Quattro miliardi l'anno per mettere in sicurezza l'Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-25

Un piano ventennale di interventi per il rischio sismico e per il rischio idrogeologico. Per prevenire emergenze che costano comunque di più

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Ci vogliono quattro miliardi l’anno per vent’anni per mettere in sicurezza l’Italia. Mauro Grassi, coordinatore della task force per gli interventi antidissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglio ne parla oggi con il Sole 24 Ore e spiega che ne servono due per il rischio sismico e due per il rischio idrogeologico: «Un piano di investimenti di queste dimensioni, che tenga conto anche di interventi privati incentivati nel settore sismico, è l’unico modo per affrontare il problema superando le difficoltà attuali di finanziamenti scarsi e poco selettivi. In dieci anni si vedrebbero finalmente seri passi avanti, magari introducendo anche quelle forme di assicurazione sugli eventi calamitosi di cui spesso si è parlato; in venti renderemmo il Paese più sicuro e cominceremmo a ridurre sensibilmente quella tassa sulle emergenze che comunque ci costa almeno 5 miliardi l’anno».

Un terremoto come quello di ieri è drammatico anche, inevitabilmente, per la fotografia che scatta del Paese mettendo a nudo fragilità territoriali e organizzative. Più di tutti colpisce – e molti analisti lo hanno evidenziato – il rapporto fra la relativamente bassa intensità dei fenomeni sismici (il massimo livello di magnitudo è stato 6) e lo sproporzionato numero di morti e di crolli. Un’edilizia povera che ancora una volta è all’origine di un dramma italiano. Ci si ritrova così anche stavolta a fare la considerazione fatta in occasione di altre tragedie analoghe: se un terremoto non si può prevenire, si possono, però, limitare i danni, in termini di vittime e di danni agli edifici, con una buona politica “lunga” di prevenzione che comporta l’utilizzo organico di un mix di strumenti pubblici e privati. Investimenti di pesante riqualificazione, anzitutto, ma anche norme tecniche chiare per le costruzioni e controlli.
Ancora una volta l’Italia dimostra di saper reagire abbastanza bene alle emergenze, con la enorme solidarietà che arriva dai privati e un modello di Protezione civile fra i meglio organizzati in Europa, ma continua a prestare il fianco scoperto sulla prevenzione antisismica (dove non si sono mai portati a regime interventi avviati in modo frammentario e parziale con il fondo istituito nel 2009) e sulla manutenzione idrogeologica, infrastrutturale e territoriale. Un terremoto non si può evitare, ma si possono evitare molte delle ferite che comporta ai territori colpiti dalle scosse: enorme numero di edifici crollati (non di rado anche di recente costruzione), frane più vaste e profonde del dovuto, crollo di ponti e viadotti, infrastrutture rese inutilizzabili nel momento dell’emergenza, collegamenti insufficienti. E spesso la correlazione fra tutti questi fenomeni è altissima e converge a rendere molto più drammatico il bilancio delle catastrofi.

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Lo scenario dei fondi per il territorio regione per regione (Il Sole 24 Ore, 25 agosto 2016)

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