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Chil Post e Gianfranco Massone: perché Tiziano Renzi è indagato per bancarotta fraudolenta

neXtQuotidiano 19/09/2014

I giornali italiani raccontano l’indagine e si concentrano sulla figura del venditore ambulante che ha acquistato l’azienda dal padre del premier. L’accusa è sicura del ruolo di prestanome

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Il giorno dopo l’indagine su Tiziano Renzi per bancarotta fraudolenta dopo la cessione della Chil Post SRL a Gianfranco Massone è su tutti i giornali italiani. Il Fatto offre la ricostruzione più ricca, e parte dal prezzo di vendita dell’azienda, la prima cosa che è saltata all’occhio dei magistrati: 3.878,67 euro.
 
CHIL POST E GIANFRANCO MASSONE: LA STORIA DI TIZIANO RENZI INDAGATO
Spiegano Ferruccio Sansa e Davide Vecchi che il contratto viene firmato l’8 ottobre 2010:

Tiziano Renzi cede alla moglie auto, furgoni, muletti, capannoni e altri beni per 173mila euro complessivi e uno stato patrimoniale con 218.786 euro in attivo e 214.907 in passivo: la differenza ammonta a 3.800 euro, prezzo che viene corrisposto per la cessione.Dopo appena sei giorni, il 14 ottobre 2010, Tiziano Renzi torna dal notaio e trasferisce la sede della Chil Post srl a Genova, si dimette da presidente e nomina suo sostituto Antonello Gabelli di Alessandria. Passano altre tre settimane e il 3 novembre 2010 cede l’intera proprietà della società a Gian Franco Massone.

Attenzione a questo nome, che ritornerà dopo. Quando arriva la cessione l’azienda è priva di beni e gravata da un passivo di un milione e centomila euro. Di cui, tu guarda il caso, 496 mila euro di esposizione con la banca Credito Cooperativo di Pontassieve guidata da Matteo Spanò, uno dei fedelissimi di Matteo Renzi. Il punto è quello che spiegavamo ieri:

Il dubbio è che per trasferire i contratti in essere per la distribuzione dei giornali – tra cui Il Messaggero e quelli del gruppo L’Espresso – e i vari beni, come le auto e i capannoni, Tiziano Renzi abbia trasferito solo i debiti necessari a far figurare il pareggio lasciando nelle mani di Massone il grosso del debito.

Poi il Fatto concentra l’attenzione sul trattamento di fine rapporto del premier.


L’articolo più completo sulla vicenda è però quello di Giacomo Amadori su Libero, che fa entrare in scena nella storia anche altri personaggi:

L’uomo che si occupa di gestire il business in Liguria per conto di Renzi è il trentenne Mariano Massone. Il giovanotto, scuole tecniche dai salesiani e passione per il podismo, si preoccupa di gestire l’ufficio di via Fieschi. Lacollaborazione tra Massone,originario di Alessandria, e Tiziano Renzi si intensifica tanto che Massone fonda a Firenze,con sede legale allo stesso indirizzo della Chil srl (via Scialoja 46), la sua Mail service. In quelle stanze lavora un certo Matteo Renzi, all’epoca dirigente della Margherita, il quale nell’ottobre del 2003 diventa dirigente della stessa Chil srl, in attesa di essere candidato alla presidenza della Provincia. Nel 2003 Tiziano Renzi inaugura la Arturo srl,società che si occupa di panificazione.L’amministratore è Pier Giovanni Spiteri, un vecchio conoscente di Tiziano.

tiziano renzi complotto

La vignetta di Benny su Libero


 
GIANFRANCO MASSONE, L’UOMO CHIAVE
E proprio qui nel racconto compare il personaggio chiave della vicenda: Gian Franco (o Gianfranco) Massone. E compare anche per la prima volta nella storia la Delivery Service:

Nel 2009 Roberto Bargilli, l’autista del camper di Matteo Renzi alle primarie, fonda insieme con Spiteri la Delivery service con sede legale presso la Confcooperative (le cooperative bianche) di piazza San Lorenzo a Firenze. Che c’entradirete voi? C’entra, c’entra. Nel 2010 Bargilli e Spiteri trasferiscono «a sua insaputa» le proprie quote a Gian Franco Massone, l’ex ufficiale della Marina, e ad altri due soci, un giornalista con un fallimento alle spalle e a un altro socio di Mariano. Nello stesso annoanche Tiziano Renzi inizia lesue grandi manovre. A ottobre vende un ramo d’azienda della Chil srl (nel frattempo rinominata Chil post srl) alla Chil promozioni della moglie Laura Bovoli per poco più di tremila euro a fronte di un fatturato dichiarato di quasi tre milioni di euro (anche se l’azienda risulta in passivo)

Ma chi è Gianfranco Massone? Questo ce lo racconta il Corriere della Sera:

Un venditore ambulante di settantacinque anni, che partecipava alle fiere nel Basso Piemonte e nella Riviera ligure con la sua bancarella di «mercerie,chincaglierie, scampoli e tessuti», […] Una cessione che ha sollevato dei dubbi da parte dei pubblici ministeri genovesi, così come la nomina — seguita da lì a poco — dello stesso Massone come amministratore in una cooperativa fiorentina. Che il venditore ambulante originario di Borghetto d’Orba e residente a Varazze si aanche un abile amministratore da richiamare in altre Regioni può essere solo un caso.

Poi c’è Antonio Gabelli, come racconta ancora Erika Della Casa:

Il terzo indagato – ma potrebbero seguirne altri — è Antonello Gabelli, ultimo amministratore unico della Chil Post che ha mestamente assistito il 19 aprile del 2013, come recita il verbale, all’ultimo atto del sequestro dei beni della Chil Post ad Alessandria, ultima sede della società. Ha consegnato all’incaricato del curatore fallimentare otto palmari Motorola,quattro telefoni da tavolo e un cellulare, una stampante Zebra e poco altro.

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