Una ricetta per più crescita e meno povertà

di Claudio Baccianti

Pubblicato il 2018-08-11

L’analisi suggerisce che il dibattito sulla spesa pubblica in Italia manca spesso il problema fondamentale, che non è la quantità ma la composizione

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La spesa pubblica dovrebbe stimolare l’economia e ridurre le diseguaglianze, ma è davvero così? Uno studio prodotto da ricercatori dell’OCSE dal titolo “The deterioration of the public spending mix during the global financial crisis: Insights from new indicators confronta la capacità del pubblico di generare crescita inclusiva nei paesi avanzati. In particolare, l’analisi si concentra sull’effetto che la composizione della spesa ha sul PIL e la distribuzione del reddito. L’Italia è fra le peggiori.

Una ricetta per più crescita e meno povertà

Secondo le stime dei ricercatori, spesa per pensioni e per sussidi (per la maggior parte alle imprese) hanno un effetto complessivamente negativo sulla crescita inclusiva, mentre investimenti pubblici e sostegno alle famiglie hanno il più alto potenziale. Lo studio fornisce un indicatore complessivo di impatto, costruito usando la reale composizione della spesa pubblica in ciascun paese. Rispetto alle altre economie avanzate, l’Italia spende troppo in pensioni e sussidi (15.2% e 1.5% del PIL potenziale in media nel periodo 2009-2013) e troppo poco in investimenti pubblici (2.7%), educazione (3.5%) e sostegno alle famiglie (1%). All’estremo opposto, le stesse percentuali per la Danimarca sono rispettivamente il 6.8%, 2.1%, 3.4%, 5.8% e 4.7%.

inclusive growth oecd

Il modello prevede un forte stimolo alla crescita economica italiana derivante da una riallocazione della spesa da sussidi e pensioni ad altre voci ad alto potenziale. Sicuramente le differenze fra paesi sono in parte dovute a fattori strutturali come quelli demografici, ma rimangono ampi margini di intervento. Da notare nel grafico come l’Italia risulti in fondo alla classifica sia per l’anno 2005 che per il 2012, a differenza di altri paesi del sud Europa. La crisi ha peggiorato la situazione in Grecia, Portogallo e Spagna, che però avevano inizialmente una composizione della spesa migliore dell’Italia. L’analisi suggerisce che il dibattito sulla spesa pubblica in Italia manca spesso il problema fondamentale, che non è la quantità ma la composizione. Mentre la spesa pubblica totale in percentuale sul PIL è decisamente più alta della media OCSE (49.34% contro 40.59% nel 2016), in quanto a qualità siamo in fondo alla classifica. Il nuovo governo italiano dovrebbe tenerlo presente nel preparare la prossima Finanziaria.

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