La storia della donna che si è data fuoco davanti al tribunale dei minori a Mestre

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-20

Sul cartello la donna ha riportato le generalità del marito, la sua professione e la residenza. Ricorda anche il nome della figlia e il proprio cognome nonché gli estremi della sentenza del Tribunale dei minori che, a suo dire, nel 2018 l’ha privata della bambina

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La donna che si è data fuoco stamane sulla scalinata che porta all’ingresso del Tribunale dei minori di Mestre aveva accanto a sé un cartello, scritto in un italiano stentato. Nel messaggio si fa riferimento all’affidamento della figlia e al marito. Quest’ultimo risiederebbe nel trevigiano. I primi a soccorrere la giovane e a tentare di spegnere le fiamme sono state le guardie giurate che sorvegliano la sede giudiziaria.

La storia della donna che si è data fuoco davanti al tribunale dei minori a Mestre

Il cartello che aveva con sé la donna che stamani si è data fuoco davanti al Tribunale dei minori di Mestre fa esplicito riferimento al marito, “un tipo di padre che ha violentato l’infanzia della sua bambina”. La giovane ustionata è di origini marocchine. “Ha fatto il massimo – si legge sempre nel cartello – per allontanare la piccola e mandarla in comunità: che vergogna”. Nella foto sul cartello erano ritratti l’ex marito della donna e la figlia. L’ex marito risiede in provincia di Treviso.

 

Sul cartello la donna ha riportato le generalità del marito, la sua professione e la residenza. Ricorda anche il nome della figlia e il proprio cognome nonché gli estremi della sentenza del Tribunale dei minori che, a suo dire, nel 2018 l’ha privata della bambina. Il cartello è corredato di una foto con l’immagine del padre e della piccola.  Il Tribunale dei minori di Mestre si trova in un edificio di archeologia industriale ricavato all’interno dell’ex scopificio Krull, a poche centinaia di metri dal centro della città.

EDIT: La figlia era stata dichiarata adottabile: sarebbe questa la ragione del gesto che ha portato oggi una 50enne di origini marocchine a darsi fuoco a Mestre. Lo rende noto il Tribunale dei minori di Venezia, parlando di un provvedimento legato al forte disagio psicologico della donna. I giudici avevano affidato la bambina ad una comunità. Una decisione, chiarisce la presidente del Tribunale Maria Teresa Rossi, “per tutelarla”.

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