I sindaci e le Regioni dicono no ai tamponi obbligatori per i vaccinati

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-21

Giovedì, dopo la cabina di regia, il governo si riunirà in Consiglio dei Ministri per decidere le nuove misure. Ma molti Presidenti di Regione sostengono che la soluzione migliore sia l’obbligo vaccinale e non il test negativo per accedere ai cosiddetti “grandi eventi” (e non solo)

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Manca ancora il testo del nuovo decreto che aggiornerà le misure per contenere l’avanzata della curva epidemiologica, ma i rappresentanti delle istituzioni locali si stanno già esprimendo su uno dei provvedimenti che potrebbe entrare in vigore fin dalla vigilia di Natale: il tampone obbligatorio (anche) per i vaccinati per accedere a “grandi eventi” o in luoghi affollati in cui è difficile mantenere il corretto distanziamento sociale. La strategia indicata dal Presidente del Consiglio Mario Draghi è quella di attendere la giornata di mercoledì per vedere il nuovo report sulla situazione pandemica in Italia, con particolare riferimento all’incidenza della variante omicron. Poi si deciderà, ma sindaci e Regioni hanno fatto già trapelare il loro no all’ipotesi di questi test diagnostici.

Tampone obbligatorio vaccinati, le Regioni e i sindaci sono contrari

Perché oltre alla reintroduzione – come alcune Regioni hanno già attuato – della mascherina obbligatoria anche nei luoghi all’aperto, il governo dovrà decidere sull’introduzione di questa pratica dei tamponi obbligatori vaccinati. Le indicazioni che trapelano da Palazzo Chigi – anche per bocca dei ministri – indicano quella direzione, ma non tutti sono d’accordo. Dalle Regioni, per esempio, si è alzato un coro quasi unanime di contrarietà rispetto all’ipotesi di questa misura. Stefano Bonaccini (Emilia-Romagna) ha aperto il vaso di Pandora.

“Chiedere invece ai vaccinati di fare il tampone per entrare nei cinema o nei teatri, nei ristoranti o negli stadi è sbagliato e controproducente: indebolisce la priorità assoluta di proseguire nella campagna vaccinale (terze dosi, bambini e ragazzi, luoghi di lavoro, ecc.) e genera confusione nei tantissimi cittadini che stanno facendo la propria parte con grande senso civico e responsabilità. Andiamo avanti sulla linea del rigore con vaccini, mascherine, regole e controlli. Questa quarta ondata è molto pesante, ma la stiamo affrontando molto meglio delle precedenti e di tanti altri Paesi. Non torniamo indietro, andiamo avanti tutti insieme”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani che, intervistato dal quotidiano La Repubblica, spiega i motivi della sua contrarietà al tampone obbligatorio vaccinati, spingendo per l’introduzione della vaccinazione obbligatoria (e non solo per alcune categorie):

“Secondo me rischia di offrire sponde ad una impostazione no vax. Ritengo sia molto importante insistere sulla vaccinazione più che generare ondate di persone che vanno a fare i tamponi per partecipare agli eventi. Per me è maturo il tempo di fare altre scelte”.

Più criptico, ma la sostanza non cambia, Luca Zaia (Veneto) che mette in evidenza un altro aspetto che si verrebbe a palesare – visto l’inevitabile aumento del numero di test da utilizzare ogni giorno qualora il governo decidesse di proseguire sulle indicazioni fornite nei giorni scorsi – nel corso delle prossime settimane:

“Sul tampone ai vaccinati, ascolteremo le indicazioni, ma se passasse l’obbligo, sarebbe indispensabile sdoganare i test fai da te. Laboratori e farmacie non ce la farebbero”.

E anche i sindaci, come spiegato da Beppe Sala (Milano) sottolineano come questa nuova stretta potrebbe non portare agli effetti sperati, soprattutto perché gli strumenti per contenere l’avanzata del virus (vaccino e dosi booster) sono già presenti e largamente utilizzati.

La situazione nel governo

E se le amministrazioni locali danno indicazioni quasi univoche contro il tampone obbligatorio vaccinati, anche all’interno del governo stesso ci sono perplessità. Come non accadeva da tempo, infatti, Lega e MoVimento 5 Stelle – come riporta il quotidiano La Stampa – non sarebbero d’accordo con l’introduzione di questa misura, soprattutto per quella percezione che avrebbero i cittadini che hanno partecipato (e sono la grande maggioranza) alla campagna di immunizzazione. Ovviamente contraria, ma questa non è una novità, Giorgia Meloni che – altrettanto ovviamente – ha messo sul tavolo affollato la nuova richiesta di dimissioni del Ministro Roberto Speranza. Ma quest’ultima trovata fa parte del classico teatrino politico da opposizione e non sarà oggetto di alcuna valutazione da parte del Consiglio dei Ministri di giovedì.

(foto IPP/Paolo Lazzeroni)

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