TFR e liquidazione in busta paga: il piano del governo… che non c'è

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-09-24

Il 50% da maturare trasferito nelle tasche dei lavoratori, l’altro 50% alle aziende. Secondo il Sole questo sarebbe il piano dell’esecutivo. Ma il sottosegretario non ne sa nulla

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Trasferire da subito nella busta paga dei lavoratori il 50% del Tfr da maturare annualmente e lasciare il restante 50% alle aziende. Sarebbe il piano allo studio del Governo per favorire il rilancio dei consumi e il sostegno alle attività produttive. Lo scrive il Sole 24 ore sottolineando che la misura durerebbe da uno fino a un massimo di tre anni, inizialmente solo per i dipendenti privati. Ma resta da sciogliere il nodo delle compensazioni alle aziende. La scelta – secondo il giornale di Confindustria – spetterebbe comunque al lavoratore. La disposizione entrerebbe nella Legge di Stabilità, che il Governo punta a varare il prossimo 10 ottobre, insieme alla stabilizzazione degli 80 euro e alla riduzione dell’Irap.
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La liquidazione è la somma di denaro che il lavoratore riceve al termine del rapporto di lavoro ed è calcolato sulla base degli accantonamenti effettuati durante la sua vita lavorativa. Nel settore privato viene chiamato Trattamento di fine rapporto (TFR) e viene liquidato in soluzione unica. Nel pubblico impiego viene invece corrisposto in unica somma soltanto se ammonta a cifre inferiori ai 50mila euro: altrimenti viene corrisposto a rate. Ma la notizia secondo alcuni non sarebbe nemmeno vera. «A oggi non ho francamente mai sentito parlare nemmeno una volta al Ministero dell’Economia e delle Finanze di ipotesi concernenti il Tfr in busta paga ai dipendenti», precisa in una nota il sottosegretario al Mef e deputato di Scelta Civica, Enrico Zanetti.Gianfranco Librandi di Scelta Civica va ancora più a fondo: «Se dovesse essere confermata la notizia che nella legge di stabilità verrà imposto il trasferimento nella busta paga dei lavoratori delle aziende private del 50% del trattamento di fine rapporto, ci troveremmo di fronte a una scelta suicida, che metterebbe in grave difficoltà le imprese con problemi di accesso al credito, per il deterioramento dei propri bilanci, e renderebbe solo illusoriamente più pingui le buste paga dei dipendenti, grazie all’anticipo di un reddito differito che dovrebbe avere finalità previdenziali. Inoltre, ben difficilmente questa misura avrebbe effetti sulla domanda interna e di certo non favorirebbe gli investimenti produttivi, né quelli italiani, né quelli esteri. Dal governo ci aspettiamo che metta in pratica i tagli previsti nella spending review e che riguardano gli sprechi nella pubblica amministrazione e non certo un aggravio degli oneri per le imprese, che sono giù tartassate da una tassazione senza pari nel mondo. Spero che il ministro Padoan smentisca presto questa notizia».

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