Tutti contro Parmalat: la guerra del latte in Liguria

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-04-11

Lactalis molla una cooperativa di zona. Regione e Comune di Genova promettono di trovare al più presto una soluzione ma nel frattempo i consumatori arrabbiati si sfogano sulla pagina Facebook della Parmalat

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In Liguria è guerra aperta contro Lactalis, la multinazionale francese proprietaria di Parmalat e Latte Oro (ovvero la Centrale del latte di Genova) che ha deciso di non rinnovare il contratto di approvvigionamento con la Cooperativa Val Polcevera lasciando a piedi un centinaio di allevatori che sono costretti a buttare via quei sessanta quintali di latte al giorno che la Parmalat non passa più a ritirare. A difesa degli allevatori liguri si sono schierati il Comune di Genova e la Regione Liguria ma sembra ormai troppo tardi per ricucire lo strappo con la multinazionale e così i consumatori si organizzano per difendere la produzione locale.
latte ligure parmalat m5s stefano mai - 2

Parmalat voleva pagare meno del prezzo di costo del latte

Tutto è iniziato quando, in fase di rinnovo di contratto, la Parmalat ha deciso di offrire 25 centesimi al litro ai produttori di latte liguri, una cifra ben al di sotto del costo di produzione, come spiega l’assessore all’Agricoltura della Regione Liguria Stefano Mai, che si aggira intorno ai 36 centesimi al litro e al quale vanno aggiunti i costi di trasporto (pari a circa 9 centesimi al litro). Latte che poi viene venduto nei supermercati ad un prezzo di oltre un euro al litro. Mai ha spiegato che la situazione attuale è dovuta alle politiche europee che permettono l’ingresso in Italia di latte proveniente dall’estero a prezzi stracciati:

Se il latte genovese finisce nel letame, nel vero senso del termine, è grazie alle assurde politiche europee che hanno permesso l’ingresso in Italia di imponenti quantitativi di latte dall’estero a costi molto bassi, innescando una concorrenza sleale che sottopone oggi i nostri produttori a ricatti economici e porta alla distruzione del settore. Con prezzi al litro che raggiungono addirittura i 10 centesimi, cioè neppure la metà del costo di produzione, i nostri produttori non possono andare avanti. È necessario rendere al più presto obbligatoria la tracciabilità delle materie prime utilizzate per i prodotti lattiero-caseari: sarebbe un primo passo, ma la soluzione potrebbe venire da una completa riprogettazione del sistema. Se non sarà invertita l’attuale tendenza, i nostri allevatori saranno destinati ad abbandonare le attività con conseguenze disastrose, oltre che sul piano economico-occupazionale, anche di abbandono del territorio

L’assessore Mai invita a “sostenere le eccellenze delle nostre produzioni lattiero-casearie nella difficile situazione che si somma a una già grave crisi causata dalla concorrenza di produttori di altri Paesi comunitari” ricordando ai suoi concittadini che il latte degli allevatori liguri si può acquistare presso i distributori di latte crudo. Una mappa dei punti di distribuzione può essere consultata sul sito Milk Map. Ma sembra davvero poca cosa, una goccia nel mare di latte (seimila litri al giorno) buttato via. Il Sindaco di Genova Marco Doria in un comunicato annuncia che “la Città metropolitana d’intesa con il Comune di Genova, insieme ai Comuni, ai municipi e alle associazioni di categoria, individuerà forme straordinarie di commercializzazione del latte da parte dei produttori. Sarebbe economicamente e moralmente inaccettabile lo spreco di latte invenduto“. Secondo Doria l’unica strada percorribile per difendere la produzione locale è la promozione della filiera corta dal produttore al consumatore. Non c’è dubbio però che la decisione della Parmalat metta in ginocchio un settore già duramente provato dalla crisi e dalla situazione dei prezzi del prodotto. Le misure allo studio della Regione, del Comune di Genova e della Città Metropolitana sono unicamente soluzioni tampone che hanno lo scopo di prendere tempo e dare un po’ di respiro agli allevatori.
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Il M5S lancia l’allarme per la focaccia di Recco

L’assessore Mai ha anche annunciato di voler creare una filiera di produzione di formaggio e di essere alla ricerca di una catena della grande distribuzione che voglia commercializzare il latte ligure, ma sono progetti che per essere avviati richiedono più tempo. Nel frattempo i consumatori liguri vanno alla guerra contro la multinazionale, minacciando il boicottaggio dei prodotti Parmalat e Latte Oro. Anche perché, come denunciano in un post su Facebook i portavoce M5S Alice Salvatore e Marco De Ferrari, a subire pesanti ripercussioni a causa della decisione di Lactalis/Parmalat di abbandonare la produzione ligure potrebbe essere una delle eccellenze gastronomiche della regione. La focaccia di Recco infatti, per poter essere considerata prodotto D.O.P. deve utilizzare latte delle vallate liguri. I Cinquestelle chiedono alla Regione di intervenire al più presto (ad esempio distribuendo latte ligure nelle scuole) per salvare la produzione di latte ligure ma molto probabilmente più che la politica potranno fare i consumatori che si stanno già organizzando per acquistare il latte ligure e boicottare quello – non più ligure – della Parmalat.


Molti utenti hanno preso d’assalto la pagina Facebook della Parmalat chiedendo conto della decisione dell’azienda e minacciando di non comprare più i prodotti, ma gli addetti al social della pagina – che rispondono prontamente ai messaggi di altri utenti – a quanto pare hanno deciso di ignorare i consumatori traditi. Nel frattempo a quanto pare via WhatsApp i cittadini liguri si stanno organizzando per difendere la produzione locale e rivolgersi direttamente alle cooperative che mettono in vendita il latte made in Liguria.

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