Tsipras, il bicchiere è mezzo pieno (di cicuta)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-07-13

L’accordo che il premier greco ha firmato porterà a maggiore recessione in Grecia. Il suo governo cadrà. Le leggi sulle aree “rilevanti” dovranno ricevere il controllo preventivo della Troika. Che torna ad Atene

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Volendo usare la metafora più trita in questi casi, si potrebbe vedere il bicchiere mezzo pieno nell’accordo che la Grecia ha firmato all’Eurosummit. «La Grecia continuerà a lottare e noi continueremo a lottare. Abbiamo inviato un segnale di dignità al mondo, questa è l’eredità più importante», ha detto Alexis Tsipras in conferenza stampa. Sarà. «Abbiamo ottenuto la nostra sovranità nazionale», ha continuato. Sarà. «Abbiamo ottenuto la ridiscussione del debito». Davvero?
 
TSIPRAS, IL BICCHIERE È MEZZO PIENO (DI CICUTA)
La verità è che rispetto al piano votato dal parlamento greco e delle affinità e differenze tra il compagno Tsipras e la Troika l’accordo che Tsipras ha firmato è ampiamente peggiorativo. A fronte di un prestito dell’European Stability Mechanism (il fondo salva-stati) pari a 82-86 miliardi di euro in tre anni (molti soldi andranno alle banche greche), l’allegerimento del debito che il premier dice di aver ottenuto in realtà arriverà soltanto se verrà rispettato il calendario delle riforme. E rimane una promessa. Il fondo suggerito da Schaeuble per essere messo a garanzia dei prestiti non sarà in Lussemburgo e non sarà quell’Institutions for Growth in Greece che è gestito paritariamente da Germania e Grecia, ma sarà comunque sotto la supervisione delle istituzioni europee. La Troika torna poi ad Atene, secondo un punto del programma dell’Eurogruppo che Tsipras nemmeno ha provato a contestare durante l’Eurosummit. In cambio Tsipras riceverà (si fa per dire, visto che gli emolumenti vengono dalle privatizzazioni in Grecia) 12,5 miliardi da spendere in investimenti per il rilancio della crescita. Ma c’è di più, anzi di peggio. Si tratta di cifre teoriche. Perché nel corso di questa ultima fase di negoziati il premier greco Alexis Tsipras aveva avvertito che Atene stimava in al massimo 17 miliardi di euro i proventi possibili da privatizzazioni. E secondo il Fmi questa voce sarebbe ancora più bassa: 7 miliardi di euro. Questo significa che per gli investimenti Atene avrà a disposizione una cifra infinitesimale rispetto a quella che oggi l’Eurosummit teoricamente promette. Tsipras ha poi perso sul fronte dell’aumento dell’IVA, che aveva provato a scadenzare nel suo piano, e sull’anticipazione dei provvedimenti per la riforma delle pensioni.  Si prevede poi espressamente la consultazione e l’accordo con i creditori “su tutte le leggi sulle aree rilevanti prima della discussione in parlamento”. Il controllo dei creditori sarà invasivo e su tutte le principali scelte pubbliche, a proposito del discorso sulla sovranità. Diciassette ore di lavoro per una capitolazione su gran parte della linea, con la spada di Damocle della Grexit minacciata da Schaeuble addirittura per iscritto con l’avallo della Merkel, alla faccia di chi raccontava favole sul disaccordo tra la cancelliera e il suo ministro. This is a coup, come diceva anche Paul Krugman ieri notte? No, e semplicemente perché la firma del primo ministro greco sull’accordo c’è. E le responsabilità storiche seguiranno. Lo stesso Tsipras ha detto nelle dichiarazioni a caldo che questo accordo aggraverà la recessione della Grecia. C’è da ricordare che anche molte delle proposte del suo governo non sarebbero andate ad aiutare Atene e la sua economia disastrata.

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Vignetta da DRY su Twitter

I GIORNI CONTATI DEL GOVERNO
Anche il governo ha i giorni contati. Ufficialmente sono tre, ovvero quelli che l’esecutivo avrebbe in teoria a disposizione per cominciare il percorso di riforme imposto dall’Europa. Nella pratica già ieri Panos Kammenos, che con la sua formazione politica Greci Indipendenti si stava smarcando dalla sua maggioranza. E il rischio è che al suo ritorno ad Atene il premier trovi soltanto mezzo partito a sostenerlo: in Syriza già molti avevano criticato il piano del premier, quello che Tsipras ha firmato gli farà perdere ancora sostegno. Panagiotis Lafazaris, ministro dell’energia e leader dell’ala radicale di Syriza, definisce il compromesso raggiunto ad Atene in una nota a nome di ‘Piattaforma di sinistra’ pubblicata sul sito parapolitika.gr, già definisce come “umiliante” l’accordo.  Il ministro greco del Lavoro, Panos Skurletis, afferma che entro l’anno la Grecia andrà a elezioni anticipate e che fino ad allora o ci sarà un governo di larghe intese o si cercherà l’appoggio dell’opposizione per applicare le riforme concordate con l’Eurogruppo. “In questo momento c’e’ un problema di maggioranza di governo”, ha detto Skurletis intervistato dalla Tv pubblica. Il ministro delle Finanze, Euclides Tsakalotos, sabato aveva ricevuto dal Parlamento un mandato a negoziare solo grazie ai voti dell’opposizione, perché era venuto a mancare il supporto di 17 deputati di Syriza, 8 dei quali si erano astenuti, 7 non erano in aula e due avevano votato contro. Con questo accordo finisce l’esperimento di un governo di sinistra radicale nell’eurozona? Probabilmente ad oggi è troppo presto per dirlo. Perché i sondaggi (prima della firma dell’accordo…) davano la popolarità del premier in aumento dopo il referendum: in una competizione elettorale in Grecia oggi Syriza sarebbe ancora la favorita. Ma non passerà molto tempo prima che il vento cambi. Le nuove elezioni in autunno, paventate un po’ ovunque sui media greci, difficilmente riusciranno a rilanciare il progetto politico di Tsipras. La sua piattaforma politica ha fallito: estremizzarla, proponendo l’uscita dall’Europa e dall’euro, gli alienerà i voti dei moderati. Spostarsi a destra non avrebbe senso rispetto a quello che ha già firmato (più di così?).
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La manifestazione in piazza Syntagma per il no all’accordo

LA DISUNIONE EUROPEA
A voler proprio trovare qualcosa di ottimistico, si potrebbe però far notare che almeno con la cavia Tsipras abbiamo potuto pregustare la piccineria politica del gigante economico che guida l’Unione Europea. La proposta di Wolfgang Schaeuble che era stata bollata come estremistica e non apprezzata nemmeno dalla Merkel, il giorno dopo è diventata la base del documento presentato dall’Eurogruppo all’Eurosummit. Una vittoria su tutta la linea, per lo meno a livello di ministri delle finanze, che ha certificato la leadership della Germania. La Merkel ha poi dovuto cedere sui punti maggiormente umilianti all’Eurosummit, ben sapendo che in una trattativa se vuoi ottenere dieci per lo meno devi cominciare chiedendo 50. Ma la linea tedesca è passata sopra la Francia (che aveva aiutato a scrivere il piano di Tsipras per poi vederselo bocciare da Schaeuble…). E questa decisione costituirà un pericoloso precedente anche per chi si mettesse in testa di sfidare l’austerità in Europa. La strada diventa sempre più stretta. Per tutti. E presto se ne accorgerà anche chi oggi non ha ancora capito cosa ha votato e accettato.
 
 

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