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Tasse, quanto costano le promesse di Renzi

Alessandro D'Amato 18/07/2015

Interventi su Imu prima casa, Imu agricola e sugli imbullonati l’anno prossimo. Ires, Irpef, Irap e pensioni tra 2017 e 2018. Una valutazione di prima mano sulle promesse del premier (e su quanto è possibile attuarle)

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Abolizione dell’Imu sulla prima casa, di quella agricola e di quella sugli imbullonati nel 2016, nel 2017 un intervento su Ires e Irap e nel 2018 sugli scaglioni Irpef e sulle pensioni. Matteo Renzi promette un cronoprogramma di riduzione delle tasse nei prossimi tre anni, con l’ultimo intervento fissato proprio nell’anno delle elezioni. Il tutto, giura il premier, senza aumentare il debito e quindi rimanendo dentro i parametri europei. Possibile? E quanto costano i tagli di tasse promessi da Matteo Renzi?
 
QUANTO COSTANO LE PROMESSE DI RENZI
Il primo taglio, quello promesso per il 2016, dovrebbe costare intorno ai 5 miliardi. La componente Imu prima casa nella Tasi dovrebbe pesare per 3,75 miliardi di euro, mentre 370 milioni ha incassato lo Stato dall’Imu agricola secondo i calcoli delle associazioni di settore. In base ai dati delle Finanze, l’incasso 2014 dall’Imu sui terreni è ammontato a 550 milioni di euro, mentre da Imu e Tasi sui fabbricati rurali sono entrati 39 milioni di euro.  “So che tutti diranno, l’ha detto Berlusconi” ma sulla tassa sulla prima casa “si è giocato un gioco ideologico su cui è possibile far ripartire la fiducia”, ha detto Matteo Renzi all’Assemblea del Pd. Evidente il tentativo di rilancio di un’azione di governo appannata e appassita, finora tutta giocata su leggi che non hanno avuto un impatto molto positivo nell’immaginario collettivo come la Buona Scuola, o che cambiano poco nella percezione del benessere del paese come la riforma elettorale. Da segnalare che qualche giorno fa Enrico Rossi aveva proposto proprio a Renzi di tagliare le tasse sforando il deficit, una soluzione più “semplice” (a patto di trovare l’accordo in Europa) rispetto a quella che invece il premier si è impegnato a perseguire. Mentre l’annuncio del taglio di tasse a persone e aziende era stato annunciato – e posticipato al 2017 – sul Corriere della Sera qualche giorno fa. Ovviamente il presidente del Consiglio non ha detto nulla sulle coperture, ma è facile che si aspetti di impegnare in questo frangente la minore spesa per interessi attesa il prossimo anno (sempre che il quadro macroeconomico lo confermi come possibile). Che però non basterà, e quindi il premier dovrà trovare nelle pieghe del bilancio l’avanzo per il finanziamento dell’ideona. Puntare finalmente su una seria spending review? Da quella il DEF già ha previsto di ricavare 10 miliardi nel 2016, ma anche l’anno prossimo ci saranno da finanziare gli 80 euro in busta paga e la decontribuzione del decreto Poletti. E allora? E allora la chiave sta in un’altra frase detta da Renzi durante l’assemblea: “Se siamo nelle condizioni di far calare la curva del debito, probabilmente con un po’ meno intensità di quella che vorrebbe il fiscal compact, e se facciamo le riforme, nel 2016 potremo intervenire con una sforbiciata alle tasse“. Ecco dove Renzi vuole arrivare: a una minore riduzione del debito da impegnare nel taglio delle tasse, o perlomeno per trovare una cifra importante da quell’area di interesse.
 
L’IRAP, L’IRPEF, IRES E LE ALTRE TASSE
E le altre tasse? Qui i margini sono ancora più ampi. Per l’Ires, ovvero la tassa sui redditi pagata dalle società di capitali, secondo la CGIA di Mestre il gettito dovrebbe aggirarsi attorno ai 14,7 miliardi di euro. Gli altri incassi sono ripartiti più o meno così:
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Si tratta di cifre indicative, e d’altro canto Renzi non ha detto di quanto immagina il taglio per ciascuna delle voci in agenda. E c’è anche un altro intoppo.  Sebbene il ministro Padoan abbia in più di un’occasione scongiurato un nuovo aumento del carico fiscale, con la prossima legge di stabilità dovrà trovare oltre 16 miliardi per evitare un aumento delle entrate di pari importo per l’anno venturo. Tagli che dovranno salire a 25,4 mld nel 2017 e a 28,2 nel 2018. Entro il prossimo 30 settembre, a seguito della mancata autorizzazione dell’Unione europea all’estensione del reverse charge alla grande distribuzione, il Governo dovrà reperire 728 milioni di euro, altrimenti è previsto un aumento delle accise sui carburanti di pari importo. Il rischio di una mossa cosmetica è concreto. Secondo le prime stime la riduzione di tasse annunciata oggi da Matteo Renzi porterà a un calo di 45 miliardi in 3 anni: 5 miliardi nel 2016, 20 nel 2017 e 20 nel 2018, secondo fonti di governo che, a margine dell’assemblea Pd, spiegano che le cifre si ottengono sommando i vari interventi programmati dal premier. Un calo di 45 miliardi in tre anni senza far scattare le clausole di salvaguardia e senza aumentare né il deficit né le altre tasse? Vaste programme.

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