Politica

Schifani è riuscito nell’impresa di “assegnare” a Berlusconi l’Oscar alla legalità (fa già ridere così)

neXtQuotidiano 28/05/2022

Queste le parole pronunciate dal senatore Azzurro Renato Schifani nel corso dell’evento per la presentazione dei candidati di Forza Italia, impegnati nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Palermo.

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“Forza Italia è stato un partito che il contrasto alla criminalità organizzata lo ha potato avanti con i fatti. Se c’era un uomo che meritava l’Oscar alla legalità e all’antimafia, quell’uomo doveva essere Silvio Berlusconi”. Così il senatore di Forza Italia Renato Schifani, intervenendo nel corso dell’evento per la presentazione dei candidati Azzurri impegnati nelle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Palermo all’hotel San Paolo Palace.

“Patenti di moralità non ne accettiamo”, ha proseguito poi nel suo breve discorso. “Sono le solite polemiche messe in giro da chi sa di perdere e non ha altro su cui confrontarsi. Ci si confronti sui programmi. Noi sulla legalità non abbiamo nulla da rimproverarci, anzi abbiamo fatto molto più di quello che hanno fatto altri, e mi riferisco alla sinistra, quando erano al governo”.

Schifani è riuscito nell’impresa di “assegnare” a Berlusconi l’Oscar alla legalità (fa già ridere così)

Non contento, poi, Schifani ha proseguito asserendo che Berlusconi sia “vittima di persecuzione giudiziaria”, concludendo il suo discorso con un attacco al M5Stelle al reddito di cittadinanza: “Noi abbiamo bisogno di altro, di guardare a chi lavora, al commerciante all’imprenditore che rischia. Siamo il partito che ha ridotto le tasse – ha aggiunto – e aumentato le pensioni minime, che ha puntato sulla flat tax alle imprese, che ritiene che i posti di lavoro debbano essere stabili e nascere dalle imprese”.

L’ex presidente del Senato, con queste parole, ha rinnovato il refrain che Forza Italia continua a propagandare da oltre vent’anni. Tra i promotori delle associazioni “di buon governo” da cui è poi nata la struttura organizzativa del partito, c’era Marcello dell’Utri, personaggio lambito da vicende giudiziarie per rapporti di vicinanza con ambienti di Cosa Nostra. Condannato nel 2018 in primo grado – a dodici anni – nell’ambito della trattativa Stato-Mafia, anche se poi assolto nel 2021 per non aver commesso il fatto, l’ex senatore palermitano è stato il gancio che ha fatto conoscere Vittorio Mangano a Silvio Berlusconi.

Mangano ha svolto presso la villa brianzola del Cavaliere il ruolo di tuttofare (era soprannominato “lo stalliere di Arcore”) e lui sì, è stato riconosciuto come mafioso e pluriomicida. La vita professionale e privata di Berlusconi è stata quindi quantomeno opaca rispetto ai suoi rapporti con Cosa Nostra e alcuni aspetti non sono mai stati, del tutto, chiariti. Proporre, quindi, come fa Schifani addirittura un Oscar alla legalità per il Cavaliere sembrerebbe quantomeno inopportuno.

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