The Italian Lockdown – Cronache da un Paese in Quarantena: 28. Romea e Giulietto

di Lorenzo Favella

Pubblicato il 2020-04-18

Notizie dal fronte. Biancheria sporca e pulita. Amori interrotti dal virus. Speranze. Sabato, 18 aprile 2020. Alberto non è uno che perde troppo tempo a scrivere messaggi. Telefona anche poco e di questo me ne rammarico. Poi, però, ti investe di mail. Tipo questa. … Ieri mi hanno chiesto di dare una mano nella struttura …

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Notizie dal fronte. Biancheria sporca e pulita. Amori interrotti dal virus. Speranze.

Sabato, 18 aprile 2020.

Alberto non è uno che perde troppo tempo a scrivere messaggi. Telefona anche poco e di questo me ne rammarico. Poi, però, ti investe di mail. Tipo questa.

Ieri mi hanno chiesto di dare una mano nella struttura Covid dove ci sono pazienti che non possono tornare a casa, perché non sono ancora negativizzati e quindi potenzialmente ancora infettivi. Tutte persone che dovrebbero farcela, in buone condizioni generali, ansiosi solo di riavere la libertà e riabbracciare i propri cari.

Non possono, ovviamente, ricevere visite. I parenti si relazionano con noi, che siamo a disposizione. A volte, però, qualcuno tenta di eludere i controlli.

A metà pomeriggio, sono stato chiamato dalla sorveglianza che mi avvertiva della presenza della moglie di un paziente che voleva portare biancheria pulita e ritirare quella sporca.

Sono uscito e ho visto la signora che si stava avvicinando a una finestra dove si era affacciato il marito. Le ho intimato di fermarsi, per proteggerla dalla possibilità di infettarsi, mentre tentava di allungare una borsa e raccogliere il sacchetto con la biancheria sporca.

Ho percepito il disappunto e la delusione di entrambi, causati dal mio arrivo e dalla mia severità. Armato di mascherina FFP3 e doppio guanto, ho passato la borsa al marito, gli ho fatto inserire la biancheria sporca nel sacco pulito che mi ero portato dietro, l’ho chiuso, poi mi sono rivolto alla signora. Le ho insegnato come maneggiarlo e come lavare la biancheria sporca. Lei mi ha guardato intimorita e mi ha chiesto se poteva rimanere un po’ a guardare suo marito, rimasto alla finestra a fissarci.

Le ho risposto di guardarlo pure, che a guardare non c’era nessun rischio, ma appena ho fatto per andarmene lei si è avvicinata e si è messa praticamente sotto la finestra e sono stato costretto a tornare indietro.

Le ho detto di no, che lì sotto non ci poteva stare, perché poteva esserci il rischio che, parlando, qualche goccia di saliva di suo marito potesse caderle addosso.

Lei, con uno scatto, ha fatto un passo indietro, mi ha guardato con occhi lucidi e imploranti: “No, no, guardi sto qui! Qui posso? Non lo vedo da tanto.”

E in quel momento, a vederli così, lui alla finestra e lei sotto, che cercavano di ricongiungere quel loro amore interrotto, mi sono commosso ed è un casino quando ti trema il mento e le gambe e non hai davvero altro tempo da perdere.

“Mi faccia il piacere, chiuda la finestra” ho detto al marito.
“No no. Se vuole mi sposto ancora di più!” ha insistito lei, facendo altri due passi indietro.

“Va bene. Ma fate i bravi.”

Queste sono le cose che mi succedono, tutti i santi giorni.

E’ L’UOMO PER ME, FATTO APPOSTA PER ME!

La voce di Mina ha preso a rimbombarmi nella testa. Mi è salito un groppo in gola e ho subito perdonato Alberto per tutti i messaggi che non manda mai e le telefonate che tanto vorrei.

Poi, ho preso il cellulare in mano e non ho resistito ad aprire whatsapp.

“Ci ameremo anche noi, come quei due?”

Per una volta, non ci ha messo molto a rispondermi.

“Lo spero. Anche se non ci conosciamo nemmeno, in pratica.”

In pratica no. Per quella c’è tempo. Mi depilo regolarmente, in attesa di quel momento.

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