Cosa succede se i soldi della cassa integrazione in deroga non arrivano

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-07

I rischi di infiltrazioni mafiose che derivano dai ritardi nel pagamento della cassa integrazione. E le giustificazioni di Tridico

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Una lettera-appello sulla cassa integrazione e sulla CIG in deroga è stata scritta da chi ha “scelto di restare e di investire nella nostra terra per dimostrare quanto fosse possibile sconfiggere vecchi sistemi clientelari”. I titolari delle piccole imprese, gli attivisti delle associazioni –fra cui Moltivolti, Libera, Addiopizzo, Arci –che lavorano a Palermo all’insegna dei “diritti e della legalità”.E che ieri hanno scritto ai membri delle commissioni antimafia regionale e nazionale per denunciare “i rischi di infiltrazioni mafiose che derivano dai ritardi nel pagamento della cassa integrazione”, racconta Il Fatto:

 Per questo hanno scritto ai parlamentari, per avvertirli di chi può infilarsi nel “vuoto governativo” che i numeri raccontano: “A distanza di 60 giorni dal lockdow n ”la Regione Siciliana ha “comunicato di aver processato soltanto il 4 per cento delle pratiche di cassa integrazione ricevute”dimostrandosi “incapace di offrire risposte alle lavoratrici, ai lavoratori e alle loro famiglie”e consegnando “di fatto alle mafie la gestione di un bisogno che quest’ultima, come la storia dimostra, è in grado di sfruttare a proprio vantaggio con efficienza e pragmatismo.”Una storia già vista, purtroppo, che ora rischia tragicamente di ripetersi.

quanto ci perdono i dipendenti con la cassa integrazione
Quanto ci perdono i dipendenti con la cassa integrazione (fonte: Fondazione Studi Consulenti del Lavoro)

Oggi intanto Pasquale Tridico, presidente dell’INPS, ha rilasciato un’intervista a La Stampa per spiegare perché non arriva il pagamento della Cassa Integrazione in deroga:

Ci sono ritardi nell’erogazione della cassa integrazione, soprattutto quella in deroga. Cosa risponde alle critiche?
«Si tratta di due istituti che andrebbero entrambi riformati. Mi permetta di spiegare il problema. Per la cassa integrazione ordinaria sono necessari quattro passaggi: domanda dell’azienda, accettazione da parte dell’Inps, compilazione e verifica di un modulo standard, pagamento. Di norma per questi passaggi sono necessari fra i due e i tre mesi. Dall’inizio della crisi abbiamo ricevuto il 44 per cento dei moduli: di questi, ne sono stati pagati i tre quarti. In numeri assoluti: 8,1 milioni di richieste, 5,6 delle quali pagate in anticipo dalle aziende o direttamente dall’Inps».

E sulla cassa in deroga? Su questo ho avuto uno scontro anche con la Regione Lombardia. Qui i ritardi sono drammatici.
«La riforma del Titolo quinto ha attribuito alle Regioni la gestione di strumenti che forse sarebbe stato meglio avere a livello centrale. A noi risultano al momento 246mila richieste da parte di altrettante aziende. Trattandosi di piccole attività questo numero va moltiplicato per una media di tre dipendenti. Ma in certe Regioni queste richieste sono gestite da uffici di tre persone: venirne a capo non è semplice».

Insomma l’Inps non ha alcuna responsabilità.
«Non sto dicendo questo, ma vorrei si riconoscesse a questo istituto l’impegno per l’enorme mole di lavoro che si è trovato a gestire. In poco più di un mese abbiamo iniziato a erogare sedici prestazioni e undici miliardi di nuove spese: ciascun atto di un mio dirigente passa dalla lente della Corte dei Conti. Errori ne abbiamo fatti e ne faremo, ma posso garantire che qui non si è risparmiato nessuno».

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