Oggi gli studenti sono scesi in piazza in venti città contro il Governo Meloni

di Asia Buconi

Pubblicato il 2022-11-18

Il grido degli studenti di tutta Italia contro il Governo di Giorgia Meloni: si potrebbero riassumere così le manifestazioni dei giovani che oggi sono scesi in piazza

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Il grido degli studenti di tutta Italia contro il Governo di Giorgia Meloni: si potrebbero riassumere così le manifestazioni dei giovani che oggi sono scesi in piazza da Nord a Sud per esprimere il proprio dissenso. Ad essere preso di mira, tra le altre cose, è stato il concetto di “merito” con cui il nuovo esecutivo ha “condito” il Ministero dell’Istruzione: “Non può esistere un criterio di merito oggettivo in un sistema che ammette la differenza tra scuole di serie A e scuole di serie B e che accentua le disuguaglianze tra gli studenti nell’accesso allo studio”, ha denunciato Simon Vial, responsabile scuola del Fronte della Gioventù Comunista, tra i principali promotori dei cortei.

Un discorso, quello dell’istruzione, che si incrocia inevitabilmente anche con il conflitto in corso in Ucraina. L’altra battaglia, infatti, è quella contro la guerra: “Soldi alla scuola e non alla guerra”, è uno degli slogan più ricorrenti. Concetto ribadito sempre da Vial, che sottolinea: “Mentre le nostre scuole cadono a pezzi, il nuovo Governo continua ad investire soldi in armamenti per il conflitto in Ucraina. Siamo pronti per la mobilitazione in tutta Italia per dire basta a questo modello d’istruzione piegato alle esigenze delle aziende”.

Gli studenti scendono in piazza in 20 città contro il Governo Meloni: “Nessuno ci rappresenta, ci rappresentiamo da soli”

A mobilitarsi sono state in tutto venti piazze, quelle di Ascoli Piceno, Bari, Arezzo, Bologna, Cagliari, Catania, Cosenza, Ferrara, Firenze, Gorizia, Milano, Napoli, Roma, Parma, Salerno, Sassari, Taranto, Torino, Udine e Venezia. Nello specifico, a Milano sono stati un migliaio gli studenti scesi in piazza per l’eloquente “No Melony Day”, con i ragazzi che hanno contestato la Premier per le sue politiche repressive, con qualcuno che l’ha definita “neofascista”, oltre a denunciare la precarietà del lavoro, l’ingiustizia di una guerra che arricchisce “solo le multinazionali delle armi”. “Visto che nessuno ci rappresenta, ci rappresentiamo da soli”, tuona uno studente.

Anche a Bologna i ragazzi sono scesi in piazza contro le politiche scolastiche del Governo, prendendo di mira “le decisioni calate dall’alto per docenti e Ata, lo strapotere dei presidi, l’imposizione di servizio su più plessi”. A Roma gli studenti erano più di duemila e nel mirino è finita, oltre alla questione del merito, pure quella della contestatissima alternanza scuola-lavoro. Il messaggio che gli studenti vogliono lanciare l’ha spiegato bene Bianca Chiesa, coordinatrice nazionale dell’Unione degli studenti, che ha detto:

Oggi scendiamo in piazza per ribadire che ora decidiamo noi, sul nostro futuro e sul nostro presente. Vogliamo risposte concrete dalla politica sul diritto allo studio, che deve essere garantito a tutti. L’alternanza scuola-lavoro deve essere abolita immediatamente per fermare le morti degli studenti in fabbrica. Deve essere poi garantito il benessere psicologico e vogliamo un rinnovo dello statuto dei diritti delle studentesse e degli studenti ed avere diritto allo sciopero. Infine vogliamo rappresentanza a livello nazionale.

 

 

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