Rave party, Tajani contro Piantedosi in Cdm: “Non possiamo intercettare i ragazzini”

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-11-01

“Scusate questa cosa delle intercettazioni come strumento di indagine sui rave party non mi trova d’accordo”, ha detto Tajani in Cdm

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Ha fatto molto discutere la norma anti-rave passata ieri col primo decreto del Cdm del Governo Meloni. Il provvedimento in questione è stato preso a seguito del party abusivo di Modena che impensierito non poco il ministro dell’Interno Piantedosi. Le polemiche si sono subito sollevate dall’opposizione, ma qualche ripensamento lo hanno avuto pure gli esponenti di Centrodestra, a dimostrazione di come il clima all’interno della coalizione sia tutt’altro che unito.

Tajani contro le intercettazioni nella norma anti-rave: “Troppo invasive, vanno utilizzate solo per i reati di mafia”

Nello specifico, il più dubbioso sulla norma anti-rave in Cdm è stato il ministro degli Esteri di Forza Italia Antonio Tajani. Mentre tutti credevano che il decreto sarebbe passato senza intoppi, all’improvviso il forzista ha (comprensibilmente) richiamato lo scatenato Piantedosi su una parte della norma dicendo: “Scusate questa cosa delle intercettazioni come strumento di indagine sui rave party non mi trova d’accordo, si tratterebbe di una misura molto invasiva. Non possiamo intercettare i ragazzini”.

Il pensiero espresso in Cdm dal titolare della Farnesina è stato così riassunto da Repubblica: “Noi abbiamo sempre portato avanti una politica che tende a limitare gli ascolti ai reati gravissimi come quelli di mafia. Qua rischiamo di ritrovarci a intercettare i ragazzini che si messaggiano in chat per organizzare un rave. Dobbiamo stare attenti, l’utilizzo di questo strumento va contenuto e circoscritto ai reati di mafia”.

A quel punto, riportano Repubblica e il Corriere della Sera, Giorgia Meloni ha detto la sua sulla parte della norma anti-rave relativa alle intercettazioni e, accogliendo il pensiero di Tajani, ha affermato: “Le intercettazioni no. Quelli so’ ragazzi. Se lo facessimo rischieremmo di equipararli ai reati di mafia e terrorismo”.

Rave party, cosa prevede il primo decreto legge del governo Meloni: dalle multe al carcere

Col primo decreto approvato in Cdm, l’esecutivo Meloni ha preso una posizione netta contro i rave party andando a introdurre un nuovo comma all’articolo 633 del Codice penale che riguarda appunto l’invasione “di terreni ed edifici”. Con esso, è stata stabilita la reclusione da 3 a 6 anni, multe da 1.000 a 10.000 euro e si procede d’ufficio “se il fatto è commesso da più di 50 persone allo scopo di organizzare un raduno dal quale possa derivare un pericolo per l’ordine pubblico o la pubblica incolumità o la salute pubblica”. Non solo: la bozza del decreto presentata dall’esecutivo chiarisce che in caso di condanna “è sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato e di quelle utilizzate per realizzare le finalità dell’occupazione”.

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