Politica
Silvio Berlusconi e l'alleanza con il PD dopo le elezioni
Alessandro D'Amato 02/01/2017
Ideone e nuove strategie del Cav prima delle elezioni e dopo
E Silvio che combina? Mentre cominciano le trattative per la legge elettorale e in attesa della sentenza della Consulta, il leader di Forza Italia comincia a ragionare sulle opzioni date e sul futuro in vista delle urne, che, racconta oggi Paola De Caro sul Corriere della Sera, lui vede abbastanza lontane (in autunno). Prima di andare al voto Berlusconi si batterà per una legge elettorale che sia il più possibile proporzionale, con due obiettivi di fondo: fare sì che nella notte delle elezioni nessuno avrebbe la maggioranza per un nuovo governo autonomo e spingere il Partito Democratico a un altro grande accordo dopo le elezioni:
Meglio far decantare la situazione e mettere in sicurezza la legge elettorale. Che il leader azzurro pretende sia la più proporzionale possibile: «In un sistema tripolare — ripete — non avrebbe senso attribuire alcun premio di maggioranza, perché il vincitore avrebbe un vantaggio troppo grande». Molto meglio fotografare il reale valore delle forze in campo, senza costringere le singole forze ad intese spurie. Berlusconi infatti pensa che un’alleanza con Salvini sia voto in qualsiasi momento, anche senza modifiche), finirà per adeguarla al sistema del Senato, che sempre per la precedente sentenza sul Porcellum è oggi un sistema totalmente proporzionale con sbarramento all’8% su base regionale.
È possibile insomma che a febbraio la Consulta consegni al Parlamento una legge proporzionale con sbarramento, senza doppio turno o premio di maggioranza, e poi starà ai partiti provvedere alle messe a punto. E per FI il sistema migliore — ne parlano ormai pubblicamente e privatamente esponenti di spicco come Romani — potrebbe essere proprio quello tedesco, un proporzionale con sbarramento al 5%. E allora non è un caso che Berlusconi per immaginare l’Italia del domani guardi proprio alla Germania, Paese dove per tre volte la Merkel ha dovuto allearsi con i due grandi partiti rivali, una con i liberali e due con i socialdemocratici: «Qui — dice in questi giorni il premier — vedo come soluzione un patto tra Pd e FI», con i centristi a rimpolpare una maggioranza non facile da raggiungere.
L’ipotesi di stasi, tra l’altro, sarebbe possibile anche con il Mattarellum ma il rischio in quel caso è che poi siano troppo pochi i deputati e i senatori eletti da FI e l’ipotesi di Grande Coalizione non avrebbe i numeri:
Sarebbe Renzi a fare la Merkel? Berlusconi lo considera «un gradevole comunicatore, è bravo in questo», che però «ha lasciato un cumulo dei macerie dietro di sé: la riforma costituzionale e della Pubblica amministrazione, il Jobs act, la Buona scuola, sono stati tutti fallimenti», ripete. A Renzi servirebbe «saggezza ed esperienza…». Un Berlusconi accanto, insomma.
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