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Teresa Vergalli a Che Tempo che Fa: “La scelta è tra essere costretti alla guerra o farsi ammazzare ‘pacificamente’” | VIDEO
neXtQuotidiano 25/04/2022
Le parole della partigiana che, già nel recente passato, aveva parlato delle analogie tra la sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale e quel che sta accadendo in Ucraina
Teresa Vergalli è una testimone vivente della resistenza partigiana. Una donna che fa parte di quel capitolo della storia italiana che ha portato il nostro Paese a liberarsi della dittatura fascista e dell’invasione nazista in quell’epoca storica fatta di dittature, violenze, genocidi e follie politiche e militari. Inevitabile per lei rivedere, con quel che sta accadendo da oltre due mesi in Ucraina, scene di vita vissuta e trovare analogie.
“Si può fare la guerra per ribellarsi alla guerra? Purtroppo secondo me si è costretti, non è che c’è molta scelta. L’altra scelta è quella di farsi ammazzare pacificamente. Non credo che sia una cosa logica è giusta.”
– Teresa Vergalli a #CTCF#festadellaliberazione #25aprile pic.twitter.com/k88blrS87I
— Che Tempo Che Fa (@chetempochefa) April 24, 2022
Teresa Vergalli e la scelta tra la guerra o farsi ammazzare
In collegamento con Fabio Fazio a “Che Tempo che Fa”, la partigiana Teresa Vergalli ha risposto a una domanda molto semplice, ma che ha provocato moltissime posizioni contrapposte fin dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina e della conseguente guerra: “Si può fare la guerra per ribellarsi alla guerra”? E lei risponde con altri interrogativi che contengono, al loro interno, il suo pensiero.
“Purtroppo secondo me si è costretti, non è che c’è molta scelta. L’altra scelta è quella di farsi ammazzare pacificamente. Non credo che sia una cosa logica e giusta. Qualcuno dice che più combattiamo e più facciamo durare la guerra. Ma non combattere cosa vuol dire? Qual è l’altra opzione? Di far morire gli ucraini per noi, disarmati? Ci salviamo l’anima solo aiutando i fuggiaschi, donne e bambini che scappano? Questa è un’azione obbligata, giusta, sentita. Ma bisogna anche fermare l’aggressore e non lo si può fermare a parole mettendosi davanti ai proiettili e farsi ammazzare in modo romantico, ma al giorno d’oggi non sarebbe utile. Quindi l’aiuto a chi combatte deve esserci”.
Un pensiero che ricalca quanto già detto nel recente passato, quando a “Di Martedì” parlò delle analogie tra la sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale e l’attuale conflitto in Ucraina.
(foto e video da “Che Tempo che Fa”, RaiTre)