Lo studio sul Tocilizumab che cura il Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-17

Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Pascale di Napoli, conferma oggi che il Tocilizumab ha avuto effetti positivi sugli affetti da Coronavirus SARS-COV-2 e malati di COVID-19: “Di 7 intubati, 5 hanno avuto un miglioramento importante dei parametri di funzionalità respiratoria”

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Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Pascale di Napoli, conferma oggi al Fatto Quotidiano che il Tocilizumab ha avuto effetti positivi sugli affetti da Coronavirus SARS-COV-2 e malati di COVID-19: “Di 7 intubati, 5 hanno avuto un miglioramento importante dei parametri di funzionalità respiratoria”.

Lo studio sul Tocilizumab che cura il Coronavirus

Sono confermati quindi i primi risultati del farmaco contro l’artrite, che nel frattempo è stato portato nelle procedure di cura in molte altre parti d’Italia, e un altro farmaco con le stesse proprietà (il Sarilumab) andrà presto in sperimentazione. Lo stesso Ascierto però spiega che non ci sono cure miracolose, visto che degli altri due pazienti uno è deceduto e l’altro è ancora stazionario. Altri quattro pazienti critici trattati (ma non in terapia intensiva) sono migliorati e uno non è più sottoposto a ossigenoterapia a intermittenza. Su 16 trattati con Tocilizumab dal 14 marzo, riporta invece l’Asl di Latina, 11 hanno mostrato miglioramento dopo sole 48 ore. I dati però  sono per adesso ora aneddotici e a rischio “far west”: pochi pazienti, nessuno studio clinico e approcci diversi. Ma, spiega il Fatto, è in rampa di lancio uno studio:

L’Agenzia nazionale del farmaco (Aifa) li sta esaminando sia per fornire linee guida omogenee e garantire ai pazienti Covid il migliore approccio terapeutico, sia per autorizzare il primo vero studio clinico rigoroso sulla reale efficacia del Tocilizumab. A sentire Franco Locatelli (ematologo e direttore del Consiglio superiore di Sanità) sembrerebbe che di queste regole ci sia un bisogno urgente tanto quanto di una cura.

“Bisogna adottare un metodo di lavoro degno della grande tradizione medico scientifica di questo paese”, ha detto ieri, aggiungendo che c’è la massima necessità di studi condotti rigorosamente per provare l’efficacia clinica di terapie antivirali (per cui Aifa ha già autorizzato uno studio clinico con il Remdesivir, testato in vitro contro Ebola, ndr) e di farmaci per ridurre l’iper infiammazione (cioè il Tocilizumab, ndr).

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E nel frattempo c’è stato anche un qui pro quo:

Ricordando che se questo è il tempo dell’emergenza, è anche quello “del massimo rigore negli approcci terapeutici che possono essere promettenti, ma la cui efficacia deve essere comprovata”. Sebbene Aifa non abbia ancora autorizzato lo studio clinico con Tocilizumab, infatti, il gruppo del Pascale di Napoli ha rilasciato dichiarazioni eccessivamente entusiastiche arrivando a dire che Aifa avrebbe autorizzato la sperimentazione con Tocilizumab su 250 pazienti Covid, salvo poi smentire un momento dopo.

Le speranze di cura con i farmaci antinfiammatori

Le cure per pazienti con Covid-19, la malattia da nuovo Coronavirus SARS-COV-2, vengono in primo luogo dai lavori pubblicati da ricercatori e medici di Wuhan, la prima città colpita dalla pandemia. Dopo la vicenda della cura 47D11 che viene dall’Olanda, il Corriere della Sera le ha riepilogate ieri in un articolo a firma di Margherita De Bac:

Non esistono antivirali specifici contro il coronavirus Sars-CoV-2. Fin dall’inizio dei focolai verificatisi in Cina, i medici hanno fatto ricorso a molecole studiate e già in commercio per combattere infezioni di altro tipo ma causate da gruppi di agenti patogeni cui appartiene anche il nuovo «nemico», i retrovirus. Si tratta di formulazioni anti-Hiv (il virus responsabile dell’Aids) a base di Ritonavir e Lopinavir, in combinazione con vecchie sostanze antimalaria, la clorochina e l’idrossiclorochina che hanno un’azione antinfiammatoria e infatti sono utilizzati anche per l’artrite reumatoide.

Nella lista delle terapie anche un antivirale in sperimentazione in Cina, Remdesivir, studiato dall’azienda Gilead per la Sars e poi Ebola e finora consegnato gratuitamente agli ospedali che ne hanno fatto richiesta secondo la procedura dell’uso compassionevole (previsto quando non esistono alternative e se il paziente è in gravi condizioni).

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Coronavirus: i farmaci e le cure (Corriere della Sera, 16 marzo 2020)

Poi c’è il Tocilizumab e infine c’è l’anticorpo biologico:

L’Università di Utrecht ha pubblicato sul sito BioRxiv una ricerca che dimostrerebbe la validità di un farmaco biologico, un anticorpo monoclonale, specializzato nell’aggredire il Sars-CoV-2, capace di riconoscere il recettore con cui il virus si aggancia alla cellula umana. Ma i tempi perché venga prodotto sono molto lunghi.

Leggi anche: Coronavirus: le speranze di cura con i farmaci antivirali e antinfiammatori

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