Opinioni
Il treno di Genova non è (solo) un problema dei 27 disabili “cacciati” ma di chiunque creda in un Paese civile
Giulia Lamarca 19/04/2022
Questo articolo non dovrebbe neanche esistere. Vi espongo i fatti: era stata prenotata un carrozza sul treno regionale Trenitalia da Genova. Le persone fanno per salire sulla carrozza, ma scoprono che quest’ultima è già interamente occupata da altri turisti. Essendo le sedute riservate, le persone in più sarebbero dovute scendere o cambiare posto. Mi sembra […]
Questo articolo non dovrebbe neanche esistere.
Vi espongo i fatti: era stata prenotata un carrozza sul treno regionale Trenitalia da Genova.
Le persone fanno per salire sulla carrozza, ma scoprono che quest’ultima è già interamente occupata da altri turisti.
Essendo le sedute riservate, le persone in più sarebbero dovute scendere o cambiare posto. Mi sembra normale e logico, ma allora perché sto scrivendo questo articolo? Posso dirvi realmente quello che penso?
Semplice, se si fosse trattato di tutte persone normotipiche, sarebbe probabilmente avvenuta la classica lite tra passeggeri, e l’avrebbero spuntata le persone che avevano prenotato il posto. Ma non è questo il caso. Perché? Perché le persone che avevano prenotato il biglietto erano 27 ragazzi e ragazze con disabilità.
Sembra incredibile, ma alla fine è il personale stesso ad aver ritenuto che il miglior modo per gestire la faccenda fosse mettere il gruppo su un pullman, “con tanto di snack e bibite”, come se le persone con disabilità dovessero essere già essere felici per questi contentini.
Pensateci. Potevano fare anche un’altra scelta, potevano andarsene gli altri turisti su un bus e i 27 ragazzi con disabilità rimanere sul treno.
Trenitalia riesce sempre a far scendere tutti dai treni. Non avete idea a quante scene ho assistito di persone sbattute letteralmente fuori dal treno. Ricordo ancora quando da ragazzina mi sono fatta tutta la Liguria su un regionale e ricordo quante volte ad ogni fermata hanno fatto scendere in modo poco carino ed educato un migrante.
Invece qui nulla, sembra che queste persone avessero il diritto di stare seduti lì. Non fraintendetemi, non voglio dire che è giusto far scendere le persone in modo poco educato, sto cercando di farvi capire quanto è profondamente abilista e razzista il comportamento di fondo.
La verità è che questa storia è l’emblema di un paese che ancora crede che una persona normotipica con un corpo conforme abbia più diritti di un’altra o forse che chi sale per primo meglio alloggia.
Se fossi stata io quella persona con disabilità, avrei fatto chiamare i carabinieri perché è con queste piccole “guerre” quotidiane che conquistiamo il nostro posto nel mondo.
E gli snack li avrei rifiutati, perché le ingiustizie non si curano con i taralli o i cioccolatini. Ma so anche perché dopo un po’ loro hanno ceduto, perché anche io ero così una volta, alle svalutazioni, ad essere gli ultimi, dopo un pò ci si abitua e quando si vivono queste umiliazioni si rimane scioccati in quel momento e non si sa cosa fare.
Ma se dobbiamo trarre una lezione da questa vicenda è che queste questioni devono diventare un “problema” di tutti, che se accade a me la prossima volta non devo accettare ma devo combattere. E, se qualcuno di voi vede queste cose, deve mettersi dalla nostra parte, non perché “siamo gli ultimi o i poverini” ma perché siamo nel giusto, perché per la parità val sempre la pena combattere e perché è anche difendendo un principio che si contribuisce a costruire un mondo più civile.