La sardina Jasmine Cristallo: “Vogliamo una nuova costituente della sinistra. Bonaccini? È un irriconoscente” | L’INTERVISTA

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-03-07

La leader del movimento di attivisti spiega le ragioni del sit-in al Nazareno, respinge le critiche e rompe definitivamente con l’uomo che, nel gennaio 2020, avevano contribuito a far vincere in Emilia-Romagna

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Jasmine Cristallo, che se le sardine fossero un gruppo rock ne sarebbe la frontwoman, parlando a Nextquotdiano se lo è fatto scappare: “È la parte sinistra del Pd quella che ci interessa, non i renziani o i destri. Bonaccini? È ovvio che io sto andando lì al Nazareno per evitare che possa avere la meglio Bonaccini, e che possa diventare segretario. Lui è un destro per quanto mi riguarda, è un liberale. Come faccio io che sono di sinistra dirti che posso dialogare con Bonaccini? Di noi che dice che siamo ‘bla bla bla'”. Vero, lo ha detto recentemente quando qualcuno gli ha fatto notare che gran parte del merito del successo contro la leghista Lucia Borgonzoni lo hanno avuto proprio loro, le sardine. E lui ha risposto dicendo: “Sono stato bravo io e il resto è bla bla bla”. Ma andiamo per ordine. Perché le Sardine si son precipitati al Nazareno (con tanto di sacchi a pelo), e hanno chiesto di essere ricevuti dalla presidente Valentina Cuppi?

Le sardine al Nazareno, perché?

Ce lo siamo chiesti tutti: perché le Sardine hanno deciso di raggiungere il Nazareno? Ecco qui la risposta di Jasmine Cristallo: “Pur non essendo del Pd, quello che sta accadendo nel Pd riguarda tutti, tutti quelli che guardano a sinistra”. Una risposta che scioglie alcuni dubbi, ma non tutti. Perché – e questo c’è da dirlo – a prima vista il motivo del loro approdo al Nazareno non è molto chiaro. Non che le Sardine non l’abbiano chiarito, ma è necessario scavare un po’ per venirne a capo. E quando lo si fa diventa tutto molto più semplice di quel che sembra. Condivisibile o meno, ma una spiegazione c’è. Ed è (detto in parole povere): Nicola Zingaretti si è dimesso, la parte sinistra della sinistra (sempre secondo loro), rischia di essere sopraffatta da quella di destra (la destra nella sinistra? Sì, dicono: Bonaccini, Renzi&Co). Quindi corrono al Nazareno per cercare di porre un argine a questo tsunami di destri, “perché chi guarda a sinistra non può pensare di prescindere dal Pd per la ricostruzione della sinistra”.

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Foto di Giorgio Saracino

Tutto sommato niente di così diverso da quello che hanno fatto i passato, in Emilia-Romagna. Una corsa all’ultimo per “dare un segnale”, non per sostenere ma per contenere ondate (cito) “pericolose e a trazione salviniana”. Ma riavvolgiamo il nastro. Allora: le sardine sono apartitiche da sempre, nel tempo hanno sostenuto diverse iniziative organizzate da svariati partiti, ma non ne hanno mai appoggiato nessuno in particolare (avviso per quello che stanno già pensando a Stefano Bonaccini, stop: ci torneremo più avanti), però vogliono occupare la sede del Partito democratico, con tanto di sacchi a pelo portati dalle loro case. Perché? Si sa: nella grande famiglia del partito democratico ci son varie correnti, e per loro alcune son di destra, altre di sinistra. Zinga? Sinistra. Renzi? Destra. Bonaccini? “Non ne parliamo proprio”, dice a Nextquotidiano Jasmine Cristallo.

Ma come? Voi lo avete sostenuto in Emilia contro Lucia Borgonzoni, lui ha vinto grazie a voi.

No, attenzione. Questo non è vero, assolutamente. Noi non abbiamo sostenuto Bonaccini in Emilia Romagna, noi abbiamo sostenuto una coalizione larga (di cui fa parte anche Elly Schlein, con cui abbiamo un rapporto costante). Noi ci siamo resi conto che la posta in ballo era molto più alta della riconferma di Bonaccini: dovevamo fermare l’avanzata delle destre a trazione salviniana, e non potevamo permettere che il leader della Lega arrivasse con lo scalpo della regione “rossa” da sempre. Siamo nati lì, ma quella faccenda non riguardava soltanto l’Emilia-Romagna, altrimenti non avrebbe avuto gli esiti che ha avuto quel tipo di iniziativa. E questo perché quella storia riguardava un po’ tutti.

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Foto di Giorgio Saracino

Quindi cosa chiedete al Partito Democratico?

Chiediamo di aprire le finestre, perché di correnti vorremmo che ne entrassero di aria pulita. Chiediamo di fare una bonifica dell’aria, così da spazzar via il tanfo che in questo momento abita in quelle camere. E se è vero che io non ho mani votato il Partito democratico e noi Sardine abbiamo tutte storie differenti, è altrettanto vero che questa storia riguarda un po’ tutti quelli che hanno un approccio alla sinistra, non possono non pensare che una cosa che riguarda il Pd non riguardi tutti. Questo è un partito importante e quello che sta accadendo ora all’interno del partito democratico non può lasciarci indifferenti, perché l’implosione del Pd in questo momento, l’approccio di guerre tribali che è in atto, non può che nuocere alla possibilità di creare un fronte largo che possa arginare le destre.

E pensate che un Pd a guida non zingarettiana non possa essere all’altezza?

Il problema non è Zingaretti sì o Zingaretti no. Inizio col dire che riconosco delle caratteristiche a Nicola Zingaretti. Non siamo né fan né supporter, questo mi sento di dirlo. Sicuramente c’è una stima umana, è una persona per bene. È uno dei pochi che con noi non ha assunto quell’atteggiamento squallidamente paternalista. Si è potuto dialogare con il Pd d Zingaretti. Sicuramente non ho mai pensato di poter dialogare con il Pd di Renzi. Io penso che ci siano tante correnti all’interno di questo partito e forse dovrebbero smettere di occuparsi di lotte intestine interne e tornare a guardare fuori, perché il partito che si definisce di centrosinistra dovrebbe far questo. È ovvio che dobbiamo guardare al Pd come un partito che deve far parte di una ricostruzione del centrosinistra. Però deve manifestarne la volontà effettiva. Della sinistra – oggi – cosa resta?

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Foto di Giorgio Saracino

La volontà effettiva di esser di attuare politiche di sinistra?

Esattamente. Serve un fronte per arginare i rischi che noi conosciamo e che hanno a che fare veramente con la tenuta democratica del paese. Noi ci auguriamo che il Pd possa dialogare con Leu, con i 5 Stelle, con la società civile, con i movimenti per creare un fronte largo per porre un argine alla deriva populista e sovranista. Se Giorgia Meloni diventa presidente del Consiglio io devo lasciare la Nazione. Per questo a Zingaretti, quando ho letto l’annuncio delle sue dimissioni, ho detto: “Ti prego non ci puoi fare questo”.

Ma perché se arrivasse Bonaccini o un renziano non si potrebbe fare questo?

Io penso che si possa dialogare solo con alcune persone all’interno del Pd, e – ripeto – Zingaretti è una di quelle. Se penso ad altri (i destri), non ci potrà mai essere un dialogo. Su Bonaccini ho già risposto, assolutamente no. Io faccio una distinzione netta dei rappresentanti del Partito democratico: quelli che chimano “Matteo” rivolgendosi a Renzi, e quelli che non lo fanno. Ecco lui appartiene alla prima categoria, e quando sento questa cosa capisco che c’è qualcosa che non va. E come lui non potrei dialogare con tutti i renziani come – ad esempio – Delrio. No anche a Guerini e Lotti. Sì a Orlando. Ci sono dei cavalli di troia che arrivano dal renzismo, e bisogna stare attenti a quelli.

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