Economia

Il tasso di assenteismo nei ministeri

neXtQuotidiano 14/03/2017

I dipendenti dei dicasteri restano a casa un giorno a settimana. Il record al Tesoro dove la media delle mancate presenze è del 32% con picchi che raggiungono il 50%

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Sandro Iacometti su Libero di oggi fa i conti in tasca all’assenteismo nei ministeri, comprendendo le assenze retribuite e non retribuite e “scopre” che in media questo arriva al 20,5% sul totale dei giorni lavorativi, ovvero un giorno su cinque di lavoro. Il dato medio dei ministeri è superiore a quello complessivo della Pubblica Amministrazione, ,doveaggiungendo le assenze retribuite per malattia e altri permessi alle ferie si arriva a circa 50 giorni di assenza, meno quindi dei 52 del personale in forza all’amministrazione centrale dello Stato.

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Il tasso di assenteismo nei ministeri (Libero, 14 marzo 2017)


Spiega Libero che entrando nel dettaglio dei singoli dicasteri si scopre poi che in alcuni le giornate lavorate diminuiscono ulteriormente. È il caso di Via XX Settembre, che nel 2016 ha registrato un tasso di assenteismo addirittura del 32%. Con picchi che lasciano di stucco. Consultando i dati relativi a gennaio scorso, ad esempio, si scopre che in alcuni uffici della Ragioneria dello Stato, l’ente deputato a monitorare le presenze dei lavoratori in tutta la PA, ci sono tassi di assenteismo che superano il 50%. Tra gli altri, restano più o meno in media il ministero dell’Interno (20%), quello degli Esteri (22%) e quello della Giustizia (19,9%). Anche la Presidenza del Consiglio è al 21,2%, mentre la Giustizia apre la lista dei virtuosi, con il 18,3%.
A seguire ci sono il ministero dell’Istruzione, con un tasso di assenteismo ampiamente sotto la media, al 17,3%, e, soprattutto, quello dello Sviluppo economico, che nel 2016 è riuscito ad attestarsi al 16,9%. Ancora più basso, al 15,55%, il tasso registrato, nel solo mese di gennaio, tra i dipendenti del ministero del Lavoro, dove, però, c’è da segnalare il 21,8% di assenze collezionate dalle direzioni centrali dell’Ispettorato nazionale e il 23,5% di assenze dell’Agenzia nazionale delle politiche attive sul lavoro. In altre parole, proprio gli uffici che il lavoro dovrebbero tutelarlo e promuoverlo.

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