazione. Su Facebook Salvini manda un abbraccio alla famiglia, condividendo un articolo di AdnKronos dove si fa notare che (nel 2016) Sacchi aveva condiviso molti post di Salvini (e della Meloni).

Per Salvini il problema è che il governo ha fatto dei tagli sulla sicurezza e che per questo motivo Luca Sacchi è morto. L’ex ministro però non dice che quando era il “ministro della Polizia” non ha pagato gli straordinari e che quando la Lega era al governo con Berlusconi (tra il 2008 e il 2011) ha istituito il blocco del turnover nelle Forze dell’Ordine. Ma per Salvini l’importante è addossare la responsabilità della morte di un ragazzo (a poche centinaia di metri da un Commissariato di Polizia) ai suoi avversari politici.

Quando c’era Salvini eravamo tutti più sicuri?

Ma davvero gli italiani erano più sicuri quando Salvini era ministro? Lasciamo perdere le statistiche che dicono che il numero di omicidi in Italia è in calo da anni, prendiamo in considerazione i fatti di cronaca, quelli che più hanno scosso l’opinione pubblica. Il 19 ottobre del 2018 una ragazza di 16 anni fu trovata morta in un edificio abbandonato nel quartiere San Lorenzo a Roma. Quella ragazzina si chiamava Desiree Mariottini, il ministro dell’Interno era Salvini. Come risolse la cosa il leader della Lega? Con una passeggiata nel quartiere e la promessa “tornerò con la ruspa”. Non è tornato. Ha aumentato i fondi per la sicurezza? No.

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Febbraio 2019: a Roma il nuotatore Manuel Bortuzzo, 20 anni, viene colpito da un proiettile mentre era fermo davanti ad un distributore di sigarette. Cosa ha fatto Salvini? È andato a visitare il ragazzo in ospedale, facendo le solite promesse. «La mia sensazione è che Manuel tornerà a correre e nuotare», aveva raccontato a Pomeriggio 5 qualche ora dopo. Al momento Manuel Bortuzzo non può correre, perché è paralizzato, ma è tornato lo stesso a nuotare. Maggio 2019: a Napoli viene gravemente ferita Noemi, una bambina di 4 anni, rimasta coinvolta in una sparatoria di Camorra. Anche in quel caso il ministro si precipitò al capezzale della bambina, promettendo che presto sarebbe stato approvato il Decreto Sicurezza bis (che non c’entrava nulla) e riguardo alla Camorra disse: «il contrasto alla camorra non può essere compito solo del ministro dell’Interno. C’è un problema di dispersione scolastica, di strutture sportive, fondamentale il ruolo delle parrocchie». Di diverso avviso il procuratore nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho che dichiarò: «se gli investimenti fossero adeguati, questi fatti non si verificherebbero».

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Daniele Bertana, all’epoca nello staff della comunicazione del Viminale

26 luglio 2019: a Roma viene ucciso il vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Il ministro dell’Interno è sempre Salvini, inizialmente tutti diedero la colpa ai “nordafricani” ma la tesi venne rapidamente smentita dopo l’arresto di due cittadini statunitensi. Il giorno dopo Salvini in diretta ad Uno Mattina farneticava dicendo che era tutta colpa del fatto che “ne avevano fatti entrare troppi” (di immigrati, ma i due americani erano turisti) e prometteva di lì a breve l’introduzione del taser e confidava la sua speranza in una “riforma della giustizia”. Niente promesse sui soldi alle forze dell’ordine però. Quelle le fa solo quando non è ministro. Poi ci sono tutti i casi di legittima difesa, vera o presunta, che Salvini ha abilmente cavalcato per portare avanti la sua agenda (arrivando anche ad andare a portare la sua solidarietà ad un condannato in via definitiva in carcere) C’è stato un caso però in cui Salvini non ha detto nulla: la morte di Violeta Senchiu, uccisa dal marito che le aveva dato fuoco dopo averla cosparsa di benzina. Ma lì, evidentemente, è stato perché la vittima era straniera.

Leggi anche: Lo sciacallaggio di Salvini sulla morte di Luca Sacchi

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