Travaglio e la morte di Imane Fadil: «Non è stato Berlusconi, ma…»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-19

Il direttore del Fatto: «La tesi è che qualcuno abbia voluto fargli un favore non richiesto, o lanciargli un messaggio avvelenato per ricattarlo»

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Marco Travaglio sul Fatto scrive oggi a proposito di Silvio Berlusconi e della morte di Imane Fadil. Il direttore del Fatto esordisce dicendo che probabilmente non è stato Benito Mussolini in persona a ordinare la morte di Matteotti, ma lo hanno fatto alcuni facinorosi per lui che dovette assumersi la responsabilità politica dei fatti; poi, aggiunge, probabilmente Giulio Andreotti non ordinò l’assassinio di Mino Pecorelli (c’è in effetti una sentenza che lo assolve…). Poi arriva al punto:

Sicuramente Silvio Berlusconi non ha ordinato il probabile avvelenamento di Imane Fadil, la ragazza marocchina che nel 2009, a 25 anni, frequentò ben sei “cene eleganti”a base di bungabunga nella sua villa di Arcore e lo incontrò altre due volte in un ristorante milanese e in un’altra villa in Brianza. I testimoni B. di solito li compra, non li ammazza.

E tutto poteva augurarsi, fuorché la morte di una teste-chiave del processo Ruby-ter (dov’è imputato, tanto per cambiare, per corruzione di testimoni) e il ritorno del bunga bunga sulle prime pagine dei giornali. Infatti, negando le sentenze e persino l’evidenza, ha provato a smentire di aver mai visto Fadil. Ma purtroppo nessuno può escludere che c’entrino i vari ambienti criminali che lo circondano da quasi mezzo secolo, da Cosa Nostra alla massoneria deviata, dal sottobosco dell’eterna Tangentopoli ai gigli di campo di Putin.

La tesi è che qualcuno abbia voluto fargli un favore non richiesto, o lanciargli un messaggio avvelenato per ricattarlo, o sputtanarlo, o ricordargli qualche promessa non mantenuta.

Non sarebbe né la prima né l’ultima volta che chi si mette di traverso sulla sua strada ne patisce le conseguenze: domenica abbiamo ricordato la catena di terrificanti “coincidenze”toccate a una ventina di personaggi che sapevano troppo o gli davano noia o nominavano il suo nome invano. E ci siamo scordati di Maurizio Costanzo, ex maestro della P2, che il 14 maggio ’9 3, mentre tentava di dissuadere B. dall’entrare in politica, scampò per miracolo a un attentato mafioso ai Parioli: la prima autobomba di Cosa Nostra fuori dalla Sicilia.

Agatha Christie diceva che “una coincidenza è una coincidenza, due coincidenze fanno un indizio, tre coincidenze fanno una prova”. Ora, può darsi che per B. non ne basti nemmeno una ventina. Ma questo riguarda i pm che stanno indagando sulla morte di Imane e ricostruendo le sue ultime ore prima del ricovero all’Humanitas.

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