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“Fino ad ora ho evitato di rispondere alle falsità di Furio Colombo”: la versione di Marco Travaglio sullo scontro con Orsini

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-05-19

Tutto nasce da un articolo, molto critico nei confronti del professore di Sociologia e di Massimo Fini, non pubblicato sul Fatto Quotidiano

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Negli ultimi giorni si è scatenato il caos all’interno della redazione allargata de Il Fatto Quotidiano e che oggi ha portato a un botta e risposta tra Marco Travaglio e Furio Colombo. Quest’ultimo, infatti, aveva accusato il direttore di censura per via di un articolo – critico sulle posizioni di Alessandro Orsini e Massimo Fini – che non sarebbe stato pubblicato sul giornale. Oggi è arrivata la contro-replica al vetriolo da parte di Travaglio.

Travaglio Colombo, lo scontro a distanza su Alessandro Orsini

Il direttore del Fatto Quotidiano, nello spazio dedicato alle domande dei lettori, dice di aver voluto rompere solo oggi il silenzio su questa vicenda per via delle sollecitazioni da parte del suo pubblico. E lo ha fatto scrivendo ciò:

“Per amicizia, rispetto e carità di patria ho finora evitato di rispondere alle falsità che va diffondendo Furio Colombo su giornali e tv. Ma quella che sia lui il censurato (da me!) è troppo grossa per lasciarla correre. L’unica censura in tutta questa storia è quella che Colombo pretendeva da me, quando mi ha ripetutamente chiesto di cacciare dal Fatto Quotidiano il professor Orsini, “reo” di non pensarla come lui. Gli ho risposto, sbalordito, che non era una richiesta né liberale né democratica, anzi inaccettabile per la mia concezione della libertà di pensiero e del pluralismo e irricevibile per la storia del nostro giornale. E lui se n’è andato, malgrado i tentativi di molti di noi di farlo ragionare. Alla fine l’ha ammesso anche lui sul Riformista: “Ho pregato Marco di farne a meno” (di Orsini). Poi però ha aggiunto che “al Fatto non c’è più libertà”: invece c’è sempre stata e sempre ci sarà; non ci sarebbe più se avessi accettato il suo diktat di cacciare un professore per le sue idee. Non so altrove, ma qui funziona così: i commentatori concordano col direttore gli articoli che, una volta approvati, vengono scritti e pubblicati. Con tre soli limiti: il Codice penale, per tentare di evitare condanne per diffamazione; l’oggettività dei fatti; e il rispetto per gli altri collaboratori del giornale, che possono dissentire gli uni dagli altri, ma non usare il Fatto per insultarsi e diffamarsi fra loro. Purtroppo Colombo, sabato 7, mi ha inviato un pezzo che oltrepassava tutti e tre i limiti: offendeva e diffamava Fini e Orsini attribuendo loro tesi e intenzioni mai espresse, financo una fantomatica complicità nella guerra di Putin all’Ucraina. L’ho dunque pregato di rimandarlo con tutte le sue opinioni intatte, anzi con un’esplicitazione ancor più dichiarata del suo dissenso da Fini e Orsini (e da me), ma senza insultarli, anche perché altrimenti Fini e Orsini avrebbero avuto tutto il diritto di usare il Fatto per ripagarlo della stessa moneta, trasformandoci in un ballatoio di comari per la gioia dei nostri avversari e lo sconcerto dei nostri lettori. Colombo ci ha pensato qualche giorno, poi mi ha inviato la nuova versione, che è uscita venerdì. Anche lì le false accuse abbondavano (Fini veniva addirittura scambiato per Lavrov, non avendo mai detto che Hitler era ebreo). Ma a quel punto – per amicizia, rispetto e carità di patria – ho deciso di fare un’eccezione e di pubblicare tutto, limitandomi a correggere le fake news più marchiane. La stessa mattina Colombo mi ha telefonato per comunicarmi che, se non avessi cacciato Orsini, avrebbe lasciato il Fatto. Me lo sono fatto ripetere più volte, perché non ci volevo credere. Purtroppo era tutto vero”.

La versione di Furio Colombo, invece, raccontava di un articolo critico che però poteva essere pubblicato in linea con la libertà di pensiero di cui si è sempre vantato Marco Travaglio e il Fatto Quotidiano. Sta di fatto che le due versioni sono d’accordo solamente su un punto: quell’articolo non è stato pubblicato e Colombo ha lasciato il Fatto Quotidiano.

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