Stefano Tria: il figlio del ministro nella ONG Mediterranea

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-04-04

Stefano Tria, figlio del ministro dell’Economia, che in quei giorni era a bordo di una nave di appoggio della Mare Jonio, fa parte della Ong: «È uno di noi», twittano

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Stefano Tria, figlio del ministro dell’Economia Giovanni Tria, fa parte dell’equipaggio della ONG Mediterranea Saving Humans. Lo ha confermato la ONG patrocinata da Sinistra italiana che è sbarcata a Lampedusa alcune settimane fa (Luca Casarini è stato indagato): Stefano Tria, figlio del ministro dell’Economia, che in quei giorni era a bordo di una nave di appoggio della Mare Jonio, fa parte della Ong: «È uno di noi», twittano.

Stefano Tria: il figlio del ministro nella ONG Mediterranea

La notizia è uscita mentre sta per nascere un nuovo possibile braccio di ferro con i partner europei sulla nave della Ong tedesca Sea Eye, che ha soccorso a 30 miglia dalle coste libiche un gommone con 64 persone. Se la nave si dirigerà a Malta o a Lampedusa non è ancora chiaro: in serata alle autorità italiane non era arrivata una richiesta di porto sicuro.

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Stefano Paolo Tria detto “Triglia”, foto da: Repubblica

Stefano Paolo Tria, 38 anni, skipper ormai quasi di professione che ha deciso, nonostante il padre, di mettere la barca a vela con cui lavora, la Raj, a servizio della Ong impegnata nei salvataggi nel Mediterraneo, secondo Repubblica avrebbe detto: «Che importa chi sono o di chi sono figlio? Importa quello che faccio». E non si tratta certo della prima volta che un figlio fa scelte diverse da quelle del padre ministro: chi non ha la memoria corta potrebbe ad esempio ricordare che Veronica Padoan, figlia del ministro Pier Carlo, era una dei leader dell’organizzazione “Campagne in lotta”, impegnata contro il caporalato nel Sud.

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Nel 2017 Veronica venne denunciata per associazione semplice finalizzata all’istigazione alla violazione delle leggi:

Nell’agosto scorso a San Ferdinando, piccolo centro in provincia di Reggio Calabria da anni sede di uno dei peggiori ghetti che ospitano i migranti, “Campagne in lotta” è riuscita nell’impresa di farsi detestare da uno schieramento trasversale di realtà, dai centri sociali ai sindacati, passando per i comitati, tutti accusati di essere “guardie e amici delle guardie”.

Gli attivisti dell’organizzazione romana erano impegnati a impedire il trasferimento volontario dei migranti nella nuova tendopoli allestita dalla Prefettura per permettere a chi lo volesse di abbandonare le baracche fatiscenti del ghetto. La maggior parte dei braccianti ha fatto orecchie da mercante alle istanze di “Campagne in lotta” e si è messa in fila per essere ammessa nella nuova struttura. Ma la Questura non ha per niente gradito l’attività dell’organizzazione romana.

Padri contro figli in politica

E d’altro canto Repubblica qualche tempo fa ricordò che la figlia di Ignazio Visco, Giuliana, è stata una dei volti più conosciuti del cosiddetto movimento romano. Formazione politica negriana, tra i fondatori di Esc, centro sociale romano situato nella mitologica via dei Volsci a San Lorenzo, si è specializzata in Sociologia dei processi economici e del lavoro. Ha scritto saggi sulla rivolta di Rosarno in Calabria (anche lì: lavoratori immigrati e caporalato) e sul laboratorio argentino, paese che si risollevò grazie anche al mutualismo dopo anni di neoliberismo spinto.

E poi c’è anche Federico Gutgeld, milanese, comunista e antifascista militante, che manifestava contro il Jobs Act varato dal governo di Renzi di cui il padre Yoram era consigliere, e Tommaso Cacciari, figlio di Massimo, che contestò a Venezia mentre la figlia di Pierferdinando Casini, Benedetta, scese in piazza contro la riforma Moratti. I figli, insomma, sono così. Ma hanno anche dei difetti.

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