Quando Sassoli chiese al Presidente Tajani di aprire la sede del Parlamento europeo ai senzatetto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-01-11

La testimonianza di quanto la sua umanità fosse immensa

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Se tutti lo stanno ricordando come un grande uomo dalla specchiata onestà ci sarà un motivo. La morte di David Sassoli ha lasciato un vuoto incolmabile nelle istituzioni europee, nella politica italiana e in quel mondo fatto di amici e colleghi che per anni hanno percorso la sua stessa strada. Una personalità importante, un uomo importante che ha sempre messo davanti a tutto quel senso di comunità e partecipazione. Quel dovere civico che va ben oltre un ruolo istituzionale.

Sassoli, quando chiese di aprire il Parlamento Europeo ai senzatetto

Il nostro piccolo ricordo di David Sassoli è racchiuso in una lettera scritta di proprio pugno dal compianto Presidente del Parlamento Europeo. All’epoca, era il 25 gennaio del 2019, ricopriva il ruolo di Presidente dei parlamentari del Partito Democratico a Bruxelles. L’intero Vecchio Continente era stato colpito dal maltempo e dal gelo e il suo primo pensiero fu quello di chiedere a quello che poi divenne il suo predecessore – Antonio Tajani – di aprire le porte dell’Europarlamento ai senzatetto.

“Di notte serve aprire la sede del Parlamento europeo ai senzatetto perché è doloroso vedere tante persone cercare riparo dal freddo intenso agli angoli dell’edificio che ci ospita a Bruxelles. I poveri non possono aspettare e non possiamo restare indifferenti rispetto alle persone in grave difficoltà che tutte le notti dormono all’aperto cercando riparo all’esterno del Parlamento. Basta una passeggiata la sera per rendersi conto di quante persone hanno bisogno di aiuto e assistenza. Sarebbe un atto di grande umanità aprire di notte alcuni locali della sede del Parlamento europeo, senza compromettere funzionalità e sicurezza, per garantire un riparo adeguato. Sarebbe anche un gesto nobile di vicinanza alla città di Bruxelles, molto impegnata in iniziative di solidarietà in grado di alleviare tanta sofferenza e garantire assistenza alle persone in difficoltà”.

Un senso di umanità, mettendo davanti a tutto le esigenze di chi ha bisogno dell’aiuto. Perché le istituzioni hanno il dovere di farlo, senza ragionarci più di troppo. E quella lettera ad Antonio Tajani si chiudeva con quel messaggio che, nel giorno della sua morte, fanno capire per quale motivo fosse apprezzato e stimato da tutti. La politica attiva. Quella non fatta di meri discorsi. Quella fatta di gesti concreti per mettersi completamente al servizio del popolo.

(foto IPP/EP/Genevieve ENGEL)

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