Il focolaio di variante Delta a Torre del Greco

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-06-24

Dopo il focolaio nel Piacentino anche in Campania la variante Delta si diffonde con ben 44 contagi accertati a Torre del Greco. Cosa si sa al momento

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Dopo il focolaio nel Piacentino anche in Campania la variante Delta si diffonde con ben 44 contagi accertati a Torre del Greco. Cosa si sa al momento

Il focolaio di variante Delta a Torre del Greco

Sono 44 i casi di variante Delta registrati a Torre del Greco (Napoli), 12 dei quali guariti e 32 ancora positivi. Di questi 32, solo 7 avevano ricevuto la somministrazione vaccinale limitatamente alla prima dose. Il Comune di Torre del Greco fa sapere che tutti i positivi alla variante Delta sono in condizioni non gravi e sotto monitoraggio e controllo costante della Asl Napoli 3 Sud, competente sul territorio vesuviano. Il Comune di Torre del Greco sottolinea inoltre che è “infondata” la notizia che ricondurrebbe un focolaio di variante Delta a una palestra della città di Torre del Greco, spiegando che “si tratterebbe di una palestra della città di Agerola e i due nuclei familiari coinvolti non appartengono al territorio comunale torrese”. Spiega Repubblica Napoli:

 

«Stiamo seguendo l’evolversi della situazione, si tratta di un’evidente anomalia, ma al momento non c’è motivo di preoccuparsi perché abbiamo già effettuato 52mila vaccinazioni» evidenzia il sindaco Giovanni Palomba, che ieri si è messo in contatto con l’Asl per essere informato sulle condizioni di salute dei 44 positivi alla variante Delta. «Si tratta di soggetti in condizioni non gravi e sotto costante monitoraggio e controllo dell’Asl: 12 sono guariti e 32 sono ancora positivi, tra i quali solo 7 avevano ricevuto la prima dose del vaccino. Nulla che faccia presagire una nuova ondata della pandemia» rassicura il primo cittadino

 

 

Sulla variante Delta facciamo pochi screening

“Facciamo pochi screening. Rispetto al Regno Unito ne facciamo dieci, forse venti volte di meno. La nostra capacità di tracciare su scala nazionale è limitata e probabilmente al di sotto dello standard per poter mappare con precisione. Certo abbiamo visto salire questa variante da un 1% o 2%, fino in doppia cifra”. Così al Corriere della Sera il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini, Secondo cui la variante Delta diventerà la forma dominante di Covid “probabilmente nei prossimi mesi, cosi come per l’Europa tutta. Ma ci sentiamo più protetti dei britannici, perché molti in Italia hanno già preso due dosi”.

La variante Delta probabilmente viene dall’India e Magrini sottolinea che “in Europa e in Italia abbiamo più del doppio del nostro stretto fabbisogno e con i nuovi ordini europei, altri 1,8 miliardi di dosi Pfizer (oltre 250 milioni per l’Italia), arriviamo a oltre tre volte. Non è stato un errore. È stato il modo più giusto di affrontare l’emergenza, quando non si conosceva l’efficacia dei diversi vaccini. Ora la situazione è diversa e Mario Draghi ha già detto che doneremo 15 milioni di dosi. Il G7 si è impegnato a donare un miliardo di dosi, dunque 500 milioni da parte dell’Europa e 60 o 70 milioni da parte dell’Italia. Verosimilmente avverrà nelle prossime settimane. Certo, dobbiamo sapere che per offrire una copertura al Sud del mondo servono almeno quattro-sei miliardi di dosi”.

“Fare previsioni a due o tre anni”, dice ancora Magrini, su quando potremo limitare l’insorgenza di pericolose varianti nei Paesi in via di sviluppo “è difficile e l’impegno profuso è senza precedenti. C’è stata una prima accelerazione di capacità produttiva e altri vaccini stanno arrivando: Novavaxelo stesso Curevac nella nuova versione, molto più efficace rispetto ai primi risultati pubblicati. Per l’Hiv è servita una decina di anni per fornire farmaci a tutti i Paesi più bisognosi. Questa volta ci metteremo meno: due o tre anni; ci sono segnali di accelerazione e maggiore impegno dei governi”.

“Ho imparato a fare poche previsioni – dice ancora il direttore dell’Aifa – Hanno preoccupato tutti il fatto che i britannici posponessero di un mese la piena riapertura e l’andamento peggiorativo in poche settimane nel Regno Unito. Anche chi era arrivato a zero morti e contagi molto più bassi deve correggere il tiro. Ma in Italia i dati vanno rapidamente molto meglio e avremo un’estate più normale e più sicura anche dell’estate scorsa. I risultati nelle scorse settimane sono stati rapidamente straordinari”.

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