La storia del “testamento” di Li Wenliang, il medico “cristiano” di Wuhan morto per il coronavirus

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-19

Dopo la morte del medico che per primo disse che quella che era in corso a Wuhan era l’inizio di un’epidemia di un nuovo coronavirus hanno iniziato a circolare notizie sul fatto che il dottor Weinlang fosse cristiano e che avesse lasciato un ultimo messaggio per testimoniare la sua fede. Ne hanno parlato anche Antonio Socci e Simone Pillon, che lo additano come un eroe che ha combattuto contro la persecuzione comunista. Ma in realtà non c’è alcuna prova che il medico eroe fosse cristiano (e tanto meno cattolico)

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Li Wenliang era il medico cinese di Wuhan che fu tra i primi a scoprire il coronavirus COVID-19. Oftalmologo di 34 anni il dottor Wenliang si accorse che quei casi etichettati come SARS che arrivavano in ospedale avevano tutti un comune denominatore e che la definizione non era corretta. Aveva capito che quello che lui e i suoi colleghi avevano davanti ai propri occhi era un nuovo tipo di coronavirus. Li Wenliang è morto venerdì 7 febbraio proprio a seguito di un’infezione da COVID-19 contratta il 10 gennaio. Ma già da prima della sua morte il dottor Wenliang era diventato un eroe che combatteva contro il regime comunista e la “dittatura” cinese che voleva tenere nascosta la verità sull’epidemia in corso a Wuhan.

Antonio Socci e il “testamento” di Li Wenliang

La questione si è ulteriormente ingarbugliata dopo la morte quando hanno iniziato a circolare, inizialmente sul sistema di messaggistica WeChat dove anche il dottor Wenliang era attivo, messaggi dove si parlava del fatto che il medico fosse cristiano. In Cina, per ovvie ragioni, si tratta di un aspetto molto importante viste le “persecuzioni” nei confronti dei cristiani, dei rapporti storicamente molto tesi con la Santa Sede e la volontà del governo di Pechino di tenere sotto controllo i fedeli ad esempio facendo sentire la sua voce nella nomina dei vescovi cattolici (in questo senso un grande passo avanti è stato fatto con l’accordo siglato nel settembre del 2018).

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Scriveva due giorni fa su Libero Antonio Socci che Li Wenliang era «il medico cristiano che ha sfidato il regime e il coronavirus». Sul suo blog Socci parla del dottor Wenliang come del «medico cristiano che commuove milioni di cinesi» e diventa «il nuovo eroe nazionale indigesto al regime comunista». Doppiamente indigesto: perché ha provato ad avvertire del nuovo coronavirus ma è stato messo a tacere e perché è cristiano, quindi esponente di una minoranza “perseguitata” da Pechino.

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Non manca naturalmente un attacco anche a Papa Francesco, quando in chiusura del pezzo Socci scrive: «La Cina resterà segnata da questa eroica testimonianza cristiana. Avvenuta negli stessi
giorni in cui il Vaticano di papa Bergoglio teneva un vertice diplomatico con alti esponenti del regime cinese: il Vaticano in soccorso del governo comunista a cui ha deciso di sottomettere la Chiesa cinese». Insomma, mentre in cina ci sono dei cristiani eroi che offrono la vita per salvare altre vite umane (non è forse il gesto più cristiano di tutti?) la Chiesa di Bergoglio si accorda con chi questi eroici fedeli li vuole sottomettere.

Ma davvero il dottor Weinliang era cristiano?

Ma qual è la fonte della notizia che il dottor Li Weinliang era cristiano (e badate bene, nessuno dice che fosse un cristiano cattolico). Al di là dei rumorsieri è stato pubblicato per intero e delle varie preghiere rivolte sui social al “nostro fratello nella fede” il documento per così dire più importante è quello che viene definito “testamento” di Wenliang. Uno scritto attribuito al medico di Wuhan che anche dal senatore della Lega Simone Pillon che ha scritto di essersi commosso «scoprendo che, grazie alla fede, abbiamo fratelli santi anche in Cina». Perché «Li era uno di noi, con una moglie, un bambino, un altro figlio in arrivo, il mutuo da pagare, due cagnolini, l’albero di Natale ma anche il coraggio di dire la verità, la persecuzione del regime comunista, la sofferenza, e ora la morte».

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Ora, che prove ci sono che quelle nello scritto siano davvero le parole di Li Wenliang e che il medico fosse davvero cristiano? Nessuna. Sia Socci che il senatore Pillon danno la cosa per scontata. Fermiamoci per un momento al presunto testamento che si conclude con la famosa citazione della seconda lettera di San Paolo a Timoteo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede». Il testo che alcuni attribuiscono direttamente al medico cinese è altrove (vedi sotto) presentato come un componimento scritto in suo onore per ricordare ai posteri il suo sacrificio.

Non c’è quindi una prova conclusiva che sia stato scritto proprio da Wenliang. E la tesi vacilla ancora di più quando ci si interroga sul fatto che Wenliang fosse davvero cristiano. Perché per la verità non esistono prove nemmeno di quello (e la presenza dell’albero di Natale in una foto ricordo di famiglia non è certo conclusiva). Anzi a quanto pare sono state le comunità cristiane cinesi a mettere in giro la voce (e di conseguenza il testo in cui viene paragonato all’apostolo Paolo) ma non c’è alcuna prova che Wenliang fosse cristiano, fosse battezzato o che frequentasse una qualche chiesa a Wuhan (l’unica che potrebbe dire una parola definitiva è la moglie, che però al momento è ricoverata). Chi ha letto i suoi tweet e i suo messaggi su WeChat sostiene che non abbia mai manifestato apertamente la sua fede in Cristo. Non ci sono stati messaggi di cordoglio ufficiali da parte di parrocchie di Wuhan, né risulta ci sia stato un funerale cristiano dopo la sua morte. Ragion per cui si è iniziato a ritrattare e passare dalla versione del medico cinese studioso della Bibbia a quella di una persona che si stava avvicinando alla fee cristiana. Naturalmente, e lo dicono serenamente molti siti cristiani, non è di alcuna importanza il fatto che Wenliang fosse cristiano, ateo, buddista, ebreo o musulmano. Come ha scritto il senatore Pillon il dottor Wenliang era uno di noi, non perché era un “fratello in Cristo” ma perché era un essere umano. Uno dei sette miliardi di esseri umani che vivono e soffrono su questa terra. Esattamente come quegli esseri umani a bordo dei barconi, che però oltre a non essere sempre cristiani sono anche dei pericolosi “invasori”. Anche se non lo sono affatto.

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